I lavoratori di
Ilva, Ansaldo, Fincantieri e Leonardo, ad esempio
dovrebbero rimanere a casa, perché non strategici in questo momento per
l’Italia. Esaote invece, che produce macchinari medicali, rientra nelle
attività necessarie e continuerà ad essere operativa.
I padroni vogliono invece tenere aperto il più possibile «Troppa confusione,
le attività strategiche per il Paese e per la Liguria non possono essere
definite da un codice burocratico» spiega il numero uno di
Confindustria Genova
Giovanni Mondini. «La lavorazione dell’acciaio ad
esempio è necessaria per la filiera che produce apparecchi che servono
alla sanità e per quella alimentare che invece potranno continuare a
produrre. Come si fa a sostenere che non sia fondamentale?».
Il riferimento è alle attività di Arcelor Mittal, ex Ilva. Gli
stabilimenti di Cornigliano a Genova quindi chiuderanno perché non
compresi nel codice Ateco, anche se «rimarrà un presidio di sicurezza
negli impianti» soprattutto in vista delle 48 ore che il governo concede per chiudere
completamente
sino al 3 aprile gli impianti ed eventualmente
spedire la merce in magazzino. La sorte della lavorazione dell’acciaio
era già stata però segnata dalla firma dell’accordo di cassa
integrazione per l’emergenza coronavirus proprio ieri pomeriggio.
I capannoni di Ansaldo Energia rimarranno chiusi anche se
l’azienda, come per gli ex Ilva, aveva già chiesto il ricorso agli
ammortizzatori sociali.
La Leonardo invece vuole salvaguardare la divisione della cyber security,
legata cioè alle attività militari e della difesa.
La Regione guidata dal paraleghista Toti è dalla parte della Confindustria
Voglio capire perché dal decreto è rimasta fuori qualche
azienda che invece è strategica per il nostro sistema produttivo» dice
l’assessore allo sviluppo economico della Regione Andrea Benveduti.
Oggi c'èuna riunione Confindustria Così
questa mattina verrà scritto il primo elenco di attività che potrebbero
riaprire i battenti e che sarà poi inviato al Prefetto.
«Dobbiamo guardare
alla salute del lavoratori - tuona Bruno Manganaro, il leader della Fiom
genovese - Non conviene tirare la corda perchè
siamo pronti allo sciopero. Oggi molte aziende
non sono in grado di garantire la sicurezza sul posto di lavoro: non si
trovano le mascherine e effettuare la sanificazione è diventato
difficile».
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