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(Sulla 6° parte) – Il coronavirus pur
essendo,come già analizzato, l'ultimo arrivato dei virus ha fatto
irruzione in Cina e nel mondo con una potenza tale da evocare e
chiamare in azione tutta la potenza dello Stato del capitale per
fronteggiarlo. Diventando una prova generale e un'immagine non solo
della risposta a un nemico invisibile ma anche di come lo Stato si
va conformando e preparando nell'interesse del capitale e delle
classi dominanti, ove questo nemico invisibile diventasse un vero
nemico visibile: l'insurrezione popolare che esiste come tendenza e
prospettiva nel sistema mondiale e in ogni paese, per l'acutizzazione
delle contraddizioni di classe e sociali che domandano un cambiamento
radicale.
Lo Stato cinese è divenuto in breve un
modello di come combattere il coronavirus, un modello che in queste
ore drammatiche che toccano tanti paesi è adottato intanto come
soluzione immediata e propagandato come soluzione vincente.
Ma bisogna dire che le cose
non stanno esattamente così. Il dilagare del virus e la rapidità
con cui si è allargato ha messo in luce innanzitutto la debolezza e
l'incapacità dello Stato borghese cinese, di far fronte agli effetti di quel processo di
distruzione capitalistica - dalla natura alla sanità – che mette a
rischio la vita delle masse popolari sotto ogni latitudine.
Lo Stato della Cina del capitale viene descritto un giorno come esempio, quando serve agli Stati
imperialisti per imporre la soluzione in campo per fronteggiare
il virus e ottenere il consenso disciplinato del popolo; il
giorno dopo, sotto l'egida dell'imperialismo americano, diventa il bersaglio della guerra commerciale e delle minacce di aggressione
mondiale, già in atto nella fase precedente al coronavirus.
E' evidente che quando anche una
società capitalista viene attraversata da un evento pandemico di
questa natura, lo stato del blocco generale, della quarantena
universale è quasi obiettivamente l'unica strategia di contenimento,
e si passa sopra al fatto che è lo stesso Stato, lo stesso sistema
che ne ha causato la nascita e l'espansione.
Il coronavirus ha messo
in luce che questa società è divenuta ingovernabile agli spiriti
selvaggi che hanno generato l'esplosione pandemica e che se il
futuro è la 'quarantena globale' significa che la società capitalistica è in condizione
di distruggere ben di più che la democrazia, formale o allargata che
sia, ma la vita stessa delle persone, naturalmente in un cammino in
cui le classi continuano ad esistere. Non stiamo “tutti nelle
stessa barca", e sono i proletari e le masse popolari che pagano il
più alto costo.
Anche nel campo dei comunisti sono
tornati a galla i difensori della Cina attuale e hanno riportato in
auge la confusione tra socialismo e socialfascismo, diventando una
sorta di specchio replicante della giustificazione che fanno gli Stati
borghesi dell'unica soluzione da essi proposta per fermare la crisi.
Noi non pensiamo sia l'unica soluzione,
anzi, non pensiamo che sia la soluzione. E anche qui noi abbiamo un
modello cinese che è quello della Cina di Mao e della Grande rivoluzione culturale
proletaria, punto di arrivo storicamente determinato del cammino
della rivoluzione proletaria che dà il potere tutti i giorni ai proletari e
alle masse popolari e le rende quindi autocoscienti, disciplinate e
organizzate nella vita quotidiana e sicuramente enormemente più in
grado di fronteggiare, senza i grotteschi decreti quotidiani dei
Conte di turno, qualsiasi minaccia venga alla vita collettiva delle
masse.
La dittatura del proletariato è lo
strumento per eliminare, in un percorso prolungato di transizione
socialista, le cause che producono le pandemie, è lo strumento, già
in funzione ed efficace, per intervenire radicalmente là dove esse
esplodono.
