domenica 8 marzo 2020

pc 8 marzo - Rivolta nelle carceri per il blocco dei colloqui: Napoli, Salerno, Modena, Frosinone... - In aggiornamento - Massima solidarietà!

08 MARZO 2020 | IN PRECARIATO SOCIALE.

Pare che in queste ore la rivolta si sia diffusa ai carceri di Frosinone e Modena. Nella città laziale un centinaio di detenuti, chiedendo che vengano presi provvedimenti ad hoc contro il contagio, sono usciti dalle sezioni raggiungendo l'area passeggi e salendo sulle mura del carcere. A Modena invece sembra che i detenuti si siano barricati all'interno cacciando il personale e abbiano preso il controllo del Sant'Anna. Delle colonne di fumo si vedono salire dal tetto del carcere e la polizia pare che si stia preparando per fare irruzione.

Rivolta nelle carceri di Napoli e Salerno

Come alcool sul fuoco, la rabbia nelle carceri è sempre pronta ad esplodere, i detenuti prendono consapevolezza dei loro diritti e si battono perché vengano rispettati.
All’annuncio della momentanea sospensione dei colloqui con i familiari, come misura di prevenzione per il coronavirus, i detenuti del carcere di Salerno-Fuorni hanno messo in atto una azione di protesta
arrampicandosi sul tetto del carcere e pretendendo che la misura di isolamento dai parenti venisse annullata, la protesta è cessata poi in tarda serata.
Almeno duecento detenuti si sono asserragliarsi sul tetto, una situazione di grande tensione che ha provocato una seria preoccupazione tra i vertici della polizia penitenziaria.
All’esterno del carcere molti parenti dei detenuti hanno portato solidarietà e vicinanza ai parenti ed amici carcerati. La struttura salernitana è da tempo in sovraffollamento, come la maggior parte delle carceri italiane, ospita oltre 500 persone, 44 donne e 442 uomini a fronte di una capienza prevista per 366 posti.

La notizia della rivolta è giunta anche a Napoli, facendo esplodere le prime proteste nel carcere di Poggioreale, una “bomba a orologeria” di ben più vaste dimensioni, dove i prigionieri del terzo piano, il padiglione “Livorno”, uno di quelli con 9 detenuti stipati in ogni stanza e letti a castello a tre piani, hanno dichiarato che non rientreranno nelle loro celle finché non avranno la garanzia che i loro familiari potranno regolarmente accedere agli incontri previsti.
Da Vicenza, giunge poi la notizia, di un agente della polizia penitenziaria risultato colpito dal virus e che si trova attualmente in terapia intensiva.

Le libertà personali vengono annullate in nome di una prevenzione inesistente, a fare le spese di una cultura della salute inadeguata sono sempre i più deboli e chi già subisce restrizioni come i carcerati che rischiano ora di vedersi annullare i colloqui coi familiari, ma a tutto c’è un limite e questa volta i detenuti si sono ribellati.
Adesso le amministrazioni delle carceri italiane sono avvisate, i detenuti e le detenute non accetteranno altre restrizioni alla loro libertà già negata.

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