domenica 29 marzo 2020

pc 29 marzo - Tunisia - le operaie di Kairouan e il Coronavirus - una corrispondenza





LE OPERAIE DI KAIROUAN IN PRIMA LINEA NELLA LOTTA CONTRO LA DIFFUSIONE DEL COVID-19 IN TUNISIA


È di qualche giorno fa la notizia che 150 operaie dell’azienda tunisina Consomed, con sede a Kairouan, hanno deciso di passare volontariamente il periodo di quarantena in fabbrica per garantire la produzione dato che l’azienda in questione produce mascherine e altro materiale sanitario utile per contrastare la diffusione del Covid-19 nel paese e contribuire quindi a salvare vite umane.
La notizia, rigirata da un paio di siti di informazione, è rimbalzata velocemente sui social media accompagnata anche da un video che mostra l’ingresso delle operaie con i propri bagagli in fabbrica 
È un grande atto di generosità e solidarietà il fatto che queste operaie in questa congiuntura difficile rinuncino alla vicinanza dei propri cari per un fine collettivo, mettendo a disposizione la propria forza lavoro per almeno 14 giorni interi al servizio del proprio popolo.
Alcune di queste operaie hanno dichiarato di essere state sostenute dai propri familiari e di aver fatto questa scelta coscienti della necessità di medici e infermieri costretti a lavorare in condizioni pessime in assenza dell’equipaggiamento adeguato.
Inoltre giungono sempre più testimonianze che molte piccole aziende tessili sparse per il paese, anche individuali, stiano riconvertendo l’attività per la produzione di mascherine di cui c’è sempre più una maggiore richiesta sul mercato.
Tornando alla Consomed, alcune operaie intervistate da un’inviata della BBC hanno dichiarato di essere rimaste in 110 donne e 40 uomini, organizzati in due turni da 8 ore ciascuno: la fabbrica lavora senza fermarsi dalle 6:30 alle 22:30 sfornando 50.000 mascherine al giorno. I 40 uomini sono quasi tutti impiegati nel turno notturno, oltre a ciò sono presenti in fabbrica anche dottori e farmacisti e cuochi con una scorta sufficiente per un mese.
Le quasi 200 persone confinate in fabbrica quando non sono impegnate nei turni di lavoro hanno a disposizione una sala per danzare e per fare esercizi ginnici mentre gli uomini si dedicano al calcio e al basket.
La Consomed è una di quelle aziende totalmente esportatrici che gode del diritto di smerciare dal 30% al 50% della propria produzione nel mercato locale (vedi nostro precedente post).
Ovviamente va da sé che al padrone, Alaouini (che si prende anche fin troppo il merito degli eventi con i media), non dispiaccia che in un momento di crisi per molti settori, stia moltiplicando i propri profitti con la produzione a pieno ritmo e con le misure di sostegno del governo di cui gode.
Sarebbe doveroso, e il sindacato dovrebbe fare la sua parte, retribuire le operaie e gli operai per tutte le 24 ore giornaliere del loro tempo che mettono a disposizione dell’aziende e del paese, questo come primo provvedimento.
Inoltre dato che i tempi di questa crisi sono incerti e sicuramente non brevi, al termina di tale periodo di lavoro volontario in quarantena (che terminerà tra 5 giorni), bisognerebbe garantire a queste lavoratrici il diritto al rientro a casa e procedere con nuove assunzioni per garantire gli stessi ritmi produttivi ma con una maggiore forza lavoro. Ciò avrebbe ricadute positive anche sulla comunità della regione di Kairouan in questo periodo di crisi non solo sanitaria ma anche economica.
Inoltre quanto abbiamo segnalato in questo breve articolo dimostra che il governo dovrebbe sostenere le potenzialità produttive tunisine piuttosto che accettare un “credito d’aiuto” di 50 milioni di euro dall’Italia: ovvero importare beni per un tale valore che poi dovrà ripagare con gli interessi. Ciò mantiene il paese nel circolo vizioso del debito estero non sviluppando l’industria locale, in una parola mantenendo il paese in una condizione neocoloniale.

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