lunedì 30 marzo 2020
pc 30 marzo - La MILANONONSIFERMA del sindaco Sala al tempo del coronavirus
Corrispondenza da Milano
Abbiamo assistito a tanti politici che hanno cercato di far dimenticare le dichiarazioni da loro fatte all’inizio dell’epidemia da coronavirus cambiando completamente le loro indicazioni (da “tenere tutto aperto” a “chiudere tutto”), non invece il sindaco Sala che, dal suo ufficio, quotidianamente invia un messaggio registrato alla città.
La filosofia di fondo, il chiodo fisso del sindaco, è sempre la stesso: MILANONONSIFERMA, mentre ci mandano esercito, polizia, carabinieri, droni… a controllare che non si faccia neanche un giro intorno all’isolato perché sarebbe questo che non permette di mantenere il distanziamento e quindi, per questo non si riesce a bloccare l’epidemia! Mentre i mezzi affollati (con metro, tram che invece di aumentare nelle ore di punta per i lavoratori, sono diminuiti) dicono che questa città non si è fermata.
Intanto, mentre non si fermano gli appelli a limitare all’indispensabile le uscite da casa per chi non deve andare al lavoro, il sindaco pensa al futuro, alla ripresa, al ritorno alla normalità. Nei giorni scorsi si è lanciato nell’annuncio per rientri nei posti di lavoro a contatto con il pubblico scaglionati in base all’età. «In Comune stiamo riflettendo su come possano essere garantiti tutti i servizi quando ci sarà la ripartenza. Potrebbero tornare al lavoro i più giovani, la fascia d’età che arriva fino ai 50 anni. Successivamente gli altri. Credo che un protocollo del genere sarebbe utile e saggio anche per il nostro Paese perché il numero dei morti riguarda soprattutto la popolazione anziana.”
E sembra considerare i lavoratori del Comune quasi come “suoi dipendenti”: partiamo da questi, diamo il buon esempio della ripartenza... gli altri: ristoranti, bar, negozi... potranno seguire, perché MILANONONSIFERMA.
Questo proprio quando si hanno notizie di giovani infettati, di una generale diminuzione dell’età dei positivi a coronavirus, di denunce di medici che stimano un elevatissimo numero, sicuramente molto più elevato rispetto ai dati ufficiali (che sono molto aleatori, nulla ci dicono né potrebbero in termini di numeri assoluti, certi), di colpiti da coronavirus.
Intanto continuano drammaticamente a mancare gli ausili minimi per il personale sanitario, ancora non si fanno i tamponi a partire dai lavoratori della sanità, ancora non si hanno numeri neanche lontanamente adeguati di infermieri, medici, operatori della sanità ancora sottoposti a ritmi insostenibili; mentre non ci sono dispositivi di protezione per i lavoratori della distribuzione e ancora chi è venuto a contatto con chi si è ammalato deve stare in quarantena in casa con i propri familiari; e naturalmente di tamponi non si parla, e continuano a mancare drammaticamente le attrezzature per la terapia intensiva... E potremmo continuare… Riprendiamo perché MILANONSIFERMA..
Ma Sala di cosa si preoccupa in questa drammatica situazione? Su cosa sente di dover dare la propria “disponibilità”? Naturalmente sul tracciamento per controllare i milanesi che si “muovono” troppo. Certo si contraddice, perché subito dopo dice al quotidiano di via Solferino: “Milano ha il dovere per sé stessa e per il sistema sanitario di resistere. La guerra non è affatto finita, però permettetemi di dire che i milanesi si stanno comportando bene e di questo li ringrazio”.
Insomma i milanesi si comportano bene. E quindi perché il tracciamento per combattere l’epidemia da coronavirus?
Ci piacerebbe di più se proprio si vuole pensare alla "ripartenza", se proprio si ha a cuore il futuro, che si cominciasse, proprio partendo dai dati concreti, che l’emergenza coronavirus sta drammaticamente facendo emergere, che si cominciasse col dire, ad esempio, che il numero chiuso all’Università si sta ampiamente dimostrando una sciagura, in particolare, nella contingenza attuale, per Medicina e ambito sanitario!
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