lunedì 30 marzo 2020

pc 30 marzo - Coronavirus “Cassa integrazione in deroga difficile entro il 15 aprile”

Governo/Stato/padroni stanno tirando la corda sulla pelle dei lavoratori - Ma prima o poi questa corda si spezzerà!

info da Torino
TORINO. Burocrazia, scarsa liquidità e regole che cambiano improvvisamente. Tre fattori diversi ma che rischiano di avere effetti pensanti per i lavoratori torinesi. «Stiamo lavorando per restituire un po’ di respiro alle imprese allo stremo delle forze ma il complesso di contraddittorie istruzioni sta rendendo il lavoro sempre più complesso e in certi casi impossibile, con il rischio che i lavoratori sospesi per decreto restino senza il promesso sostegno economico», spiega la presidente dell'ordine dei Consulenti del Lavoro di Torino, Luisella Fassino, che sottolinea tra i problemi «l’inefficienza di enti che da settimane non rispondono al telefono» e «il mare della burocrazia, nel quale si rischia di affogare».
Alcune attività chiuse dal 13 marzo non hanno la liquidità per pagare gli stipendi già a marzo. «In particolare per turismo, commercio, pubblici esercizi, circoli sportivi abbiamo imprese che non
riescono a saldare gli stipendi», prosegue Fassino. Inoltre, spiega la consulente del lavoro, «abbiamo difficoltà con i sindacati che ci chiedono di fare accordi per l'anticipo della cassa integrazione, ma nella maggior parte dei casi non ci sono margini».
Una possibilità è chiedere un anticipo alle banche «ma bisognerebbe che si attrezzassero rapidamente perché i fondi stanziati dagli istituti di credito non sono ancora erogabili. Ci sono situazioni di aziende che sono arrivate all'inizio di questa crisi già barcollanti, con esposizioni debitorie che abbassano il rating e rendono difficile l'accesso al credito». Inoltre, per la cassa integrazione in deroga, non c'è ancora l'applicativo della Regione per poter inoltrare le domande e arriverà solo la prossima settimana. Impossibile quindi rispettare la promessa del premier Conte che vorrebbe le pratiche chiuse per il 15 aprile «E' poco realistico pensare che alle normali scadenze le aziende possano versare gli stipendi salvo se si tratta di imprese molto ben strutturate», riassume Fassino.
«Un mese si può reggere, poi diventa complesso. Come Confapi abbiamo chiesto che siano le banche ad anticipare la cassa integrazione ai dipendenti perché le imprese non riescono a sostenere questo onere», conferma Corrado Alberto, presidente Api Torino. Impensabile aspettare l'Inps, che ha tempi troppo lunghi rispetto alle esigenze dei lavoratori. Proprio l'Istituto nazionale di previdenza sociale, anche a livello piemontese, è in affanno per una impennata di richieste dei pin di accesso al sito.         

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