In piena emergenza Coronavirus Israele bombarda Gaza
Proprio in questi giorni i medici Gazawi si preparano a convertire le strutture ospedaliere specializzate nelle cure di ferite da guerra in terapie intensive e reparti di infettivologia. La condizione tragica a Gaza è testimoniata dal ministro della sanità Rami al-Abadlah:
“Anche senza la pandemia il ministero della sanità non è in grado di fornire alla gente i servizi necessari.
Sarebbe catastrofico se questa [pandemia] si diffondesse, abbiamo
iniziato a trasferire alcune apparecchiature mediche verso i nuovi
ospedali che si occuperanno dei pazienti ricoverati per il covid-19”
Adnan Abu Hasnan dell’agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati sostiene che:
“Gaza ha bisogno di tutto, ma specialmente abbiamo bisogno di rifornimenti medici,
abbiamo bisogno soprattutto di strumenti tecnologico-diagnostici,
strumenti per affrontare la situazione per individuare le persone che
hanno realmente contratto il virus”.
Un
compito già di per sé complicatissimo vista la restrizione di
approvvigionamenti essenziali alla striscia di Gaza imposta da Israele,
che diventa quasi impossibile se durante queste operazioni l’aviazione
Israeliana bombarda nella notte.
Inoltre
è importante ricordare come Gaza sia tra le aree più densamente
popolate al mondo: con una densità media 4570 abitanti per chilometro
quadrato con punte sino a 13mila a Gaza City. In una condizione così
complicata i bombardamenti notturni sono un crimine forse solo difficile
da immaginare, perché spargendo il panico tra la popolazione aumentano
le possibilità di contagio in maniera esponenziale.
Occorre,
oggi più che mai, chiedere la fine del blocco dei beni di prima
necessità per Gaza in modo che la popolazione civile non si falcidiata
da un epidemia che viene amplificata attraverso gli strumenti della
guerra genocida portata avanti da Israele.
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