Dal compagno/lavoratore Slai cobas sc dell'Istituto Tumori di Milano:
"...Per effetto di tutte le procedure di tutela, col nulla che ci danno, c'è un sovraccarico di stress, ho le mani tutte spaccate e il dolore si fa sentire (il continuo lavaggio tra un cambio e l'altro dei guanti), vestizione e svestizione senza che ci vengano fornite le divise monouso, l'aumento esponenziale di medici -lavoratori, non solo infermieri,- pazienti, che hanno contratto il covid-19, senza che vengano fatti i tamponi a tutti quelli che sono entrati in contatto con loro, praticamente ci stanno mandando pazienti che provengono da altri ospedali e fuori regione, con la scusa che siamo un hub solo oncologico, dove già comunque il contagio si è diffuso. Nonostante questa realtà, molto occultata, di fatto hanno imposto di operare anche al sabato. Le sanificazioni sono un fai da te, senza che vi sia né utilizzo degli strumenti necessari né squadre di operatori dedicati, con grossi rischi di espandere i contagi anche tra i lavoratori delle pulizie. Cominciano a scarseggiare anche le protezioni per il reparto dedicato "sorveglianza covid-19"; interi reparti delle diagnostiche (radiologia - radioterapia -tac) sono decimati dalle malattie (al di la da cosa siano determinate queste malattie, paura - contagiati - o altro) e il carico di lavoro viene scaricato sugli OSS dei reparti.
A parte questo il mio morale e la determinazione sono "alti"..."
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