Ma ora come ora, quello
che bisogna innanzitutto fronteggiare è l'utilizzo da parte delle classi
dominanti del coronavirus come strumento per edificare la loro
dittatura mascherata da “democrazia” o dittatura aperta che sia. Le classi dominanti al potere fanno ' prova generale di misure ' disperate e aggressive' da usare prese in casi
estremi di controinsurrezione, richiamando chiaramente le azioni
dell'occupazione militar coloniale in luoghi come l'Algeria ieri o
più recentemente la Palestina” (sotto il tallone di ferro dello
Stato sionista israeliano). Ma queste - dice il testo - sono “lezioni per coloro che hanno in mente la
rivoluzione mondiale...”.
(Dal saggio) Il
contenimento come espressione dell'arte di governo
Il
COVID-19 ha attirato l'attenzione globale con una forza senza
precedenti. L'ebola, l'influenza aviaria e la SARS, ovviamente, hanno
avuto tutte la loro quota di frenesia mediatica. Ma questa nuova
epidemia ha generato un diverso tipo di capacità di resistenza. In
parte, ciò è quasi certamente dovuto alla scala spettacolare della
risposta del governo cinese, che si traduce in immagini altrettanto
spettacolari di megalopoli vuote che sono in netto contrasto con la
normale immagine mediatica della Cina come sovraffollata e
super-inquinata. Questa risposta è stata anche una fonte golosa per
l'abituale speculazione sull'imminente crollo politico o economico
del Paese, anche in forza dell'ulteriore impulso in tale direzione
dato dalle continue tensioni determinate dallo stadio iniziale della
guerra commerciale con gli Stati Uniti. Questa situazione, combinata
con la rapida diffusione del virus, gli dà il carattere di una
minaccia immediatamente globale, nonostante il suo basso
tasso di mortalità.
[xv]
A
un livello più profondo, tuttavia, ciò che sembra più affascinante
della risposta dello stato cinese è il modo in cui questa risposta è
stata rappresentata nei media, come una sorta di prova generale
melodrammatica della mobilitazione totale nella contro-insurrezione
interna. Questo ci dice realmente qualcosa sulla capacità repressiva
dello stato cinese, ma sottolinea anche la più profonda incapacità
di quello stato, rivelata dalla sua necessità di fare un così
pesante affidamento su una combinazione tra le misure di propaganda
totale implementate attraverso ogni aspetto dei media e le
mobilitazioni della buona volontà della popolazione locale che,
altrimenti, non avrebbe alcun obbligo materiale da prendere in
carico. Sia la propaganda cinese che quella occidentale hanno
sottolineato la reale capacità repressiva della quarantena; la prima
la racconta come un caso di efficace intervento del governo davanti
ad un'emergenza; la seconda come l'ennesima espressione di tendenze
totalitarie da parte della Cina in quanto stato distopico. La verità
non detta, tuttavia, è che l'aggressività stessa della repressione
indica un'incapacità più profonda dello stato cinese, che a sua
volta è ancora in costruzione.
Questo
stesso fatto ci dà un'idea della natura della Cina, mostrando come
essa stia sviluppando nuove e innovative tecniche di controllo
sociale e di risposta alle crisi, che possono essere implementate
anche in condizioni in cui i meccanismi statuali siano scarsi o
inesistenti. Tali condizioni, nel frattempo, offrono un quadro ancora
più interessante di come la classe dirigente di un determinato paese
potrebbe rispondere nel caso in cui delle crisi generalizzate e
l'insurrezione attiva causassero malfunzionamenti di analoga natura,
e questo anche in stati più strutturati. L'epidemia virale è stata
favorita sotto tutti gli aspetti da scarse connessioni tra i diversi
livelli del governo: la repressione dei medici "informatori"
da parte di funzionari locali a discapito degli interessi del governo
centrale, meccanismi di segnalazione ospedaliera inefficaci e
fornitura estremamente scarsa di assistenza sanitaria di base sono
solo alcuni esempi. Nel frattempo, diversi governi locali sono
tornati – pur a ritmi diversi – alla normalità, quasi
completamente al di fuori del controllo dello stato centrale (tranne
nello Hubei, l'epicentro). Al momento della stesura del presente
documento [26 febbraio 2020], sembra quasi del tutto casuale quali
porti siano operativi e quali località abbiano riavviato la
produzione. Ma questa quarantena-bricolage ha fatto sì che le reti
logistiche interurbane da città a città fossero interrotte, dal
momento che qualsiasi governo locale sembra apparentemente in grado
di impedire ai treni o ai camion merci di passare attraverso i suoi
confini. E questa incapacità di livello base del governo cinese lo
ha costretto a gestire il virus come se fosse un'insurrezione,
giocando alla guerra civile contro un nemico invisibile.
