da corriere della sera
Bergamo e Brescia, il cuore
industriale della Lombardia — ma si potrebbe dire dell’Italia — si
ferma. La dichiarazione ufficiale di resa davanti all’offensiva senza
tregua dell’epidemia è arrivata oggi, con la programmazione della
chiusura lunedi delle principali fabbriche del territorio. Da Brembo a Gefran. Da Beretta ad Alfa Acciai. E poi Lonati, Lucchini, Riva Acciaio... La
lista potrebbe continuare ancora a lungo. Quanto a Tenaris Dalmine,
dopo un incontro con il sindacato, il gruppo ha spiegato di essere
pronto a mettere a punto, già dalla prossima settimana, ulteriori misure
di prevenzione. Inoltre, accogliendo l’invito contenuto nell’ultimo
decreto della Presidenza del Consiglio, ha deciso di predisporre una
riduzione della marcia di alcune linee di produzione. Nello stesso
tempo, però, «intende continuare a servire con i propri prodotti filiere
in questo momento critiche e strategiche per il Paese come medicale,
ospedaliero, distribuzione dell’energia».
il commento
Tra i siti produttivi che chiuderanno i cancelli da domani
fino a data da destinarsi c’è anche l’acciaieria Feralpi del presidente
degli industriali di Brescia, Giuseppe Pasini. «Se c’entrano gli
scioperi spontanei degli ultimi giorni? No guardi, non è tanto questo il
punto. Semplicemente non si può andare avanti in queste condizioni di
prostrazione, con la paura che inquina i reparti, la tensione è troppa -
risponde all’altro capo del filo un Pasini affranto -. Sia chiaro, ho
condiviso la richiesta che Confindustria ha fatto al governo di non
imporre la chiusura delle fabbriche. E’ giusto che ciascuno valuti caso
per caso. Ma il fatto è che molti di noi non stanno chiudendo perché non
riescono a garantire il metro di distanza o le norme sanitarie. Il
punto è che l’emergenza in questo momento ci sovrasta».
Ora il futuro è totalmente incerto. Quando riaprirete? «Non lo sappiamo — risponde Pasini —. Si
parla di un picco dell’epidemia che potrebbe arrivare tra due
settimane... Sappiamo tutti che potrebbe non essere una chiusura breve. E
così alla preoccupazione per i nostri cari si somma quella per il
futuro dell’economia. Quando sarà finita l’emergenza sanitaria comincerà
l’emergenza economica». In questo
contesto fa eccezione la Abb di Dalmine dove — lamenta la Fiom —
sarebbe stato condotto un sondaggio informale tra i lavoratori da cui
sarebbe risultato che le maestranze vogliono continuare ad andare in
reparto. «Difficile dire di no se a fare questa domanda sono capireparto
e dirigenti del gruppo», lamenta Mirco Rota del sindacato dei
metalmeccanici della Cgil, che senza mezzi termini definisce
l’iniziativa «vergognosa».
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