sabato 4 aprile 2020

pc 4 aprile - LETTERA APERTA A NADIA LIOCE - 41 bis in tempi di coronavirus

"...Si dirà che in 41 bis non c’è il problema del sovraffollamento.
Ma in 41 bis ci lavorano agenti che entrano ed escono dal penitenziario e spesso, quando vi entrano, sono senza guanti e mascherina. La morte per Covid-19 di un agente nel carcere di Opera, la dice lunga sulla permeabilità delle carceri speciali al coronavirus.
Si dirà che solo in 41 bis i colloqui sono consentiti, perché si svolgono con il vetro divisorio.
Ma i familiari possono spostarsi dal proprio comune di residenza solo per motivi di “assoluta urgenza”. E naturalmente la vita e /o la morte di un familiare non è la priorità di questo sistema.
Per le persone detenute non lo è stato mai.
Si dirà, ancor più cinicamente, che i prigionieri e le prigioniere in 41 bis sono dei “privilegiati”, perché possono fare la quarantena in una “stanza di pernottamento” tutta per sé.
Ma per loro, per te, che vivi giorno e notte in una “stanza di pernottamento” tutta per te da 15 anni, che cosa cambia?
Non poter più vedere il volto di un proprio caro, neanche una volta al mese, neanche dietro un vetro, neanche dietro a uno schermo è inumano.
Non sappiamo se ancora oggi i colloqui via skype siano vietati in 41 bis, ma sappiamo che oggi sono
un “privilegio” solo per noi, che siamo costretti a stare a casa con i droni che ci sorvegliano a distanza; è un diritto, acquisito con la lotta e il sangue dei detenuti che si sono rifiutati di morire in gabbia, senza neanche il conforto dei familiari.
Ora questi detenuti rischiano pene pesantissime (è stato invocato il 41 bis, anche per i famigliari e i compagni solidali) per aver sollevato una questione, quella dei diritti umani in carcere, per la quale più volte l’Italia è stata condannata dalla CEDU, dal CPT e da vari organismi internazionali di garanzia.
Noi continuiamo a dire che la lotta paga! 
Questo è valido sempre, e negli stati di eccezione come questo servivano metodi di lotta eccezionali, osando il massimo per avere il minimo. Ora, quel minimo, alcuni detenuti e detenute ce l’hanno, ma non quelli che hanno lottato in prima persona, non quelli che hanno ricevuto rapporti disciplinari nell’ultimo anno, non quelli con un residuo di pena di oltre 18 mesi - e sono la maggior parte - non i prigionieri politici. Tutto ciò è inaccettabile!

Rivendichiamo la depenalizzazione delle lotte sociali anche nelle carceri, altro che riaprire L’Asinara o Pianosa! Vogliamo che le carceri siano realmente svuotate,
Vogliamo che finiscano le gravi rappresaglie sulla popolazione detenuta – si parla di pestaggi e riduzione alla fame!
Vogliamo che i detenuti che hanno rivendicato con la lotta il diritto alla salute non siano discriminati con ulteriori provvedimenti punitivi.
Vogliamo che siano liberati i prigionieri politici. Perché per noi la priorità è la sicurezza delle persone e dei compagni che si battono per dei diritti fondamentali e non la sicurezza di questo mortifero sistema capitalistico.

Abbiamo saputo che la cartolina di capodanno, con il calendario allegato, te l’hanno trattenuta. C’era scritto appunto che la lotta paga. Ma forse il principale motivo di censura di quella corrispondenza era proprio nel calendario con le bandiere rosse, era nel titolo: “Uscire dal lungo inverno per un nuovo autunno caldo”. Quel grande stagione di lotte dell'autunno del 69 che oggi è necessaria per difendere salute, lavoro, salari, diritti, libertà ma soprattutto per mettere fine al sistema del capitale responsabile di tutti le "pademie". 

Ti salutiamo con la certezza che queste parole non si fermeranno a quella tomba “dorata” in cui sei costretta.
Un saluto rosso e solidale da tutti i compagni e le compagne
per il Soccorso Rosso Proletario
Luigia da L'Aquila

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