L'apparato
dello stato nazionale ha iniziato a mettersi concretamente in moto il
22 gennaio, quando le autorità hanno esteso le misure di risposta
alle emergenze in tutta la provincia di Hubei e hanno dichiarato al
pubblico
di avere l'autorità legale per istituire strutture di quarantena,
oltre a "procurarsi" tutto il personale, i veicoli e le
strutture necessarie al contenimento della malattia, o alla creazione
di blocchi e al controllo del traffico (conferendo le forme
dell'ufficialità a delle pratiche che in ogni caso erano già allora
in atto). In altre parole, il pieno dispiegamento delle risorse
statali è iniziato in realtà con una richiesta di sforzi volontari
da parte della popolazione locale. Da un lato, un disastro di tale
gravità metterebbe a dura prova la potenza di qualsiasi stato (vedi,
ad esempio, la risposta agli uragani negli Stati Uniti). Ma,
dall'altro, ciò ripete un modello comune nell'arte di governo tipica
della Cina, in base al quale lo stato centrale, privo di strutture di
comando formali ed esecutive efficienti che si estendono fino al
livello locale, deve invece per un verso fare affidamento su una
combinazione di appelli alla mobilitazione ampiamente pubblicizzati
rivolti ai funzionari e ai cittadini locali, mentre per un altro deve
ricorrere alla somministrazione di dure punizioni ex post a coloro
che hanno risposto in maniera inadeguata (il tutto all'insegna di
misure anticorruzione). L'unica risposta veramente efficace si è
verificata in aree specifiche in cui lo stato centrale concentra la
maggior parte del suo potere e della sua attenzione, in questo caso,
Hubei in generale e Wuhan in particolare. Entro la mattina del 24
gennaio, la città era già in un vero e proprio blocco completo,
senza treni in entrata o in uscita quasi un mese dopo che il nuovo
ceppo del coronavirus era stato rilevato per la prima volta. I
responsabili della sanità nazionale hanno dichiarato che le autorità
sanitarie avrebbero avuto la possibilità di esaminare e mettere in
quarantena chiunque a propria discrezione. Oltre alle principali
città di Hubei, dozzine
di
altre città in tutta la Cina, tra cui Pechino, Guangzhou, Nanchino e
Shanghai, hanno indetto blocchi di varia entità sui movimenti di
persone e merci in entrata e in uscita dai loro confini.
