martedì 10 marzo 2020

pc 10 marzo - Coronavirus - dal giornale 'proletari comunisti' febbraio/marzo 2020 - richiedi e diffondi pcro.red@gmail.com


L'epidemia di coronavirus sviluppatasi in Cina contagiando e interessando un'intera zona, Wuhan, di 11 milioni di persone, poi estesasi in diversi altri paesi del mondo con un focolaio importante in Europa, rappresentato dall'Italia, è divenuta un’emergenza sanitaria mondiale che ha chiamato in campo progressivamente tutti gli Stati e i governi.
I coronavirus – COVID-19 – sono un gruppo di virus circolari con una serie di protuberanze sulla superficie che li fanno somigliare ad una corona, penetrano nelle cellule delle mucose e colpiscono le vie aeree superiori progressivamente arrivano ai polmoni. Di qui la sua pericolosità, in particolare per persone che abbiano una minore resistenza per malattie pregresse, dovute principalmente all'età, e/o per ridotte difese immunitarie.
E' l'ultima incarnazione di epidemie, pandemie storiche: aviaria, ebola, sars, e ciononostante non esiste ancora un vaccino efficace per debellarla.
Enormi risorse finanziarie, enormi potenzialità della scienza e della ricerca, in un sistema dominato dalle leggi del profitto, non ci hanno messo in grado non solo di prevenire ma di intervenire tempestivamente al generarsi di queste gravi malattie. Gran parte della scienza e della ricerca sono nelle mani del capitale e vengono usate in misura rilevante per produrre armi sempre più sofisticate; anzi una parte di esse è proprio utilizzata per creare armi chimiche e batteriologiche, capaci di
diffondere malattie mortali nel contesto di guerra. Per altro già l’imperialismo americano ha usato queste armi chimiche e batteriologiche nella guerra del Vietnam, e ripetutamente è emersa la questione delle armi chimiche nelle recenti guerre nel Golfo Persico, in Medio Oriente, ecc.
Il generarsi di queste epidemie mortali deve aprire gli occhi a proletari e masse popolari che questo sistema non è in grado di tutelare la vita delle persone, anzi le mette sempre più a rischio, così come mette a rischio l'ambiente e la vita dell'intero pianeta.
Se non ne parliamo di questo in emergenze che toccano tutti, se non andiamo alla radice di quello che succede, non individuiamo i veri responsabili delle migliaia di morti, delle decine e decine di migliaia, per ora, di malati e del grave pericolo rappresentato dalla progressiva estensione dell'epidemia.
Non si può chiedere quindi al sistema che crea e alimenta queste malattie, ai padroni che in questo sistema lucrano profitti - e tra di loro le scandalose industrie farmaceutiche -, agli stati, ai governi che gestiscono questo sistema di essere coloro che ci possono tutelare, salvare in questa circostanza drammatica. Non si può chiedere a chi distrugge la sanità pubblica quotidianamente, favorendo la sanità privata e trasformandola in un clamoroso business, di essere oggi gli organizzatori dell'emergenza sanitaria.
Per questo sono in generale inaccettabili, come filosofia e prassi, le misure che i governi stanno prendendo. Esse sono tutte fondate sulla centralizzazione del potere di intervento e su uno stato di emergenza che impone come in una dittatura non solo alcune necessarie misure sanitarie, di prevenzione e intervento per contenere l'epidemia, ma una militarizzazione generale, con chiusura di posti di lavoro, scuole e ogni luogo di aggregazione e socialità, dicendo a tutti: statevene a casa... ci pensiamo noi...
Già in queste settimane si è visto che questa linea, questa prassi non ha impedito che il coronavirus si diffondesse, aumentassero morti e malati, che si creasse un clima di paura indotta tra le persone, che le rende sempre più succubi di notizie e disposizioni che ne impediscono la vita normale, senza che sia chiaro il reale nesso con la effettiva tefficacia nella tutela dall'espandersi dell'epidemia.
Nel nostro paese un Consiglio dei Ministri riunito in seduta permanente produce soprattutto divieti, condivisi da tutti, partiti, Istituzioni locali, ecc.; mentre ha il “braccino corto”, finanziario ed emergenziale per potenziare ospedali, strutture sanitarie, per arruolare medici, infermieri, per chiamare a partecipare e a sostenere l'emergenza, associazioni del volontariato e ogni associazione che organizza le masse.
Le masse popolari vengono tenute sotto un'informazione terrorizzante e chi volesse saperne di più se la deve cavare da solo, smanettando in internet, invece che essere realmente informato, cosciente e mobilitato. Fattori che sono decisivi per fronteggiare emergenze e anche epidemie.
Masse di anziani soggetti a rischio allo stato brado, una politica dei “tamponi” o troppo estesa o piena di buchi, danno il senso non di una risposta ma di un uso e di una strumentalizzazione dell'emergenza coronavirus per realizzare la tutela degli interessi di sempre.
Chiaramente in una situazione in cui l'economia mondiale è attraversata da una crisi economica e finanziaria, con il dilagare della guerra commerciale, in cui quella alla Cina è la principale, è evidente che l'influsso del coronavirus apre la strada ad un'acutizzazione estrema di questa crisi, ad una recessione mondiale che si estende progressivamente dalle zone eterne della povertà e miseria al cuore stesso dei paesi capitalisti e imperialisti.
Sarà come sarà, ma il coronavirus nasce dentro il paese con il più alto tasso di sviluppo nel mondo, la Cina odierna, e trova poi proprio negli altri paesi ricchi il suo “contagio”.
Quindi, altro che “stare tutti nella stessa barca” per fronteggiare l'emergenza. Ogni crisi, anche quella sanitaria, accentua il contrasto tra un pugno di paesi ricchi e popoli del mondo e all'interno di questi paesi, tra la borghesia industriale e finanziaria, i ceti parassitari da un lato, i proletari e le masse popolari dall'altro.
I governi e le classi dominanti vogliono comandare più di prima, nonostante il loro comando appaia sempre più causa di disastro sociale e umano. Vogliono utilizzare l'emergenza indirizzando le risorse perchè garantiscano economie e profitti dei padroni; mentre ai proletari al massimo viene riservata la miseria della cassintegrazione se la loro fabbrica si trova in una zona in cui è disposta la chiusura. E si mettono al riparo da ogni protesta vietandola alla fonte, con disposizioni che impediscono scioperi, manifestazioni, assemblee e ogni attività. Proletari e masse popolari sono buoni per lavorare, dove la salute è a rischio, ma a scioperare per rivendicare, a chiedere ciò che serve realmente - perfino le cosiddette “mascherine”, questo non si può fare, è vietato. Ad essere sfruttati, a morire per il lavoro – quante morti in questi giorni nella situazione perenne delle condizioni di lavoro con mancanza di sicurezza - su questo non ci sono i divieti, non ci sono le imposizioni dei governi e degli Stati. Anzi, se denunci tutto questo ci sono multe, repressione.

