lunedì 23 marzo 2020

pc 23 marzo - Genova - Padroni e Regione lavorano in tandem per mantenere aperto il più possibile, ai danni della salute dei lavoratori

I lavoratori di Ilva, Ansaldo, Fincantieri e Leonardo, ad esempio dovrebbero rimanere a casa, perché non strategici in questo momento per l’Italia. Esaote invece, che produce macchinari medicali, rientra nelle attività necessarie e continuerà ad essere operativa.
I padroni vogliono invece tenere aperto il più possibile «Troppa confusione, le attività strategiche per il Paese e per la Liguria non possono essere definite da un codice burocratico» spiega il numero uno di Confindustria Genova Giovanni Mondini. «La lavorazione dell’acciaio ad esempio è necessaria per la filiera che produce apparecchi che servono alla sanità e per quella alimentare che invece potranno continuare a produrre. Come si fa a sostenere che non sia fondamentale?».

Il riferimento è alle attività di Arcelor Mittal, ex Ilva. Gli stabilimenti di Cornigliano a Genova quindi chiuderanno perché non compresi nel codice Ateco, anche se «rimarrà un presidio di sicurezza negli impianti» soprattutto in vista delle 48 ore che il governo concede per chiudere completamente sino al 3 aprile gli impianti ed eventualmente spedire la merce in magazzino. La sorte della lavorazione dell’acciaio era già stata però segnata dalla firma dell’accordo di cassa integrazione per l’emergenza coronavirus proprio ieri pomeriggio.

I capannoni di Ansaldo Energia rimarranno chiusi anche se l’azienda, come per gli ex Ilva, aveva già chiesto il ricorso agli ammortizzatori sociali.
La Leonardo invece vuole salvaguardare la divisione della cyber security, legata cioè alle attività militari e della difesa.
La Regione guidata dal paraleghista Toti è dalla parte della Confindustria
Voglio capire perché dal decreto è rimasta fuori qualche azienda che invece è strategica per il nostro sistema produttivo» dice l’assessore allo sviluppo economico della Regione Andrea Benveduti. 
Oggi c'èuna riunione Confindustria Così questa mattina verrà scritto il primo elenco di attività che potrebbero riaprire i battenti e che sarà poi inviato al Prefetto.
«Dobbiamo guardare alla salute del lavoratori - tuona Bruno Manganaro, il leader della Fiom genovese - Non conviene tirare la corda perchè siamo pronti allo sciopero. Oggi molte aziende non sono in grado di garantire la sicurezza sul posto di lavoro: non si trovano le mascherine e effettuare la sanificazione è diventato difficile». 

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