In
risposta all'appello alla mobilitazione da parte dello stato
centrale, alcune località hanno preso le loro strane e severe
iniziative. Le più spaventose si sono registrate in quattro città
della provincia di Zhejiang, dove sono stati rilasciati passaporti
locali
a trenta milioni di persone, permettendo a un solo individuo per
famiglia di uscire di casa una volta ogni due giorni. Città come
Shenzhen e Chengdu hanno ordinato
la
chiusura di ogni quartiere e disposto che interi condomini fossero
soggetti alla quarantena per 14 giorni se si fosse individuato al
loro interno un singolo caso confermato del virus. Nel frattempo,
centinaia
di
persone sono state arrestate o multate per avere "diffuso voci
infondate" sulla malattia, e alcuni
di coloro che sono fuggiti dalla quarantena sono
stati arrestati e condannati a un lungo periodo di prigione – e le
carceri stesse stanno
vivendo un grave focolaio,
a causa dell'incapacità dei funzionari di isolare le persone malate
anche in un ambiente che è stato progettato per un facile
isolamento. Questo tipo di misure disperate e aggressive rispecchia
le misure prese in casi estremi di contro-insurrezione, richiamando
chiaramente le azioni dell'occupazione militare-coloniale in luoghi
come l'Algeria o, più recentemente, la Palestina. Mai prima d'ora
erano state prese su questa scala, né in megalopoli di questo tipo,
che ospitano gran parte della popolazione mondiale. La condotta
attuata con queste misure repressive offre quindi una strana sorta di
lezione per coloro che hanno in mente la rivoluzione mondiale, dal
momento che si tratta essenzialmente di una prova per le reazioni che
in una tale circostanza lo stato metterebbe in atto.
(Sulla 7° parte) – Il saggio ci mostra
quanto la Cina sia vicina. La descrizione di Wuhan e della Cina al 28
febbraio è quella dei paesi imperialisti come l'Italia nei mesi
seguenti. Anche qui i governi e lo Stato fungono da “repressori umanitari”
a fini del bene pubblico.
Ma sotto la bandiera di frenare il virus, essi mostrano con i loro interventi le crepe, frutto della loro natura borghese, della incapacità di risolvere i problemi delle masse, e nello stesso tempo il loro carattere effettivo di strumento “di guerra civile e controinsurrezione”. Viene alla luce attraverso censure e dati truccati e perfino, come è stato il caso della Cina, scene truccate, per mostrare che va/andrà tutto bene, mentre proletari e masse popolari e i tanti impegnati nella trincea della vita - Medici e operatori sanitari – vedono con i loro occhi che così non è, che questa rappresentazione di governo e Stato è l'ultima infamia di un sistema responsabile della pandemia e dei suoi effetti devastanti sulla vita delle persone.
Ma sotto la bandiera di frenare il virus, essi mostrano con i loro interventi le crepe, frutto della loro natura borghese, della incapacità di risolvere i problemi delle masse, e nello stesso tempo il loro carattere effettivo di strumento “di guerra civile e controinsurrezione”. Viene alla luce attraverso censure e dati truccati e perfino, come è stato il caso della Cina, scene truccate, per mostrare che va/andrà tutto bene, mentre proletari e masse popolari e i tanti impegnati nella trincea della vita - Medici e operatori sanitari – vedono con i loro occhi che così non è, che questa rappresentazione di governo e Stato è l'ultima infamia di un sistema responsabile della pandemia e dei suoi effetti devastanti sulla vita delle persone.
Pandemia e crisi
economica si rincorrono l'un l'altro alimentando da un lato un
obbligo alla ripresa dell'economia del capitale dall'altro la sua
impossibilità.
Va avanti la devastazione sociale delle
masse senza reddito che si aggiunge alle masse senza casa, ai
lavoratori che perdono i loro salari, i capitalisti e le
classi ad essi alleate pretendono di essere primariamente aiutate e anche “utilizzatori finali” perfino delle stesse misure per le masse
che il sistema è costretto a prendere.
(Dal saggio) Incapacità
Questa
particolare repressione beneficia del suo apparente carattere
umanitario, con lo stato cinese in grado di mobilitare una grande
quantità di gente del posto nell’aiuto a quella che è,
essenzialmente, la nobile causa di frenare la diffusione del virus.
Ma, come c’è da aspettarsi, questo tipo di repressione può
ritorcersi contro i suoi fautori. La controinsurrezione è,
dopotutto, una sorta di guerra disperata portata avanti solo quando
più solide forme di conquista, la pace sociale e l'integrazione
economica sono diventate impossibili. È un’azione costosa,
inefficiente e retrograda, che svela la più profonda incapacità di
qualsivoglia potere sia incaricato di dispiegarla – siano essi gli
interessi coloniali francesi, il decadente impero americano, o altri
poteri. Il risultato della repressione è quasi sempre una seconda
insurrezione, ferita dal contraccolpo della prima e fattasi ancora
più disperata. Qui, la quarantena difficilmente potrà mostrarsi per
quello che realmente è: guerra civile e controinsurrezione. Ad ogni
modo, la repressione si è, a modo suo, ritorta contro sé stessa.
