Come abbiamo già comunicato e denunciato, nei giorni scorsi la Commissione Garanzia Sciopero ha avviato la procedura per l'applicazione di pesantissime sanzioni nei confronti dello Slai cobas per il sindacato di classe per non aver revocato lo sciopero delle donne del 9 marzo scorso, confermandolo a livello nazionale e in tutti i posti di lavoro privati e pubblici – con la naturale salvaguardia dei servizi essenziali.
Questa procedura sanzionatoria è stata poi avviata anche nei confronti dell'Usb per lo sciopero del 25 marzo.
E' necessario contrastare subito questo attacco. L'azione della CGS è gravissima e costituisce un precedente pericoloso anche per il futuro e per tutti i sindacati e i lavoratori.
Lo Slai cobas per il sindacato di classe propone a tutti i sindacati di base di rispondere unitariamente a questo illegittima azione repressiva che, ripetiamo, riguarda tutti.
GLI SCIOPERI IN QUESTO PERIODO SONO PIU' CHE LEGITTIMI E NECESSARI, perchè riguardano la difesa della salute e della vita delle lavoratrici e dei lavoratori, oltre che naturalmente la difesa del lavoro e del salario.
Per cui gli scioperi, arma principale di lotta dei lavoratori, si devono e si possono fare, dovunque è possibile e necessario. Nessun divieto della CGS deve impedirlo e metterci in difesa.
RIMANDARE AL MITTENTE UNITARIAMENTE L'AZIONE REPRESSIVA DELLA CGS E' LA PRIMA E GIUSTA RISPOSTA.
Slai cobas per il sindacato di classe - coord. nazionale
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E' la prima volta nella storia della Repubblica che viene bloccato uno sciopero a livello nazionale! L’iniziativa
del Garante è tanto più discutibile in quanto va oltre le sue
competenze che riguardano il rispetto delle norme di
autoregolamentazione dello sciopero nei servizi pubblici essenziali,
non certo il divieto di sciopero in ogni attività e in ogni settore
lavorativo (assolutamente non previsti nell'elenco dei servizi
pubblici essenziali).
Come
giustamente scrive il Prof. Giovanni Orlandini -
“La
Commissione di garanzia si chiama così perché ad essa spetta
garantire “il
contemperamento dell’esercizio
del diritto di sciopero con il godimento dei diritti della
persona costituzionalmente garantiti”,
alla cui tutela i servizi pubblici sono funzionali. “Contemperare”,
quindi, e non “vietare”, dal momento che qualsiasi regolazione
dello sciopero dovrebbe tener conto della sua dimensione di diritto
costituzionale, cioè di valore costitutivo dell’ordine
democratico”.
Vietando,
invece, tutti gli scioperi la CGS ha violato non solo lo Statuto dei
Lavoratori, ma prima di tutto la norma costituzionale che tutela il
diritto di sciopero, art.40 Cost. Vietando arbitrariamente uno
dei
diritti costituzionali, non “contemperandolo” ma subordinandolo
ad altri diritti. Questo costituisce pertanto un precedente molto grave e rischioso per le libertà fondamentali delle persone. E in questo caso proprio delle lavoratrici, donne, che, come si sta rivelando anche in questa emergenza, non muoiono certo di più con il coronavirus ma per l'incentivo ai femminicidi che provoca il “restiamoacasa” e per lo stress, malattia che il lavoro ad alto rischio oggi provoca.
La CGS motiva questo divieto richiamando un regolamento contenuto nelle discipline dei vari settori lavorativi che recita che gli scioperi vanno sospesi in caso di "avvenimenti eccezionali di particolare gravità o di calamità naturale". Ma la clausola in questione è però fondamentalmente invocabile - come scrivono anche dei giuristi - solo quando uno sciopero è in grado, in qualsiasi modo, di influire sulla situazione emergenziale, e non per sospenderne l’esercizio prescindendo da qualsiasi valutazione nel merito dei suoi effetti concreti.
La CGS pone un arbitrario rapporto tra l'emergenza coronavirus, i suoi rischi e il divieto di astenersi dal lavoro, ma a parte lo sciopero dei lavoratori dei servizi essenziali (in primis in questo caso la sanità) tutti gli altri scioperi non incidono sull’attività di “prevenzione e contenimento della diffusione del virus”.
D'altra
parte se si considera che l’arma dello sciopero costituisce un
irrinunciabile strumento di difesa dei lavoratori, in questo caso lo
sciopero aveva una doppia valenza, sia rispetto alla condizione
generale delle donne, delle lavoratrici, sia rispetto alla condizione
particolare in cui agli inizi di marzo sui posti di lavoro non erano
state adottate neanche quelle minime, e tuttora insufficienti, misure
di tutela della salute, e le lavoratrici e i lavoratori avevano nello
sciopero l'unica arma per imporle.
Siamo
al paradosso, in tante realtà lavorative le lavoratrici continuano
ancora a lavorare (anche nei grandi centri commerciali, nei call
center, nelle stesse fabbriche, ecc.), e invece non potevano
scioperare!
Questo
sciopero, ribadiamo, è stato pienamente legittimo. Nel
confermarlo lo Slai cobas per il sindacato di classe ha posto una
questione di principio fondamentale. Se ci tolgono, ora con la
questione del coronavirus, domani con un'altra "emergenza",
il diritto di sciopero, siamo con tutte e due i piedi nel moderno
fascismo.
E'
lo sciopero l'unica arma legittima e di tutela dei diritti delle
lavoratrici e lavoratori, e oggi del diritto alla salute e alla vita!
D'altra
parte è bene sottolineare che l'assurdo divieto della CGS va ben
oltre, ed è solo una copertura dell'unico vero interesse che lo
Stato vuole difendere, quello del profitto dei padroni (come è stato
evidente anche dall'ultimo decreto "Cura Italia") e quello
della "pace sociale" perchè tutto continui come prima e
peggio di prima.
E
che sia così, è chiarito in maniera inequivocabile dalla lettera
del Presidente della CGS Giuseppe Passarelli, uscita il 27 marzo su
Sole 24 Ore, della CGS, in cui questo
presidente propone di estendere,
sempre e comunque, la legge sul divieto di sciopero nei servizi
pubblici essenziali a tutte le attività sia pubbliche che private e
a tutti i lavoratori e lavoratrici. Per
questo personaggio il male non è il coronavirus, lo stato drammatico
della sanità, la incapacità del governo e Stato borghese di salvare
migliaia e migliaia di persone, ma, come scrive: "Il
conflitto al tempo del coronavirus (che)
ci
porta davanti ad
uno scontro terribile e inedito...";
le astensioni dal lavoro che "produrrebbero
un incalcolabile danno alla collettività e aumenterebbero il senso
di insicurezza dei cittadini".Secondo Passarelli i lavoratori e i sindacati dovrebbero scegliere la via della "cooperazione e del dialogo". E quindi, manda una minaccia: "Sin da ora pensare anche al 'dopo' quando superata l'emergenza sanitaria... cambierà il contenuto delle rivendicazioni di imprese e lavoratori... ma cambierà anche la percezione che abbiamo dell'essenzialità di alcuni servizi...".
La
Commissione sembra quindi ispirare la propria azione alla sola logica
della massima compressione possibile degli spazi di esercizio del
conflitto sindacale, visto evidentemente come “male” sociale.
La
Commissione garanzia sciopero è di fatto la Commissione di garanzia
del sistema capitalista e dell'ordine sociale.
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