Torino
In sciopero gli operai dell'Avio Aero: "Produrre motori per aerei non è essenziale oggi"
Bloccati gli stabilimenti di Rivalta e Borgaretto nel Torinese. Il decreto consente di continuare il lavoro
Otto
ore di sciopero per tenere chiusi gli stabilimenti di Rivalta e
Borgaretto dell'Avio Aero. L'azienda, sfruttando uno dei punti
dell'ultimo decreto del premier Conte per bloccare l'attività
produttiva, non vuole fermare la produzione: al punto "h" del
dispositivo dell'esecutivo è previsto che le produzioni aerospaziali e
militari possano proseguire. "C'era già grande tensione la scorsa
settimana perché uno dei dipendenti era risultato positivo al tampone -
racconta Valter Vergnano della Fiom - dato che di motori per aerei, che
siano civili o militari, ci sembra che in questo momento non ci sia gran
bisogno, abbiamo deciso di proclamare sciopero".
Adesione quasi al cento per cento. In altre aziende del settore, come a Leonardo, avevano già deciso la scorsa settimana di sospendere l'attività fino a mercoledì 25 marzo, tranne che per produzioni particolari. E' probabile che lo stop con un nuovo accordo sindacali, venga prorogato fino al 3 aprile.
Hanno scioperato anche i lavoratori della Alessio Tubi e della Officine Vica, con adesioni altissime, per protestare contro le decisioni aziendali di proseguire normalmente l’attività su produzioni che non sono essenziali. La Alcar e la Brugnago hanno deciso di sospendere le attività dopo la dichiarazione di sciopero. "gli scioperi si inseriscono nel quadro della mobilitazione nazionale unitaria per ottenere modifiche al decreto e all’elenco dei codici Ateco contenuti nell’allegato 1 al decreto del 22 marzo 2020 che – cedendo alle pressioni di Confindustria - ha allargato i comparti e le produzioni “essenziali” ben oltre il perimetro accettabile, continuando inutilmente ad esporre quei lavoratori al rischio di contagio.
Adesione quasi al cento per cento. In altre aziende del settore, come a Leonardo, avevano già deciso la scorsa settimana di sospendere l'attività fino a mercoledì 25 marzo, tranne che per produzioni particolari. E' probabile che lo stop con un nuovo accordo sindacali, venga prorogato fino al 3 aprile.
Hanno scioperato anche i lavoratori della Alessio Tubi e della Officine Vica, con adesioni altissime, per protestare contro le decisioni aziendali di proseguire normalmente l’attività su produzioni che non sono essenziali. La Alcar e la Brugnago hanno deciso di sospendere le attività dopo la dichiarazione di sciopero. "gli scioperi si inseriscono nel quadro della mobilitazione nazionale unitaria per ottenere modifiche al decreto e all’elenco dei codici Ateco contenuti nell’allegato 1 al decreto del 22 marzo 2020 che – cedendo alle pressioni di Confindustria - ha allargato i comparti e le produzioni “essenziali” ben oltre il perimetro accettabile, continuando inutilmente ad esporre quei lavoratori al rischio di contagio.
Nell’Astigiano
E nella fase che porta alla chiusura i sindacati riconoscono «le
eccezioni che riguardano le attività necessarie per mettere in sicurezza
gli impianti ed altre, eventuali inderogabili e documentabili
attività».
nel
Canellese dove aziende dell’enomeccanico ritengono di poter rientrare nei
servizi essenziali in quanto legate a quelle dell’
agroalimentare e chiedono una deroga.«La situazione è diventata
ingestibile con aziende ormai chiuse da giorni ed
altre senza una reale necessità continuano a lavorare mettendo a rischio
la salute delle maestranze - spiega
Mamadou Seck, segretario Fiom - Ad oggi, abbiamo
32 aziende chiuse con cassa Covid-19 :
sette che chiuderanno dal 25 ed altre
11 che hanno deciso di continuare l’attività produttiva. Invitiamo le istituzioni a fermare le aziende non interessate».Tra le principali, c’è già lo stop di
Gate, Dierre, Util e Ocava,
Marcegaglia Blutec. Dal 25 Lagor, Cbs, Fondalpress e Tubosider.
“Ex Embraco, perchè non produrre mascherine per il coronavirus?”
se nei capannoni della Ex Embraco di Riva presso
Chieri si cominciassero a produrre mascherine, respiratori e qualunque
altra apparecchiatura sanitaria serva in questo momento di emergenza
coronavirus?“I capannoni sono vuoti di macchinari, ma
l’impiantistica c’è – sottolinea Ugo Bolognesi della Fiom -. Se un
imprenditore porta qui la sua produzione, si montano le catene di
montaggio e si può cominciare a produrre in tempi brevissimi”. Avendo a
disposizione una manodopera molto preparata, con anni e anni di
esperienza, come sono tutti i 409 operai ex Embraco: “Non è una cosa da
poco – sottolinea Benevento -, sono pronti per lavorare su qualunque
prodotto”. E non chiedono altro: “La situazione di questi operai è
drammatica – ricorda Bolognesi – con lo spettro della cassa integrazione
che scade a luglio. Sarebbe un crimine non prorogarla”.
«Noi siamo pronti»
Ieri sera tra gli operai serpeggiava un velato entusiasmo: “Noi siamo pronti – dice Gianluca Ugliola, carrellista dal ’95 alla Ex Embraco -, per mettere l’attrezzatura e tutto il resto basta una settimana, come hanno realizzato in 10 giorni l’ospedale alla fiera di Milano. Basta la buona volontà e la voglia di essere utili al prossimo e tutto si può realizzare. Vorrei anche sommessamente ricordare che per farci firmare il passaggio di azienda ci hanno messo poco tempo con grandi progetti e tante promesse. Tutto rivelatosi un grande bluff”.
Ieri sera tra gli operai serpeggiava un velato entusiasmo: “Noi siamo pronti – dice Gianluca Ugliola, carrellista dal ’95 alla Ex Embraco -, per mettere l’attrezzatura e tutto il resto basta una settimana, come hanno realizzato in 10 giorni l’ospedale alla fiera di Milano. Basta la buona volontà e la voglia di essere utili al prossimo e tutto si può realizzare. Vorrei anche sommessamente ricordare che per farci firmare il passaggio di azienda ci hanno messo poco tempo con grandi progetti e tante promesse. Tutto rivelatosi un grande bluff”.
I padroni, sotto l'attacco degli scioperi chiedono l’inserimento nel decreto sulla
“causa di forza maggiore” che possa giustificare la chiusura e che
eliminerebbe le penali nei confronti di multinazionali che aspettano la
merce.
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