Con gran parte dello sforzo dello stato concentrato sul controllo
delle informazioni e sulla incessante propaganda dispiegata
attraverso ogni possibile apparato mediatico, le turbolenze si sono
espresse in gran parte all'interno di quelle stesse piattaforme.
La
morte
del
Dr. Li Wenliang, uno dei primi che ha denunciato i pericoli del
virus, il 7 febbraio, scosse i cittadini rinchiusi nelle loro case in
tutto il paese. Li era uno degli otto medici vittime della retata
della polizia per aver diffuso "informazioni false"
all'inizio di gennaio, prima di contrarre lui stesso il virus. La sua
morte ha scatenato la rabbia degli internauti e una
dichiarazione di rammarico da
parte del governo di Wuhan. La gente sta iniziando a percepire che lo
stato è composto da funzionari e burocrati maldestri, che non hanno
idea di cosa fare ma che conservano ancora la faccia tosta per farlo.
[xvi]
Questo
fatto è stato inequivocabilmente dimostrato quando il sindaco di
Wuhan, Zhou Xianwang, è stato costretto ad ammettere alla
televisione di stato che il suo governo aveva ritardato il rilascio
di informazioni critiche sul virus dopo che si era verificato un
focolaio. La stessa tensione causata dall'epidemia, unita a quella
indotta dalla mobilitazione totale dello stato, ha iniziato a
rivelare alla popolazione le profonde fessure che si celano dietro
l’autoritratto che il governo dipinge di sè. In altre parole, in
circostanze come queste, le incapacità strutturali dello stato
cinese sono state rese evidenti a un numero crescente di persone che
in precedenza avrebbero preso la propaganda del governo per oro
colato.
Il
video qui sopra, girato da un abitante di Wuhan e condiviso con
Internet occidentale via Twitter a Hong Kong, è il simbolo adatto ad
esprimere il carattere fondamentale delle misure prese dallo stato.
[xvii]
Le
riprese mostrano, in sostanza, un certo numero di persone – che
sembrano essere dottori o soccorritori – mentre, indossando
l’equipaggiamento protettivo completo, si scattano una foto con la
bandiera cinese. La persona che gira il video spiega che costoro
frequentano la zona esterna a quell’edificio ogni giorno per varie
operazioni fotografiche. Il video segue poi gli uomini che si tolgono
l'equipaggiamento protettivo e si fermano a chiacchierare e fumare, e
addirittura usano una delle tute per pulire l'auto. Prima di
andarsene, uno degli uomini getta senza tante cerimonie la tuta
protettiva in un vicino bidone della spazzatura, senza nemmeno
preoccuparsi di infilarlo fino in fondo per non farlo vedere. Video
come questo si sono diffusi rapidamente prima di essere censurati:
piccoli colpi di scena nella rappresentazione esibita dallo stato.
