lunedì 23 marzo 2020

pc 23 marzo - Coronavirus, l’urlo delle famiglie con disabili: «Ci state seppellendo vivi» - «Il Cura Italia? Ci considera cittadini di serie C»

Il problema dell'assistenza alle persone disabili gravi non deve essere scaricata tutta sulle famiglie che non devono essere "supplenti" del lavoro di cura che ricade soprattutto peraltro sulle spalle della maggioranza delle donne, di questo Stato borghese e del governo al suo servizio.

Il decreto Cura-Italia, con la chiusura dei centri di assistenza diurni per esempio, non risolve affatto il problema dell'assistenza delle persone disabili gravi, lasciando alla "buona volontà" degli operatori che dovrebbero fare assistenza domiciliare senza alcun dispositivo di sicurezza che le coop non forniscono e che le famiglie non hanno, ma in molti casi le coop hanno sospeso i servizi.
Le misure restrittive poi adottate su tutto il territorio nazionale e in particolare in regioni come la Sicilia dove ora è vietato fare anche una breve passeggiata vicino alla propria abitazione, seppur con le dovute misure precauzionali, aggrava la vita quotidiana di tante persone disabili che hanno necessità per la loro condizione psico-fisica di stare anche un poco all'aria aperta durante il giorno.

L’articolo 47 del decreto Cura-Italia : «L’Azienda sanitaria locale, può, d’accordo con gli enti gestori dei centri diurni socio-sanitari e sanitari di cui al comma 1, attivare interventi non differibili in favore delle persone con disabilità ad alta necessità di sostegno sanitario, ove la tipologia delle prestazioni e l’organizzazione delle strutture stesse consenta il rispetto delle previste misure di contenimento», è assolutamente insufficiente, davanti alla condizione grave di vita delle persone disabili 

Come scrive giustamente una madre "Il ‘può’ non esiste dovrebbe essere un dovere"

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Stralci da L'Espresso

La denuncia dei caregiver: «I nostri figli hanno bisogno di assistenza 24 ore su 24. Gli infermieri non vengono più nelle nostre case, non abbiamo aiuti. E il decreto del Governo ci considera cittadini di serie C»
"...Per chi ha bisogno di assistenza infermieristica h2 è veramente un dramma. Chiaramente si è data priorità agli ospedali ma per tutte quelle persone ospedalizzate a domicilio ci sono grosse difficoltà. Non ci sono mascherine,
guanti. Lo sappiamo e le cooperative che hanno a carico i servizi non distribuiscono i dispositivi agli operatori che a loro volta non effettuano la prestazione e le famiglie si trovano isolate da qualche giorno. Hanno deciso di sospendere il servizio" dice Loredana Fiorini è la presidente dell’associazione Onlus Hermes che si occupa di persone con disabilità complesse ed è anche un’infermiera, divisa in questi giorni tra l’ospedale e i bisogni di suo figlio Davide affetto da tetraparesi spastica


Gli operatori spesso presi dal panico, se ne vanno e abbandonano famiglia. Come racconta Sara Bonanno, unica caregiver di Simone, un giovane ormai adulto con una gravissima disabilità, che richiede assistenza continua, 24 ore su 24: «Non ce l’ho con gli operatori. Non hanno un contratto che li obbliga a venire, sono tutti a partita iva e malpagati. Ma quelle come me vivono una situazione tragica».

Sara commenta anche la proposta avanza dall’onorevole Mara Carfagna (Forza Italia), quella di un assegno di 500 euro a favore dei familiari che si prendono cura h24 dei propri cari disabili: «Che gli dice il cervello? Venissero a vedere come viviamo. Pensano di darci i soldi e che con questi risolviamo tutto. Gli operatori non ci sono o non vengono per paura di ammalarsi. Se lo Stato non vuole occuparsi di noi lo dica. Ci dia la sedazione profonda, sia a me che a mio figlio, lo dicano, ce ne andremo dignitosamente e senza soffrire così tanto»

«Il Cura Italia? Ci considera cittadini di serie C»
Nel decreto «Cura Italia» si legge all’articolo 47: «L’Azienda sanitaria locale, può, d’accordo con gli enti gestori dei centri diurni socio-sanitari e sanitari di cui al comma1, attivare interventi non differibili in favore delle persone con disabilità ad alta necessità di sostegno sanitario, ove la tipologia delle prestazioni e l’organizzazione delle strutture stesse consenta il rispetto delle previste misure di contenimento»...«Il ‘può’ non esiste dovrebbe essere un dovere»

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