martedì 31 marzo 2020

pc 31 marzo - ArcelorMittal Taranto - Sindacati dal Prefetto - Operai a lavorare! Dal blog tarantocontro

Sindacati a trattare, operai in fabbrica a lavorare con la paura? Basta annunciare: "non escludiamo azioni di protesta. Bisogna agire subito!” AGITE! Altrimenti siete degli ipocriti

Il comunicato portato alla fabbrica ieri

Da Corriere di Taranto
Ex Ilva, sindacati: rivedere decreto prefettizio, lavoratori a rischio


Dopo il primo caso di positività al Covid-19, le organizzazioni sindacali denunciano la superficialità di azienda e Confindustria


pubblicato il 30 Marzo 2020, 18:22
Nuovo incontro tra le organizzazioni sindacali di FIM, FIOM, UILM e USB e i vertici aziendali di ArcelorMittal Italia per la procedura inerente la CIGO per causale Covid-19 oltre all’emergenza sanitaria del siderurgico. 
Durante l’incontro le OO.SS. hanno ribadito “la necessità di ridurre ulteriormente la presenza dei lavoratori all’interno dello stabilimento di Taranto e di andare oltre il decreto prefettizio che prevede un numero complessivo di 3500 lavoratori diretti e 2000 dell’appalto. Riteniamo che tale numero deve essere ulteriormente ridotto per garantire il contenimento del contagio da COVID-19, soprattutto a seguito del caso accertato di un nostro collega, a cui vanno i nostri auguri di pronta guarigione. Infatti, su tale emergenza abbiamo chiesto all’azienda quale fosse il piano anti Covid e quali le contromisure, esigibili da subito, su indicazione della ASL competente come da protocollo”. 
“Risulta altresì imbarazzante l’impostazione aziendale che continua a celarsi dietro la copertura del provvedimento prefettizio e continua a tergiversare sul come intervenire rispetto a questa emergenza sanitaria” si legge nella nota unitaria. 
“Inoltre riteniamo, viste le informazioni fornite dall’azienda, che lo stesso protocollo sanitario non sia stato correttamente applicato – denunciano le organizzazioni sindacali -. Infatti, per stessa ammissione aziendale, un numero non ben definito di lavoratori sia diretti che di appalto, nei giorni precedenti ha avuto contatti con il lavoratore risultato positivo. Tale situazione ha determinato la quarantena per i lavoratori in turno con il dipendente contagiato, ma non per coloro che di fatto, sono stati a contatto nelle giornate precedenti“. 
Inoltre, “segnaliamo che scarseggiano prodotti igienizzanti, mascherine e salviettine monouso oltre a diverse segnalazioni su igienizzazioni che, ad oggi, risultano inevase” prosegue la nota. 
Tra l’altro, “a dimostrazione della superficialità con cui l’azienda e Confindustria stanno affrontando l’emergenza coronavirus, registriamo una presenza dei lavoratori dell’appalto pari a 2020, solo nel primo turno, che va ben al di sopra di quanto previsto dal decreto prefettizio. La presenza, di fatto, aumenterà sommando i dati di secondo e terzo turno. Infatti, Confindustria avrebbe dovuto garantire la riduzione del personale del 25%, così come comunicato da Arcelor Mittal in una nota del 27.03.2020″ denunciano ancora i sindacati. 
Inoltre, “l’azienda all’incontro ha utilizzato un approccio superficiale e sprezzante rispetto ad un argomento delicato e complesso come sul tema della salute – lamentano Fiom, Fim, Uilm e Usb -. Per tale ragioni chiediamo a tutte le istituzioni ed enti una convocazione urgente, al fine di rivedere il documento prefettizio, per garantire a tutti i lavoratori il diritto alla salute che per noi viene prima della produzione. In assenza di una celere convocazione, non escludiamo azioni di protesta. Bisogna agire subito!”.

LUNEDÌ 30 MARZO 2020


Lo Slai cobas oggi alle portinerie di ArcelorMittal e appalto - Dopo il primo operaio contagiato

Lo Slai cobas, soprattutto dopo il caso di contagio da coronavirus di un operaio venerdì scorso, non poteva mancare alla fabbrica, per portare orientamento, le
indicazioni necessarie, e le nostre iniziative in corso, pur in questa situazione di difficoltà/divieti a muoversi.
Le locandine che riportiamo sotto e affisse a tutte le portinerie - A, D e Ditte - sia all'esterno che nelle bacheche interne chiariscono la strada necessaria a difendere la salute e la vita e a contrastare gli assurdi numeri di operai in fabbrica della Prefettura che vanno solo incontro agli interessi di Mittal di proseguire comunque la produzione. 
Vari operai denunciano che a livello di misure di sicurezza in alcuni reparti - e tra l'altro proprio quelli impegnati nei servizi di pulizia, già di per sè a rischio infezioni - le mascherine ricevute sono quelle usa e getta, non certo quelle regolamentari per difendersi dal contagio coronavirus. 
Per quanto riguarda la presenza in fabbrica sta succedendo l'assurdo che reparti prima del coronavirus erano stati messi in cassintegrazione e ora, invece, devono lavorare sempre. 
Certo, in generale un parte di operai è stata posta in cassintegrazione a rotazione per una settimana, ma sono sempre troppi gli operai che restano in fabbrica. Tra l'altro la maggiorparte dei normalisti sono stati passati a turnisti e quindi questo oggettivamente aumenta il numero di operai che nello stesso turno stanno e e si muovono in fabbrica. 
Alle ditte dell'appalto sembrano ancor meno gli operai mandati a casa, e qui il problema principale è la non possibilità del rispetto delle distanze; all'entrata e all'uscita si formano inevitabilmente assembramenti di operai soprattutto alle portinerie interne, per non parlare dei pulmann interni che per esempio oggi in generale arrivavano pieni. 
Ma su queste inadempienze, a parte la scontata denuncia delle decisioni (del prefetto e AM) di lasciare in fabbrica ben 5.500 operai tra diretti e appalto, la denuncia più forte è verso i sindacati in fabbrica, i delegati. 
Questi semplicemente sono assenti - dicono gli operai - i delegati non ci sono nè si possono contattare, quando invece dovrebbero essere molto più presenti per intervenire di fronte alle decine di irregolarità e messa a rischio salute che gli operai vivono ogni giorno. 
Il 25 marzo solo Usb e Fim hanno dichiarato lo sciopero ma solo per il primo turno. Poi spariti. 
Di fatto sta succedendo: sindacati dal Prefetto, operai in fabbrica a lavorare con la paura. 



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