A
un livello più fondamentale, la quarantena ha anche iniziato a
mostrare le prime ripercussioni economiche nella vita privata delle
persone. L'aspetto macroeconomico di questo processo è stato
ampiamente reso noto, con una forte riduzione della crescita cinese
che rischia di causare una nuova recessione globale, specialmente se
abbinata alla continua
stagnazione in Europa e
al recente
calo di uno dei principali indici di salute economica degli
Stati Uniti che mostra l’improvviso declino delle attività
commerciali. In tutto il mondo, le aziende cinesi e quelle
strutturalmente dipendenti dalle reti di produzione cinesi stanno ora
prendendo in considerazione le loro clausole
di "forza maggiore",
che consentono di ritardare o annullare le responsabilità di
entrambe le parti coinvolte in un contratto commerciale quando tale
contratto diventa "impossibile" da eseguire. Sebbene al
momento sia improbabile, la semplice possibilità che questo accada
ha causato una cascata di richieste di ripristino della produzione in
tutto il paese. L'attività economica, tuttavia, si è rimessa in
moto in maniera frammentaria: tutto ha ripreso a funzionare senza
intoppi in alcune aree, mentre è ancora indefinitamente sospeso in
altre. Stando alle ultime disposizioni promulgate dalle autorità
centrali, il 1° marzo è la data entro la quale tutte le aree
esterne all'epicentro dell'epidemia dovrebbero tornare al lavoro.
Altri
effetti sono stati meno visibili, anche se, probabilmente, sono molto
più importanti. Molti lavoratori immigrati, compresi quelli che
erano rimasti nelle loro città di lavoro per la Festa di Primavera o
che avevano intenzione di rientrare prima della messa in atto dei
vari blocchi, ora sono costretti a restare in un pericoloso limbo. A
Shenzhen, dove la stragrande maggioranza della popolazione è
immigrata, la gente del posto riferisce che il numero dei senzatetto
ha iniziato a salire. Ma le nuove persone che compaiono per le strade
non sono senzatetto a lungo termine: la percezione è quella che
siano state letteralmente scaricate lì e che non abbiano nessun
altro posto dove andare. Indossano ancora abiti relativamente buoni,
ma non sanno dove dormire all'aria aperta o dove trovare del cibo.
Vari edifici della città hanno visto un aumento dei piccoli furti,
principalmente di cibo (quello consegnato e depositato di fronte alla
porta di casa dei residenti in quarantena). A livello generale, dal
momento che la produzione è ferma, i lavoratori stanno perdendo i
loro salari. Nel caso delle interruzioni del lavoro, gli scenari
migliori che si prospettano sono i dormitori-quarantene come quello
imposto nello stabilimento Foxconn di Shenzhen, dove i nuovi
“rientrati” sono confinati nei loro alloggi per una settimana o
due, venendo pagati un terzo del loro normale salario e sono in
seguito autorizzati a tornare sulla loro postazione di lavoro. Le
imprese più piccole non hanno tale possibilità e persino il
tentativo del governo di dare loro piccoli
crediti probabilmente
a basso costo, a lungo andare non servirà a gran che. In alcuni casi
sembra che il virus stia semplicemente accelerando la tendenza
preesistente a delocalizzare le fabbriche, tant’è vero che aziende
come Foxconn stanno espandendo la
loro produzione in
Vietnam, India e Messico per compensare l’attuale rallentamento
produttivo.
(Sulla 8° parte) - Lo stato della borghesia, che fronteggia
il coronavirus attivando un controllo totale e una
repressione senza precedenti, come si dimostra oggettivamente
incapace di risolvere il problema del coronarirus, così evidenzia la
sua difficoltà con crisi e contraddizioni interne (compreso
quella tra autorità centrale e autorità locali) che puo' avere e
avrà nel fronteggiare 'la battaglia corpo a corpo contro
l'insurrezione'
In uno scenario quindi in cui 'tali crisi
diventeranno più comuni' e porteranno gli stati del capitale sulla
strada di modalità nuove di controinsurrezione, la risposta è la
politica comunista in grado di armarsi di teoria scientifica
aggiornata – che per noi altro non è che
marxismo-leninismo-maoismo aggiornato e applicato a 'un terreno
caratterizzato da crisi e disastri ecologici - e oggi anche microbiologici' - capace di agire in ogni condizione e quindi dentro e contro il perpetuo stato di repressione e isolamento sociale imposto alle masse
L'ordine imposto dalla borghesia per
'evitare il contagio sociale' domanda il prodursi ora lento, ora
accelerato della guerra sociale necessaria per ribellarsi ad esso, in grado progressivamente di combattere e vincere la
battaglia per mettere fine 'all'orrore senza fine' del capitale
'pandemico'.
