domenica 22 marzo 2020

pc 22 marzo - Il Governo mentre annuncia il decongestionamento delle carceri teme nuove rivolte... - A cura di SRP

dal sole 24 ore 

Al Capo della Polizia Franco Gabrielli basta una nota stringata per lanciare l'allarme sul rischio di nuove rivolte nelle carceri italiane. Questa volta – rispetto a quelle scoppiate due settimane fa – con l'aggravante di un possibile appoggio esterno da parte delle famiglie dei detenuti e di gruppi anarchici.
La missiva del Capo della Polizia, datata 20 marzo – e indirizzata ai prefetti, ai questori, all'Arma dei Carabinieri, della Gdf, Polizia di prevenzione e direzione centrale anticrimine ma non al Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria e ai direttori degli istituti di pena – fa seguito alla decisione del Governo di prolungare il divieto di colloqui tra detenuti e loro familiari. Il divieto sarebbe scaduto il 23 marzo.
Nella nota del Dipartimento per la pubblica sicurezza del Viminale si legge che «non si può escludere che la circostanza (divieto di colloqui, ndr) possa innescare nuove eclatanti contestazioni dei detenuti, cui potrebbero aggiungersi

iniziative esterne da parte dei familiari, con il convergente interesse delle diverse anime del movimento anarchico, già protagonista di campagne anti carcerarie, culminate in manifestazioni estemporanee ed azioni improntate all'illegalità».
Il Dipartimento per la pubblica sicurezza invita prefetti e questori a dare impulso all'attività informativa al fine di acquisire notizie utili a calibrare l'attività di governo e di gestione dell'ordine pubblico. In particolare prefetti e questori sono invitati ad adottare da subito misure adeguate per prevenire assembramenti all'esterno degli istituti penitenziari (anche per rispettare le regole imposte dall'emergenza coronavirus).


E intanto Bonafede e Basentini sono denunciati per procurata epidemia nelle carceri
Il reato ipotizzato è quello di procurata epidemia colposa mediante omissione». La denuncia è stata presentata dai dirigenti del Partito Radicale Maurizio Turco, Segretario; Irene Testa, Tesoriere, Rita Bernardini e Giuseppe Rossodivita, membri del Consiglio generale.
In contrasto con il distanziamento sociale adottato per contenere l’epidemia, il Dap ha ordinato agli agenti penitenziari, di «continuare a prestare servizi (ndr. a contatto con i detenuti) anche nel caso in cui abbiano avuto contatti con persone contagiate o che si sospetti siano state contagiate». Il ministro Bonafede invece, «con colpa, dovuta ad imperizia ed imprudenza», «ha scelto di proporre interventi del tutto inadeguati quanto al mondo penitenziario – gli unici adeguati allo stato sono rappresentati dal distanziamento sociale come la Comunità scientifica mondiale sta da settimane ripetendo», «pur di non rinunciare all’identità politico/elettorale del suo partito di riferimento in materia di giustizia».
Intanto il disagio per i provvedimenti di Bonafede cresce. Nelle carceri monta la rabbia, soffocata nella violenza. «Grande preoccupazione per le numerose segnalazioni di violenze e abusi che sarebbero stati perpetrati ai danni di persone detenute a noi arrivate negli ultimi giorni». A dirlo è Patrizio Gonnella, presidente di Antigone. «Le segnalazioni – sottolinea Simona Filippi, avvocato dell’associazione – hanno riguardato alcune carceri, tra le quali quella di Milano-Opera. Dove ben otto diverse persone (madri, sorelle, compagne di detenuti) si sono rivolte ad Antigone raccontando quanto sarebbe stato loro comunicato da congiunti o altri contatti interni.

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