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Le due punte di iceberg con cui quest’anno arriviamo all’8 marzo sono la nuova escalation di femminicidi e stupri, violenze sessuali sulle donne e l’attacco pesantissimo al lavoro, alle condizioni salariali e di vita verso le lavoratrici. In mezzo a queste due “punte” ci sono decine di altri attacchi che colpiscono tutti gli aspetti pratici, ideologici, della vita delle donne.
Noi l’avevamo da tempo denunciato, ma ora è evidente: la maggior parte dei crimini contro le donne - femminicidi, stupri, aggressioni molestie sessuali, stalking – sono sempre fascisti, al di là di chi li compie, perchè mossi da un odio verso le donne in quanto donne che vogliono decidere, che si ribellano allo stato di oppressione esistente e alla “normalità di morte” della famiglia; ma sempre più spesso dietro un femminicidio, uno stupro c’è un fascista, organizzato o singolo che sia, militante o di mentalità che sia, come non di rado c’è un poliziotto, un carabiniere.
Per questo diciamo che i fascisti sono violentatori, stupratori, e gli stupratori sono comunque fascisti.
I femminicidi stanno diventando sempre più “seriali”, efferati, si alimentano a vicenda - basta fare un tragico conteggio di quest’autunno. Ma il vero, costante alimento viene dato dal fascio-populismo, con il suo naturale, inevitabile, compagno di strada, il sessismo. Il moderno fascismo è l’edificazione a sistema di tutto ciò che è reazionario, maschilista. Esso ha “inquinato” anche settori delle masse, televisione, mass media. E la sua ufficiale rappresentazione politica, istituzionale legittima anche l’impossibile.
Su questo, prima abbiamo avuto Salvini, Lega, Meloni e tutta la destra che sono intervenuti con la ripresa di tutto l’integralismo clerico-fascista sulla famiglia, sul ruolo della donna, contro diritto di aborto, divorzio (Da Pillon al macabro convegno mondiale sulla famiglia di Verona), poi abbiamo avuto leggi, come il “Codice rosso” - tuttora in vigore – che hanno solo un senso securitario, repressivo, di controllo, non di sostegno delle donne. Mentre contemporaneamente si procede a chiudere i luoghi di donne.
Poi abbiamo avuto l’attuale governo PD/M5S che dietro la demagogia degli asili gratis e assegno unico per i figli a carico sia che si lavori o no, ha ridipinto e rilanciato, in sintonia con il Vaticano, la campagna per più figli, per la natalità, per la genitorialità.
Come si vede sulle donne fascismo e politiche di conciliazione si danno la mano.
Sono in primis lo Stato e i governi che mantenendo le donne incatenate al ruolo di tutela della famiglia e dei “normali” rapporti di coppia alimentano una concezione di proprietà bastarda, e non possono che far aumentare questa guerra di bassa intensità contro le donne.
L’altra faccia della medaglia è l’attacco al lavoro, alle condizioni di lavoro e salariali delle donne.
Qui i numeri gridano il rapido peggioramento proprio nei settori ad alta presenza femminile: più di 5mila sono le lavoratrici delle pulizie delle scuole che vengono buttate fuori, che dovrebbero tornare a casa a seguito dell’internalizzazione, quindi con lo Stato che si fa direttamente licenziatore, mentre a chi resta taglia pesantemente le ore di lavoro; altrettante migliaia sono le lavoratrici dei grandi supermercati – quelli più propagandati come “umani”, vedi Conad – che rischiano tra pochi mesi di essere licenziate, o messe in una cassa integrazione senza futuro o ricattate coi trasferimenti; nelle fabbriche le combattive operaie della Whirlpool anche loro rischiano massimo ad ottobre di quest’anno di avere il benservito; fino alle ultime lavoratrici della AirItaly e della Piaggio già mandate a casa, ecc. ecc.
Intanto dilaga la precarietà, i contratti miserrimi delle cooperative dell’appalto, con salari bassissimi che non permettono alle donne di essere indipendenti; nelle fabbriche dove lavorano le immigrate, assunte sempre da cooperative, si tagliano spudoratamente i diritti contrattuali, si impongono condizioni di sfruttamento ai limiti dello schiavismo, si tenta di cancellare diritti sindacali.
Le forme di discriminazioni di condizioni di lavoro, le diseguaglianze salariali aumentano. Così come aumentano le molestie sessuali di padroni e capi.