(Dal saggio) La
guerra surreale
Nel
frattempo, la maldestra risposta precoce al virus, la scelta dello
stato di affidarsi a misure particolarmente punitive e repressive per
controllarlo e l'incapacità del governo centrale di coordinarsi in
modo efficace con i territori decentrati per il mantenimento di un
equilibrio tra produzione e quarantena, sono altrettanti indicatori
della radicale incapacità della macchina statale. Se, come
sostiene il nostro amico Lao Xie,
l'enfasi dell'amministrazione Xi è stata sulla "costruzione
dello stato", sembra che resti ancora molto da fare al riguardo.
Allo stesso tempo, se la campagna contro COVID-19 può anche essere
letta come una battaglia corpo-a-corpo contro l'insurrezione, va
notato che il governo centrale ha dimostrato di essere capace di
fornire un coordinamento efficace solo nell'epicentro dello Hubei,
mentre i provvedimenti presi per altre province – anche in località
ricche e rinomate come Hangzhou – rimangono in gran parte
scoordinati e inefficaci. Possiamo interpretare tutto ciò in due
modi: in primo luogo, come lezione sulla debolezza nascosta sotto
all’apparente solidità del potere statale; in secondo luogo, come
una messa in guardia dalla minaccia rappresentata dai provvedimenti
delle autorità locali. Infatti, quando il meccanismo dello stato
centrale è sopraffatto, il mancato coordinamento può portare a
risposte scoordinate e irrazionali.
Queste
sono lezioni importanti per un'epoca in cui la distruzione provocata
dall'accumulazione incessante [di capitale] ha esteso i propri
tentacoli sia verso l'alto, nell’atmosfera, sia verso il basso, nel
substrato microbiologico della vita sulla terra. Tali crisi
diventeranno sempre più comuni. Man mano che la secolare crisi del
capitalismo va assumendo un carattere apparentemente non economico,
nuove epidemie, carestie, inondazioni e altri disastri "naturali"
verranno usati per giustificare l'estensione del controllo statale. E
tale risposta alla crisi da parte degli stati rappresenterà una
grandiosa opportunità per sperimentare modalità nuove, ancora non
testate, di controinsurrezione. Una politica comunista coerente deve
cogliere entrambi questi fatti insieme. A livello teorico, questo
significa comprendere che la critica del capitalismo si impoverisce
ogni volta che viene separata dalle cosiddette "scienze dure".
A livello pratico, questo significa che l'unico possibile progetto
politico è quello capace di orientarsi su un terreno caratterizzato
dalla diffusione del disastro ecologico e microbiologico, e capace di
agire in questo perpetuo stato di crisi e di isolamento sociale.
Nella
Cina in quarantena iniziamo a intravvedere, abbozzato, un simile
scenario: le strade vuote di fine inverno spolverate di neve non
calpestata, le facce illuminate dal telefono che scrutano fuori dalle
finestre, casuali barricate con un piccolo numero di infermiere al
lavoro o di poliziotti o di volontari o semplicemente di attori,
pagati per issare bandiere e dirti di indossare la mascherina e
tornare a casa. Il contagio è sociale. Quindi, non dovrebbe
sorprendere che l'unico modo per combatterlo in una fase così
avanzata sia quello di scatenare una sorta di guerra surrealista
contro la società stessa. Non riunitevi, non provocate il caos. Ma
il caos si può provocare anche in una situazione di isolamento.
Mentre i forni di tutte le fonderie si raffreddano cedendo il posto,
prima, a braci leggermente scoppiettanti, poi, a ceneri fredde come
la neve, non si può impedire a queste tante isolate disperazioni di
uscire dalla quarantena per dare forma, insieme, ad un caos ancora
più grande che potrebbe un giorno risultare difficile da contenere,
come questo contagio sociale.
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