lunedì 9 marzo 2020

pc 9 marzo - Nelle carceri è rivolta - massima controinformazione e solidarietà - Soccorso Rosso Proletario


Dai compagni e le compagne di Napoli:

8 marzo 2020 è rivolta.
Intorno a noi i proclami di decreti irreali.
Siamo al carcere di Poggioreale. La rivolta divampa dentro e fuori, quando abbiamo immaginato su chi avrebbe gravato il covid 19, abbiamo parlato di ultimi. Parte di quegli ultimi affollano le carceri italiane, nessuno ha immaginato cosa voglia dire sospensione di diritti per chi di basilari diritti davvero non ne ha più.
Come se distruggere ciò che di umano resta all'interno di quelle mura possa dare sicurezza, sospendere i colloqui per chi è abituato a morire più o meno lentamente all'interno di quelle celle è un ulteriore violenza, un insulto, l'ennesimo abuso.
Quel fuoco che sta divampando è lo stesso che portano nel cuore le centinaia di donne che affollano i cancelli, bloccano le strade e gridano: è l'8 marzo non abbiamo niente da festeggiare, dove sono le altre donne?
Questo 8 marzo, non può non vederci al fianco di chi la propria catastrofe la vive da tempo, la combatte con tutta la forza necessaria.
Siamo qui e non c'è altro luogo nel quale avremmo voluto essere in questo momento. La vera catastrofe si è generata al di fuori del contagio, nell'invisibilizzazione delle contraddizioni di un sistema che gli ultimi li ha sempre e solo utilizzati per il proprio tornaconto.
"In verità, tutto per loro diventava presente, bisogna dirlo, la peste aveva tolto a tutti facoltà dell'amore e anche dell'amicizia, l'amore, infatti richiede un po' di futuro, e per noi non c'erano più che attimi..."


 

Ascolta l'intervento su radio ondarossa di una compagna fuori del carcere di Salerno

Dalla stampa borghese:
La dirigente dell'Associazione nazionale dei dirigenti e funzionari di polizia penitenziaria Daniela Caputo: "l'esercito intorno a tutti i muri di cinta, punizione severa di coloro che stanno fomentando le rivolte, interdizione da subito di ogni accesso a esponenti o associazioni che in ragione delle loro campagne storiche di tutela e promozione dei diritti dei detenuti possano vedere la loro voce strumentalizzata da facinorosi e violenti".


Tre detenuti sono morti nel corso della rivolta scoppiata nel pomeriggio al carcere di Modena. Altri due si trovano in rianimazione: sono in corso indagini
sull'accaduto, mentre si registrano ancora forti tensioni all'interno del penitenziario, dove gli agenti stanno cercando di rientrare forzando le sbarre. Non si escludono anche scontri tra gli stessi detenuti del penitenziario, in parte non d'accordo con la protesta in atto forse temendone le conseguenze. Le rivolte sono nate per la paura di quel che sta succedendo fuori. Si teme il contagio da coronavirus, limitazioni ai contatti con i propri cari. E la paura, quando non puoi fare nulla, si trasforma in rabbia, protesta. In qualche caso rivolta.

Durissima la protesta di Pavia, poi rientrata in tarda serata. I detenuti in rivolta hanno preso in ostaggio due agenti di polizia penitenziaria, nella casa circondariale di Torre del Gallo. I detenuti hanno rubato le chiavi delle celle agli agenti e hanno liberato decine carcerati. Lo si apprende dai sindacati Uilpa e Sappe, che parlano di "devastazione" con i detenuti che si stanno picchiando tra di loro. Sarebbero in arrivo da San Vittore e Opera, secondo le stesse fonti, agenti di rinforzo. I due agenti  sarebbero anche stati picchiati violentemente. La rivolta è iniziata verso le 19.30-20 ed è nata, come a Modena, per il divieto delle visite dei parenti a causa delle norme di contenimento del coronavirus. E' stato riferito che i detenuti starebbero cavalcando quest'onda per ottenere misure alternative speciali. Dal carcere di San Vittore e Opera sono stati mandati agenti di rinforzo per sedare la sommossa dei circa 400 detenuti.

Proteste a Poggioreale, rinforzi di polizia e carabinieri, caos all'esterno del carcere.
Ma le proteste hanno riguardato anche Salerno, Napoli e Frosinone, Vercelli, Alessandria, Palermo, Bari e Foggia. Nel primo pomeriggio i detenuti di Poggioreale, protestando per le misure di prevenzione per il Covid-19, si sono barricati nell'istituto. Due agenti sono rimasti lievemente feriti nelle fasi più concitate, prima che il personale del carcere - una ventina tra poliziotti e sanitari - fosse fatta uscire. Sul posto è arrivato anche il prefetto, assieme alle forze di polizia che si sono schierate di fronte alla struttura da cui è stato visto uscire del fumo, probabilmente a causa di un incendio di materassi.
 
Disordini nel carcere di Frosinone dopo limitazione dei colloqui. Le misure sui colloqui previste dal Dpcm anti-coronavirus (vanno usate modalità telefoniche o video) sono state la scintilla che ha fatto sollevare anche i detenuti di Frosinone: un centinaio si sono barricati all'interno della seconda sezione, da cui è stato visto provenire fumo. Sul posto è accorso il garante regionale Stefano Anastasia: "Per il momento - riferiva nel tardo pomeriggio - siamo in fase di attesa. Non si vuole fare alcuna azione di forza per non creare tensioni. Siamo in trattativa". A Frosinone comunque non ci sono stati episodi di violenza contro il personale: "La situazione da questo punto di vista - aggiunge il garante - è relativamente pacifica"

Secondo il Sappe, il sindacato della polizia penitenziaria, i carcerati "chiedono provvedimenti contro il rischio dei contagi", spiega il segretario Aldo Di Giacomo. La sospensione dei colloqui, prevista dalle misure anti-coronavirus, è alla base della protesta nel carcere napoletano di Poggioreale, dove alcuni detenuti sarebbero saliti sui muri del cosiddetto 'passeggio', nella zona interna del penitenziario. Contemporaneamente, al di fuori del carcere, c'è stata la protesta dei parenti dei carcerati, anche loro per lo stesso motivo. I parenti hanno chiesto indulto, amnistia o arresti domiciliari per i loro familiari reclusi, bloccando anche il passaggio dei tram. La protesta è rientrata solo nel tardo pomeriggio.

Analoga situazione anche al carcere di Bari, dove un gruppo di parenti di alcuni detenuti protesta contro le disposizioni prese per fronteggiare l'emergenza coronavirus che prevedono una limitazione dei colloqui e degli incontri con i carcerati. In risposta alle proteste dei familiari, si tratta di una trentina di donne, i detenuti hanno incendiato alcuni fazzoletti che hanno lanciato tra le sbarre delle finestre.
"Liberi, liberi amnistia", hanno urlato dalle celle battendo oggetti contro le grate. In strada sono intervenuti gli agenti della questura.

Garante: "Barricati 100 detenuti". "Il nuovo decreto legge - il commento di Patrizio Gonnella, presidente di Antigone, l'associazione per i diritti dei detenuti - contiene l'apertura a misure come l'aumento della durata delle telefonate e l'incentivo ad adottare misure alternative e di detenzione domiciliare. Ci appelliamo dunque ai direttori delle carceri e ai magistrati di sorveglianza".

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