No! I comunisti, le organizzazioni sindacali di classe, i movimenti di lotta non possono e non devono accettare questo stato delle cose. Una parte di essi si dice rappresentante dei lavoratori e delle masse, ma quando c'è bisogno di loro, dove sono?
Il balletto intorno al divieto dello sciopero nazionale delle donne del 9 marzo e di altri scioperi è indegno. I sindacati confederali condividono queste decisioni del governo e sono impegnati tra i lavoratori per convincerli a non metterle assolutamente in discussione; ma larga parte dei sindacati di base e dei movimenti certo non sono coerenti con le cose che scrivono e dicono nei loro comunicati.
Altro che accettare i divieti della Commissione di garanzia scioperi! E’ laprima volta nella storia della Repubblica che viene bloccato uno sciopero nazionale generale.
Noi abbiamo e dobbiamo rivendicare la piena mobilitazione dei proletari e delle masse popolari, sia nella situazione drammatica delle zone cosiddette “rosse”, sia in tutte le altre parti del paese in cui questa emergenza generale è tuttora ingiustificata e illegittima.
Dobbiamo fare, organizzare assemblee, manifestazioni, trasformare le giuste richieste che vengono sollevate dai lavoratori, vedi innanzitutto nel settore sanità, in rivendicazioni che chiedono un'accoglienza urgente.
In nessuna fabbrica, posto di lavoro, si può accettare di essere mandati a casa senza garanzia di salario pieno e continuità lavorativa e senza che i lavoratori possano dire la propria sulle misure che si stanno adottando per vedere se sono realmente confacenti alla situazione che esiste sul posto di lavoro e sul territorio. Nessun lavoratore precario deve essere mandato a casa. Fermo restando che tuttora non esiste nessun dato su operai che si siano ammalati in fabbrica per il coronavirus o che, a parte la sanità. ci sia stato un contagio perchè operanti sul posto di lavoro.

Infine, se effettivamente esiste un pericolo grave, non è certo trasformando gli ospedali in fortezze assediate che si fronteggia, ma creando dieci, cento, mille presidi sanitari, assumendo medici e operatori ovunque nei posti di lavoro, nelle zone industriali e nei territori. Ogni cittadino deve poter facilmente trovare chi lo informa, chi ne controlla la salute e lo assiste.
L'emergenza sanitaria è un'occasione per rovesciare quello che è stato fatto con la privatizzazione della sanità.
Se non ora, quando? Se non c'è un movimento di lotta e una mobilitazione, come si può sperare che questo governo faccia i nostri interessi?
Così come la chiusura delle scuole è inutile e dannosa. In altre emergenze la gioventù si è mobilitata e ha dato grandi prove di sé. Invece, a scuole chiuse è ricondotta a smanettamento degli smartphone.
Non sappiamo, e nessuno è in grado di dircelo seriamente, compreso i cosiddetti “scienziati ed esperti” che appaiono in televisione, se siamo dentro una fase acuta ma temporanea e sotto controllo, o se non siamo che agli inizi di qualcosa di molto più estesa e pesante. Ma quello che è certo è che non deve passare un solo giorno in cui questo stato delle cose debba essere accettato e non si debba svolgere tutta l'attività necessaria perchè i proletari e le masse popolari prendano nelle proprie mani, non tanto le misure precauzionali giuste che vengono suggerite – nella maggiorparte dei casi normali e banali – ma le sorti reali della propria salute, vita quotidiana e ancor più il futuro che ci appartiene, e non può divenire un incubo e un orrore senza fine.

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