Ma in 41 bis ci lavorano
agenti che entrano ed escono dal penitenziario e spesso, quando vi
entrano, sono senza guanti e mascherina. La morte per Covid-19 di un
agente nel carcere di Opera, la dice lunga sulla permeabilità delle
carceri speciali al coronavirus.
Si dirà che solo in 41
bis i colloqui sono consentiti, perché si svolgono con il vetro
divisorio.
Ma i familiari possono
spostarsi dal proprio comune di residenza solo per motivi di
“assoluta urgenza”. E naturalmente la vita e /o la morte di
un familiare non è la priorità di questo sistema.
Per le persone detenute
non lo è stato mai.
Si dirà, ancor più
cinicamente, che i prigionieri e le prigioniere in 41 bis sono dei
“privilegiati”, perché possono fare la quarantena in una “stanza
di pernottamento” tutta per sé.
Ma per loro, per te, che
vivi giorno e notte in una “stanza di pernottamento” tutta per te
da 15 anni, che cosa cambia?
Non poter più vedere il
volto di un proprio caro, neanche una volta al mese, neanche dietro
un vetro, neanche dietro a uno schermo è inumano.
Non sappiamo se ancora
oggi i colloqui via skype siano vietati in 41 bis, ma sappiamo che
oggi sono
un “privilegio” solo per noi, che siamo costretti a stare a casa con i droni che ci sorvegliano a distanza; è un diritto, acquisito con la lotta e il sangue dei detenuti che si sono rifiutati di morire in gabbia, senza neanche il conforto dei familiari.
un “privilegio” solo per noi, che siamo costretti a stare a casa con i droni che ci sorvegliano a distanza; è un diritto, acquisito con la lotta e il sangue dei detenuti che si sono rifiutati di morire in gabbia, senza neanche il conforto dei familiari.
Ora questi detenuti
rischiano pene pesantissime (è stato invocato il 41 bis, anche per i
famigliari e i compagni solidali) per aver sollevato una questione,
quella dei diritti umani in carcere, per la quale più volte l’Italia
è stata condannata dalla CEDU, dal CPT e da vari organismi
internazionali di garanzia.
Noi continuiamo a dire che la lotta paga!
Noi continuiamo a dire che la lotta paga!
Questo è valido sempre,
e negli stati di eccezione come questo servivano metodi di lotta
eccezionali, osando il massimo per avere il minimo. Ora, quel minimo,
alcuni detenuti e detenute ce l’hanno, ma non quelli che hanno
lottato in prima persona, non quelli che hanno ricevuto rapporti
disciplinari nell’ultimo anno, non quelli con un residuo di pena di
oltre 18 mesi - e sono la maggior parte - non i prigionieri politici.
Tutto ciò è inaccettabile!
Rivendichiamo
la depenalizzazione delle lotte sociali anche nelle carceri, altro
che riaprire L’Asinara o Pianosa! Vogliamo che le carceri siano realmente svuotate,
Vogliamo che finiscano le gravi rappresaglie sulla popolazione detenuta – si parla di pestaggi e
riduzione alla fame!
Vogliamo che i detenuti
che hanno rivendicato con la lotta il diritto alla salute non siano
discriminati con ulteriori provvedimenti punitivi.
Vogliamo che siano liberati i
prigionieri politici. Perché per noi la priorità è la sicurezza
delle persone e dei compagni che si battono per dei diritti
fondamentali e non la sicurezza di questo mortifero sistema
capitalistico.
Abbiamo
saputo che la cartolina di capodanno, con il calendario allegato, te
l’hanno trattenuta. C’era scritto appunto che la lotta
paga. Ma forse il principale
motivo di censura di quella corrispondenza era proprio nel
calendario con le bandiere rosse,
era nel titolo: “Uscire dal lungo inverno per un nuovo autunno
caldo”. Quel grande stagione di lotte dell'autunno del 69 che oggi è necessaria per difendere salute, lavoro, salari, diritti, libertà ma soprattutto per mettere fine al sistema del capitale responsabile di tutti le "pademie".
Ti salutiamo con la
certezza che queste parole non si fermeranno a quella tomba “dorata”
in cui sei costretta.
Un saluto rosso e
solidale da tutti i compagni e le compagne
per il Soccorso
Rosso Proletario
Luigia da L'Aquila
Luigia da L'Aquila
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