Dopo Genova, Novi Ligure, si usa il coronavirus per sfuggire a incontri e negare assemblee e manifestazioni - mentre gli stabilimenti rimangono con scarsa sicurezza ovunque
Le
segreterie Fim Fiom Uilm, a fronte dell'ultimo decreto del Governo
sull'emergenza sanitaria sospendono l'assemblea, lo sciopero ed il
corteo dei lavoratori Mittal e Ilva in A.S. previsto per oggi lunedì
9 marzo. Le Segreterie hanno chiesto un incontro urgente al Prefetto di
Genova per rappresentare questa scelta, ma anche con la richiesta di
intervenire nei confronti della Mittal per chiedere il ritiro
dell'apertura del procedimento di cassa integrazione annunciato nei
giorni scorsi. "Tutti debbono essere responsabili, non solo i lavoratori
ed il sindacato" spiegano in una nota congiunta i rappresentanti
sindacali. "Non è accettabile che le assemblee vengano negate, ma si
mantenga piena libertà da un punto di vista padronale. Va tolta dal
tavolo l'arma del ricatto della cassa integrazione" conclude la nota
congiunta dei sindacati.
Cassa integrazione per 130 dipendenti all’ex Ilva di Novi Ligure Il provvedimento scatterà il 30 marzo, per 13 settimane
NOVI LIGURE. È scattata la cassa integrazione ordinaria per 130
lavoratori dell’ex Ilva di Novi,
rispetto ai 675 presenti. La decisione, secondo la lettera che hanno ricevuto le segreterie provinciali di Fim-Cisl, Fiom-Cgil e Uilm e dalle Rsu di fabbrica, «dipende dalle criticità di mercato e dall’insufficienza della domanda di acciaio. E questo, nonostante le iniziative gestionali, industriali e le strategie di marketing poste in campo, funzionali all’acquisizione di ulteriori quote di mercato»
rispetto ai 675 presenti. La decisione, secondo la lettera che hanno ricevuto le segreterie provinciali di Fim-Cisl, Fiom-Cgil e Uilm e dalle Rsu di fabbrica, «dipende dalle criticità di mercato e dall’insufficienza della domanda di acciaio. E questo, nonostante le iniziative gestionali, industriali e le strategie di marketing poste in campo, funzionali all’acquisizione di ulteriori quote di mercato»
L’azienda sottolinea inoltre, un ulteriore calo degli ordini allo
stabilimento novese. La cassa integrazione scatterebbe il 30 marzo e
durerà 13 settimane.
Immediata la reazione da parte dei sindacati. «Questa richiesta di
cassa integrazione ci lascia molto perplessi – specifica il segretario
provinciale della Fim, Salvatore Pafundi –. Abbiamo chiesto un’assemblea
per questa settimana ma, per il decreto ministeriale sul coronavirus,
non ci potrà essere. Tuttavia ci riuniremo come segreterie provinciali
per fare il punto della situazione e prepararci all’incontro con i
responsabili di ArcelorMittal». «Ovviamente l’incontro dovrà avvenire
prima che scatti la cassa integrazione, il 30 marzo – aggiunge il
sindacalista –. Indipendentemente dagli accordi recenti siglati tra i
commissari e dal governo che ha concesso soldi pubblici ad
ArcelorMittal. Soldi che tireranno fuori i contribuenti italiani. Come
sindacati pretendiamo che vengano rispettati pienamente gli accordi del
2018 che non prevedono né esuberi né l’utilizzo della cassa integrazione
perché non esistono le condizioni. La stessa richiesta è stata avanzata
anche per i dipendenti di Genova Cornigliano».
Un altro aspetto negativo nello stabilimento sono le condizioni di
sicurezza. «In stabilimento c’è tanta rabbia – prosegue Pafundi – perché
la struttura cade a pezzi. Tutto è rimasto a tre mesi fa i dipendenti
lavorano spesso in condizioni al limite». «La questione coronavirus –
interviene il sindaco di Novi, Gian Paolo Cabella – sta bloccando anche
le manifestazioni interne all’ex Ilva. Avrebbe dovuto esserci infatti
una manifestazione davanti ai cancelli per lunedì. Tutto però è in
divenire ma quando la manifestazione sarà confermata, io sarò senz’altro
presente per accertare le ragioni dei lavoratori, a fronte di questa
cassa integrazione».
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