Ma quest’anno è stato anche l’anno delle morti, spesso nel silenzio, delle nostre sorelle migranti; tra i tantissimi morti in mare tante sono state donne, spesso insieme ai loro bambini; come sono riprese le morti nei ghetti, dalla Felandina-Metaponto a Foggia dove due donne sono morte bruciate; e tutti gli altri, invece di avere case, lavoro, documenti, si ritrovano sgomberati, e se lottano denunciati, processati, cacciati. Se il governo Lega/M5S, Salvini cercava di tutto, mettendo a rischio la loro vita, di non accoglierli, ora se pure arrivano nel nostro paese, rischiano di essere rimandati nei loro paesi, nei lager libici delle torture e stupri, nel silenzio, con gli infami accordi Italia/Libia, e nel mantenimento sostanziale dei Decreti sicurezza.
L’altra politica, infatti, che come un filo nero unisce i due ultimi governi, è quella della repressione. In questo anno, prima col governo Lega/5Stelle, poi con PD/5Stelle, le donne che lottano, denunciano, o anche solo osano spiegare cosa è il fascismo nelle scuole sono state represse e alcune hanno perso il lavoro – Da Torino a Palermo a Bologna; così come in queste ultime settimane, mesi vengono processate compagne solidali verso i migranti nel foggiano e nel calabrese; come vengono processate le lavoratrici precarie in lotta a Palermo e a Taranto; come le lavoratrici immigrate in lotta, Italpizza e non solo, hanno dovuto subire cariche della polizia, denunce e multe; come chi si oppone alla magistratura che copre gli stupratori viene condannata a multe salatissime (come le tre compagne a L’Aquila); chi lotta contro gli sgomberi a Torino viene chiusa in carcere in condizioni durissime da 41bis; chi si oppone agli ottusi regolamenti dello Stato poliziesco viene arrestata (come Nicoletta Dosio), ecc. ecc.
Ma in questo 8 marzo sono la forza e la determinazione del movimento delle donne e delle lotte delle lavoratrici che restano la luce nel buio: dalle centinaia di migliaia di donne in piazza nell’8 marzo dell’anno scorso, alla grande manifestazione di Verona contro il “family day”, dalla manifestazione del 25 novembre, alle decine di iniziative nel corso di quest’anno.
E in questi mesi sono soprattutto le operaie, le lavoratrici precarie che hanno preso la prima fila nella lotta contro padroni e governo e sono le più ribelle e arrabbiate perchè hanno una doppia vita da perdere e da cambiare.
Noi riaffermiamo:
- Ai femminicidi, che sono delitti fascisti, dobbiamo rispondere come si risponde alla violenza fascista, con la forza collettiva della lotta delle donne e la necessaria violenza liberatoria. Il movimento delle donne deve diventare sempre più un “pericolo”, per gli uomini che odiano le donne, il governo, lo Stato, la polizia, la magistratura. I quartieri dove una donna viene uccisa devono essere occupati dalle donne, come è stato fatto a Milano; gli uffici della polizia che mette nei cassetti le denunce delle donne devono essere assediati dalle donne; così come le aule dei Tribunali che mettono spesso in scena una doppia violenza contro le donne, ecc. Nessuna donna deve essere sola!
- Ogni lotta delle operaie, lavoratrici è la lotta di tutte noi, perchè per ognuna che viene ricacciata in casa, andiamo indietro tutte e per ogni vittoria avanziamo tutte. E ad ogni repressione delle lotte, la risposta deve essere: “Siamo tutte lottatrici!”.
- Dobbiamo essere sempre al fianco delle nostre sorelle migranti, delle donne che subiscono e muoiono nelle guerre volute e alimentate dall’imperialismo, compreso il nostro.
- Così come dobbiamo essere le più audaci e pronte a manifestare al fianco delle donne che lottano, dal Cile, alla Turchia/Kurdistan, e il “megafono” delle donne rivoluzionarie, comuniste che tracciano la via per la rivoluzione e una vera liberazione, in primis le rivoluzionarie maoiste della guerra popolare in India.
- Ma occorre soprattutto, e lo affermiamo con forza in questo 8 marzo, sviluppare/costruire un movimento delle donne rivoluzionario, il femminismo deve essere proletario e rivoluzionario, o inevitabilmente, al di là della volontà, è un “femminismo che si fa ancella del capitalismo” (come scrive A. Vincenti nel libro “lo sciopero delle Vincenti nel libro “lo sciopero delle donne”). Per questo, quest’anno abbiamo affermato – col seminario estivo – la necessità che le donne, le proletarie avanzate, le compagne afferrino l’arma della teoria rivoluzionaria, facciano a viso aperto la lotta contro il femminismo borghese, lottino a 360°, perchè tutta la vita deve cambiare!
8 marzo 2020
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