venerdì 13 marzo 2020

pc 13 marzo - La voce degli scioperanti di Modena

"Se stiamo ammassati in fabbrica non c'è problema, ma se usciamo sul piazzale sono botte e denunce".

Stato e padroni stanno usando le ordinanze sull'emergenza sanitaria per reprimere gli scioperi dei lavoratori che chiedono più sicurezza nelle fabbriche, nei magazzini della logistica.
Denunciati a Modena gli operai che protestavano per la morte del lavoratore avvenuta due giorni fa e fermati il coordinatore provinciale e il delegato aziendale del SiCobas.

quotidiano lapressa:
Questa mattina la polizia di Carpi è intervenuto presso lo stabilimento di macellazione carni Opas in via Guastalla, dove 8 lavoratori appartenenti alla sigla sindacale SiCobas stavano protestando a seguito dell’infortunio mortale di due giorni fa.
La polizia, dopo aver proceduto all’identificazione dei manifestanti, li ha denunciati per inottemperanza alle misure urgenti in materia di gestione dell’emergenza epidemiologica da Cooronavirus.

RILASCIATI 8 OPERAI IN STATO DI FERMO E IL COORDINATORE PROVINCIALE
DENUNCIATI I COLLEGHI DI SAMUEL, MORTO AD OPAS – ITALCARNI

AGGIORNAMENTO: Erano 8 gli operai prelevati dalla polizia in stato di fermo per lo sciopero
pacifico davanti ai cancelli di Emiliana Serbatoi, e non uno solo come erroneamente riportato nella nota precedente.
Al momento gli operai sono stati rilasciati, insieme al coordinatore provinciale. Tutti sono stati denunciati per violazione del decreto emergenziale, violenza privata e manifestazione non autorizzata.
Contemporaneamente giunge un'altra notizia di repressione anti-operaia a Modena: sono stati denunciati dalla Questura anche i partecipanti al presidio di cordoglio per la morte del nostro fratello Samuel Remuel, che si era tenuto mercoledì davanti ai cancelli di Opas-Italcarni.
Samuel, iscritto al S.I. Cobas, è stato stritolato da un nastro trasportatore mentre lavorava da solo, completamente isolato dagli altri colleghi, che lo hanno trovato solo dopo molto tempo. Non si è trattato di una tragedia. I nastri devono essere dotati di sensori auto-bloccanti, perché il nastro non si è fermato? Perché Samuel lavorava da solo sui macchinari, quando quella mansione era a rischio?
Conosciamo la risposta: perché i padroni non guardano in faccia a nessuno, quando si tratta del loro profitto. Non importa la sicurezza, bisogna fare in fretta, produrre di più, far correre i nastri più velocemente possibile, anche a costo di rimetterci una mano, o la salute. Samuel ha pagato con la vita, e lo stesso rischiano di fare tutti gli operai costretti a recarsi ogni giorno in fabbrica o nei magazzini nei giorni del contagio.
La denuncia per violazione del decreto d'emergenza contro i colleghi di Samuel e i lavoratori solidali, i fermi di operai e la strage al carcere di Sant'Anna rimarcano come a Modena esista un vero problema di emergenza democratica. Non possiamo restare indifferenti, anche in questi momenti difficili dobbiamo continuare a lottare, altrimenti lo stato di eccezione continuerà anche quando l'epidemia sarà finita.

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