Le misure stile coprifuoco di guerra che il governo
Conte bis ha varato sulla base dell'emergenza "corona virus", stanno oscurando a
livello mediatico il procedere della tendenza alla guerra, quella reale e
concreta, che continua a svilupparsi nell'area del Mediterraneo allargato.
Nuove e recenti fiammate di guerra hanno recentemente
investito la Siria, la Libia, la Palestina, l'Ucraina.... Quest'ultimo scenario
di guerra dimostra come l'Europa non è affatto immune da questa tendenza,
dimostrata anche dal flusso di profughi in fuga verso il vecchio continente –
sui quali l'Ue e la Turchia inscenano uno spietato braccio di ferro politico –
nonché dall'imponente esercitazione militare degli Usa denominata Defender
Europe 20, che prevede, in questi giorni, lo sbarco di circa 30 mila soldati
yankee. Un'enorme prova di forza statunitense in funzione antirussa, in
continuità proprio con l'affondo che la Nato perseguì contro la Russia con il
golpe fascista di Euromaidan in
Ucraina nell'inverno 2014, seguito dall'aggressione del governo golpista alle regioni insorte del Donbass.
Ucraina nell'inverno 2014, seguito dall'aggressione del governo golpista alle regioni insorte del Donbass.
Sul fronte interno, nella nostra società, la guerra
ha diverse ricadute. A livello generale, mutano i rapporti politici, sociali e
culturali: la gestione in stile “guerra” dell'emergenza sanitaria del corona
virus lo sta dimostrando. A livello specifico, scatta la criminalizzazione del
“nemico interno”, ovvero di colui che si sottrae concretamente all'allineamento
alla guerra imperialista.
Una nuova conferma in tal senso, l'abbiamo avuta con
la rogatoria internazionale a carico del compagno sardo Riccardo Sotgia,
perseguitato su richiesta della magistratura del regime ucraino, accusato da
quest'ultimo – così ci risulta – di banda armata, terrorismo e spionaggio. Tutto
ciò per aver portato solidarietà in loco alle popolazioni della Crimea e del
Donbass, sotto permanente minaccia e attacco da parte del regime golpista e
atlantista ucraino. Un'inchiesta diretta proprio dalla procura di Kiev e alla
quale gli organi repressivi dello Stato italiano stanno collaborando.
Non è la prima volta che militanti internazionalisti
o “semplici” solidali in Italia sono perseguitati per il sostegno alla
Resistenza del Donbass. Un paese come il nostro, che è parte integrante della
Nato e delle sue strategie di guerra imperialista, evidentemente vuole
dimostrare anche sul piano giudiziario come non vi debba essere spazio, sul
piano interno, a coloro che hanno sostenuto e sostengono popolazioni ribellatesi
alla mortifera e reazionaria avanzata dell'Alleanza Atlantica verso Est. E non
lo fa solo sul piano repressivo, ma anche su quello propagandistico, dipingendo
la Resistenza del Donbass come “rossobruna”, come espressione di sciovinismo
russo, definendola come “milizie filo Putin”. Allo stesso modo con cui, sul
piano giudiziario e propagandistico, si punta a criminalizzare l'appoggio alla
Resistenza Palestinese come antisemitismo; si veda il procedimento in corso a
Milano contro cinque compagni per le contestazioni allo spezzone sionista nel
corteo del 25 Aprile 2018.
Solidali con Riccardo, solidali con chiunque
pratichi la solidarietà internazionalista verso i popoli in
lotta!
Terrorista è l'imperialismo, in primis la
Nato!
Rompere l'egemonia di guerra sul fronte
interno! No alla paura di massa, sì alla lotta!
COLLETTIVO TAZEBAO
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