per le amministrazioni comunali soldi da usare per il consenso elettorale e la tenuta istituzionale
per il capitale dentro la circolazione per tirar su i consumi come volano della ripresa
per altri come Grillo si tratta di reddito 'universale' per tornare a dire qualcosa dopo che la sua creatura è divenuta tappezzeria della borghesia e dei suoi governi
per i sindaci alla De Magistris è "reddito di quarantena"
per tante realtà di lotta è... la stessa cosa.
De Magistris: «La crisi va fermata con i comuni. Serve il reddito di quarantena»
Il sindaco Luigi de Magistris. «Il governo è intervenuto solo sabato. C’è il rischio che le città falliscano»
Come valuta i 400 milioni stanziati dal decreto del presidente del Consiglio, sabato scorso, per affrontare il disagio sociale?
Intanto Napoli si era già mossa: la scorsa settimana abbiamo deliberato il fondo comunale di solidarietà «Cuore di Napoli» e siamo partiti. Esprimo un giudizio positivo sull’intervento del governo, che comunque è un’anticipazione di risorse già dovute. A Napoli toccano circa 7 milioni e 600mila euro, non sono sufficienti ma meglio di niente. Nel conto andranno anche i fondi del comune
e le donazioni private, in un paio di settimane contiamo di arriva a una decina di milioni. Contestualmente, con il servizio «Insieme, mai soli» attivo allo 0817955555, abbiamo realizzato un Banco alimentare per chi è in emergenza. Attraverso l’anagrafe dei censiti dai servizi sociali raggiungiamo le fasce che sappiamo essere in difficoltà e, attraverso il telefono rosso, cerchiamo di intercettare i non censiti, quelli che vivevano di lavoro sommerso.
Naturalmente gli aiuti alimentari non bastano per superare la crisi.
Ci vuole una risposta politica: il reddito di quarantena da aprile a luglio, data in cui termina l’emergenza nazionale. A Napoli non ci sono solo i cassintegrati e le partite Iva, ma c’è anche un’economia dell’arrangiarsi, con il reddito di quarantena è possibile evitare che le persone vengano sfamate dagli usurai e dalla criminalità organizzata. O dai politicanti di giornata che si presentano dicendo «ti porto io il pacco di pasta a casa». Dopo l’epidemia sanitaria, rischiamo che quella sociale inneschi un contagio criminale: i clan hanno liquidità, niente burocrazia e sanno dove bussare. La città finora ha retto: nonostante tanti allarmi diffusi, non c’è stato un tema di ordine pubblico.
I comuni del Nord chiedono un differente riparto del fondo con più risorse verso l’epicentro del contagio.
Il criterio dell’indice di povertà mi pare corretto per assegnare i fondi, che comunque sono pochi. Nessuno può negare che alcune aree del paese sono molto in sofferenza, il dramma è anche più grave perché esiste molta povertà non censita. A Napoli il comune, le reti si solidarietà civica, il volontariato, il privato sociale, il mondo religioso, le categorie economiche sono in campo per cercare di non lasciare indietro nessuno.
Sindaco, al governo chiede più attenzione per le città?
I comuni sono stati lasciati totalmente soli. Le prime parole importanti del presidente del Consiglio sono di sabato scorso, quando ha riconosciuto il protagonismo dei sindaci nella tenuta democratica e la coesione sociale del paese. Il governo però deve interviene subito, entro 15 giorni, dando un segnale forte di sostegno ai comuni: taglio del debito storico, maggiore liquidità, diminuzione di vincoli come il Fondo crediti di dubbia esigibilità che va ridotto di moltissimo. Altrimenti i municipi falliranno e si produrrà altra macelleria sociale. Non mi riferisco solo ai dipendenti ma a servizi essenziali come i rifiuti, le politiche sociali. L’esecutivo deve agire su più fronti, come una ragnatela di salvaguardia nazionale. In questo momento l’Europa non si sa se c’è, governo e regioni litigano, i comuni restano in campo per contenere il disastro economico e sociale. I più esposti sono quelli del Sud, molti in dissesto o pre-dissesto.
Capitolo dispositivi di protezione: a Napoli ci sono?
