martedì 24 marzo 2020

pc 24 marzo - Nelle fabbriche avanza lo sciopero

Torino

In sciopero gli operai dell'Avio Aero: "Produrre motori per aerei non è essenziale oggi"
Bloccati gli stabilimenti di Rivalta e Borgaretto nel Torinese. Il decreto consente di continuare il lavoro
Otto ore di sciopero per tenere chiusi gli stabilimenti di Rivalta e Borgaretto dell'Avio Aero.  L'azienda, sfruttando uno dei punti dell'ultimo decreto del premier Conte per bloccare l'attività produttiva, non vuole fermare la produzione: al punto "h" del dispositivo dell'esecutivo è previsto che le produzioni aerospaziali e militari possano proseguire. "C'era già grande tensione la scorsa settimana perché uno dei dipendenti era risultato positivo al tampone - racconta Valter Vergnano della Fiom - dato che di motori per aerei, che siano civili o militari, ci sembra che in questo momento non ci sia gran bisogno, abbiamo deciso di proclamare sciopero".
Adesione quasi al cento per cento. In altre aziende del settore, come a Leonardo, avevano già deciso la scorsa settimana di sospendere l'attività fino a mercoledì 25 marzo, tranne che per produzioni particolari. E' probabile che lo stop con un nuovo accordo sindacali, venga prorogato fino al 3 aprile.
Hanno scioperato anche i lavoratori della Alessio Tubi e della Officine Vica, con adesioni altissime, per protestare contro le decisioni aziendali di proseguire normalmente l’attività su produzioni che non sono essenziali. La Alcar e la Brugnago hanno deciso di sospendere le attività dopo la dichiarazione di sciopero. "gli scioperi si inseriscono nel quadro della mobilitazione nazionale unitaria per ottenere modifiche al decreto e all’elenco dei codici Ateco contenuti nell’allegato 1 al decreto del 22 marzo 2020 che – cedendo alle pressioni di Confindustria - ha allargato i comparti e le produzioni “essenziali” ben oltre il perimetro accettabile, continuando inutilmente ad esporre quei lavoratori al rischio di contagio.

Nell’Astigiano 
sciopero nel comparto metalmeccanico con lavoratori che non si sono presentati in fabbrica
E nella fase che porta alla chiusura i sindacati riconoscono «le eccezioni che riguardano le attività necessarie per mettere in sicurezza gli impianti ed altre, eventuali inderogabili e documentabili attività».
nel Canellese dove aziende dell’enomeccanico ritengono di poter rientrare nei servizi essenziali in quanto legate a quelle dell’ agroalimentare e chiedono una deroga.«La situazione è diventata ingestibile con aziende ormai chiuse da giorni ed altre senza una reale necessità continuano a lavorare mettendo a rischio la salute delle maestranze - spiega Mamadou Seck, segretario Fiom - Ad oggi, abbiamo 32 aziende chiuse con cassa Covid-19 : sette che chiuderanno dal 25 ed altre 11 che hanno deciso di continuare l’attività produttiva. Invitiamo le istituzioni a fermare le aziende non interessate».Tra le principali, c’è già lo stop di Gate, Dierre, Util e Ocava, Marcegaglia Blutec. Dal 25 Lagor, Cbs, Fondalpress e Tubosider.

“Ex Embraco, perchè non produrre mascherine per il coronavirus?”
se nei capannoni della Ex Embraco di Riva presso Chieri si cominciassero a produrre mascherine, respiratori e qualunque altra apparecchiatura sanitaria serva in questo momento di emergenza coronavirus?“I capannoni sono vuoti di macchinari, ma l’impiantistica c’è – sottolinea Ugo Bolognesi della Fiom -. Se un imprenditore porta qui la sua produzione, si montano le catene di montaggio e si può cominciare a produrre in tempi brevissimi”. Avendo a disposizione una manodopera molto preparata, con anni e anni di esperienza, come sono tutti i 409 operai ex Embraco: “Non è una cosa da poco – sottolinea Benevento -, sono pronti per lavorare su qualunque prodotto”. E non chiedono altro: “La situazione di questi operai è drammatica – ricorda Bolognesi – con lo spettro della cassa integrazione che scade a luglio. Sarebbe un crimine non prorogarla”. 
«Noi siamo pronti»
Ieri sera tra gli operai serpeggiava un velato entusiasmo: “Noi siamo pronti – dice Gianluca Ugliola, carrellista dal ’95 alla Ex Embraco -, per mettere l’attrezzatura e tutto il resto basta una settimana, come hanno realizzato in 10 giorni l’ospedale alla fiera di Milano. Basta la buona volontà e la voglia di essere utili al prossimo e tutto si può realizzare. Vorrei anche sommessamente ricordare che per farci firmare il passaggio di azienda ci hanno messo poco tempo con grandi progetti e tante promesse. Tutto rivelatosi un grande bluff”.

I padroni, sotto l'attacco degli scioperi chiedono  l’inserimento nel decreto sulla “causa di forza maggiore” che possa giustificare la chiusura e che eliminerebbe le penali nei confronti di multinazionali che aspettano la merce. 

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