venerdì 27 marzo 2020

pc 27 marzo - FAME DI ARIA... - Cosa succede nei quartieri della metropoli della Regione Lombardia epicentro di epidemia di coronavirus?

In questo periodo stiamo cercando di mantenere i contatti con compagne/i, lavoratori, donne dei quartieri. Riportiamo alcune questioni emerse.

Dal quartiere Isola (quartiere che ha subito negli ultimi anni una trasformazione urbanistica e sociale profonda): strade deserte; file ai supermercati, i piccoli supermercati mancano di tanti articoli, probabilmente perchè non hanno a disposizione una logistica e/o un’organizzazione che permette loro di potersi rifornire in poco tempo; smart working per lavoratrici di call center, cercano di imporre le ferie; per lavoratori, tecnici dello spettacolo, con diverse mansioni, già precari in tempi “normali” oggi si ritrovano senza reddito. Difficile riuscire ad organizzarsi in queste condizioni, anche per le caratteristiche di questo tipo di lavoro.
Chi riuscirà a sopravvivere? Chi convive o vive ancora nella famiglia d’origine. La famiglia, nelle diverse forme, si conferma come un anello indispensabile per la cura (vedremo meglio più avanti), sostentamento, soluzione di tutti problemi e, in essa, naturalmente il ruolo delle donne. Si evidenzia fortemente quanto affermiamo a proposito dei femminicidi: questo sistema impone fortemente alle
donne di stare incatenate alla famiglia e la pandemia sembra confermarlo e rafforzarlo fortemente.
Le campagne ad arte da un lato, porta a diffidare, aver paura degli altri, dall’altro servono a distogliere l’attenzione dai problemi reali, oltre che infantilizzare. 
Sul fronte della mobilità quanto successo a Milano gravissimo, a fronte di circa 300.000 lavoratori che si muovono ATM riduce le corse con il conseguente sovraffollamento nelle ore di punta. Altro che mantenere la distanza di un metro!

Da Baggio: se già prima dell’epidemia i pazienti venivano dimessi appena possibile subito dopo l’intervento, con l’epidemia questo processo si è accentuato: naturalmente sulle famiglie tutto il peso della gestione post operatoria che comporta accompagnare ai vari controlli, organizzare a casa la fisioterapia, la cura infermieristica, etc. con tutte le complicazioni del caso. 
Per i genitori anziani che si trovano nelle RSA si possono solo portare vestiti o altro da lasciare in portineria. Il fenomeno, già tristemente noto di persone morte in solitudine in questa situazione si sta moltiplicando. (vedi anche i tanti che sono in casa in quarantena da soli). Chiusi i servizi per i diversamente abili. D'altra parte si sta drammaticamente abbassando l’età dei malati.

Da S.Siro: almeno due interi nuclei familiari trasportati in ospedale perché ammalati. Nel quartiere non circola nessuno. Solidarietà all’interno del quartiere: chi si offre di portare a chi è bene limiti le uscite il più possibile da casa spesa. Tutto chiuso a parte alimentari. Vi è solidarietà nei condomini che intervengono a sostegno e a parziale soluzione di problemi di assistenza. Questa solidarietà viene espressa in qualche misura anche verso gli operatori della sanità: uno va a fare la spesa raccogliendo le necessità di altri condomini, per risparmiare mascherine: ”servono agli operatori sanitari, lasciamole a loro!”
Nelle RSA (ma riguarda le strutture sanitarie in generale) gli addetti alle pulizie, anche durante questa emergenza devono portarsi a casa le divise da lavare, quando nelle strutture ci sono le attrezzature per la sanificazione; questo aumenta il rischio per i familiari dei lavoratori. 
Naturalmente il problema dei DPI, a partire dalle mascherine, dei turni di lavoro, non vengono sostituiti i lavoratori ammalati, il problema dei tamponi è drammaticamente comune a tutte le strutture sanitarie e di assistenza. Arriva anche la conferma di dimissioni “precoci” con tutte le complicazioni del caso, soprattutto quando il pazienze vive da solo. Nelle farmacie, oltre a mascherine, mancano alcune medicine. 
A proposito di accesso a forme di sostegno da parte di lavoratori precari, che hanno perso il posto, si rischia di assistere a una guerra tra poveri perché per poter accedere a questi strumenti è necessario avere lo spid, ma per Poste non è un servizio essenziale. Inoltre, naturalmente queste misure non coprono tutti i lavoratori a cominciare dai lavoratori in nero. 
Sono spariti, in seguito alle ordinanze, le donne rom che all’ingresso dei supermercati etc chiedevano l’elemosina, se già era al limite della sopravvivenza la loro condizione, oggi sarà la fame. 

Sul fronte scuola: l’epidemia e la sospensione delle attività didattiche pongono diversi problemi sia sul fronte dei lavoratori che degli studenti. Intanto, la chiusura dell’anno scolastico: il ministero sembra andare nella direzione di trovare forme di valutazioni con la didattica a distanza, ma questo naturalmente non fa i conti con: 1) alunni che non hanno computer, connessioni etc, ma anche gli insegnanti non è detto che abbiano e/o siano in grado di utilizzare gli strumenti informatici. Inoltre, si delinea l’uso di piattaforme a pagamento. Comunque si determina discriminazione.

Importante quello che sta avvenendo nei posti di lavoro, fabbriche con scioperi, fermate contro il mantenimento della produzione a scapito della salute etc.
Anche per i lavoratori della distribuzione la situazione è difficile; in molti sono in malattia e/o usufruiscono di permessi di vario tipo per cui il maggior carico di lavoro si scarica su tutti gli altri, per non parlare della scarsità di dispositivi di protezione individuale che, comunque, determinano grande preoccupazione, tensione e ansia.

Da una compagna di proletari comunisti di Milano

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