Quando ci siamo resi conto che non arrivava nulla ci siamo mossi a prescindere, non potevamo lasciare vigili, netturbini, quanti lavorano nei dormitori o con gli homeless senza presidi. I Dpi sono arrivati grazie anche alle nostre iniziative e alla comunità cinese locale. Li abbiamo dati pure ai medici di famiglia, lasciati senza difese. Un giorno all’improvviso sono venuti fuori i sostenitori della sanità pubblica, quando per anni è stata sistematicamente smantellata.
Intanto Napoli si era già mossa: la scorsa settimana abbiamo deliberato il fondo comunale di solidarietà «Cuore di Napoli» e siamo partiti. Esprimo un giudizio positivo sull’intervento del governo, che comunque è un’anticipazione di risorse già dovute. A Napoli toccano circa 7 milioni e 600mila euro, non sono sufficienti ma meglio di niente. Nel conto andranno anche i fondi del comune
e le donazioni private, in un paio di settimane contiamo di arriva a una decina di milioni. Contestualmente, con il servizio «Insieme, mai soli» attivo allo 0817955555, abbiamo realizzato un Banco alimentare per chi è in emergenza. Attraverso l’anagrafe dei censiti dai servizi sociali raggiungiamo le fasce che sappiamo essere in difficoltà e, attraverso il telefono rosso, cerchiamo di intercettare i non censiti, quelli che vivevano di lavoro sommerso.
Naturalmente gli aiuti alimentari non bastano per superare la crisi.
Ci vuole una risposta politica: il reddito di quarantena da aprile a luglio, data in cui termina l’emergenza nazionale. A Napoli non ci sono solo i cassintegrati e le partite Iva, ma c’è anche un’economia dell’arrangiarsi, con il reddito di quarantena è possibile evitare che le persone vengano sfamate dagli usurai e dalla criminalità organizzata. O dai politicanti di giornata che si presentano dicendo «ti porto io il pacco di pasta a casa». Dopo l’epidemia sanitaria, rischiamo che quella sociale inneschi un contagio criminale: i clan hanno liquidità, niente burocrazia e sanno dove bussare. La città finora ha retto: nonostante tanti allarmi diffusi, non c’è stato un tema di ordine pubblico.
I comuni del Nord chiedono un differente riparto del fondo con più risorse verso l’epicentro del contagio.
Il criterio dell’indice di povertà mi pare corretto per assegnare i fondi, che comunque sono pochi. Nessuno può negare che alcune aree del paese sono molto in sofferenza, il dramma è anche più grave perché esiste molta povertà non censita. A Napoli il comune, le reti si solidarietà civica, il volontariato, il privato sociale, il mondo religioso, le categorie economiche sono in campo per cercare di non lasciare indietro nessuno.
Sindaco, al governo chiede più attenzione per le città?
I comuni sono stati lasciati totalmente soli. Le prime parole importanti del presidente del Consiglio sono di sabato scorso, quando ha riconosciuto il protagonismo dei sindaci nella tenuta democratica e la coesione sociale del paese. Il governo però deve interviene subito, entro 15 giorni, dando un segnale forte di sostegno ai comuni: taglio del debito storico, maggiore liquidità, diminuzione di vincoli come il Fondo crediti di dubbia esigibilità che va ridotto di moltissimo. Altrimenti i municipi falliranno e si produrrà altra macelleria sociale. Non mi riferisco solo ai dipendenti ma a servizi essenziali come i rifiuti, le politiche sociali. L’esecutivo deve agire su più fronti, come una ragnatela di salvaguardia nazionale. In questo momento l’Europa non si sa se c’è, governo e regioni litigano, i comuni restano in campo per contenere il disastro economico e sociale. I più esposti sono quelli del Sud, molti in dissesto o pre-dissesto.
Capitolo dispositivi di protezione: a Napoli ci sono?
Quando ci siamo resi conto che non arrivava nulla ci siamo mossi a prescindere, non potevamo lasciare vigili, netturbini, quanti lavorano nei dormitori o con gli homeless senza presidi. I Dpi sono arrivati grazie anche alle nostre iniziative e alla comunità cinese locale. Li abbiamo dati pure ai medici di famiglia, lasciati senza difese. Un giorno all’improvviso sono venuti fuori i sostenitori della sanità pubblica, quando per anni è stata sistematicamente smantellata.
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