Ora basta lamenti, grida di vergogna... E' e deve essere
sciopero e bisogna lasciare solo la minima comandata.
Lunedì 30 in ogni caso lo Slai cobas per il sindacato di classe Taranto invita a scioperare e restare tutti a casa!
info slaicobasta@gmail.com 3475301704
Segue ampia informazione da Corriere di Taranto - ripresa dal blog tarantocontro -perchè tutti anche a livello nazionale abbiano una chiara visione delle cose.
E'
palese, nelle dichiarazioni che vengono sotto riportate, come tutti gli organi che dovrebbero essere di controllo della
sicurezza (Vigili del Fuoco, Spesal, la custode giudiziario Valenzano)
si limitino ad avvalorare quello che AM dispone e a riportare nel
decreto prefettizio le dichiarazioni aziendali, tra le quali il fatto
che
"l’attuale assetto è identico a quello imposto dai Ministeri competenti a
novembre dello scorso anno" - come se l'emergenza coronavirus non ci fosse e non imponesse altri "assetti".
Di
fatto - considerando gli operai già in cigo e i tanti operai in
malattia - 3500 operai diretti più 2000 dell'appalto vuol dire far
andare avanti la produzione come ora, senza alcuna riduzione - altro che
personale necessario alla "salvaguardia degli impianti da più elevati livelli di rischio di incidenti"!
Per
quanto riguarda i sindacati. Tutti si lamentano che il prefetto non ha
neanche tenuto conto di accordi sindacali precedenti che fissavano in
3200 diretti e 1800 appalto;
ma c'è da chiedersi: dove sono andate a finire le dichiarazioni di Talò/Uilm che parlava di 500 operai, come negli accordi di comandata di anni fa? Tutta la differenza può essere ridotta solo a 300+200 operai mentre 5000 complessivi comunque rimarrebbero in fabbrica?
ma c'è da chiedersi: dove sono andate a finire le dichiarazioni di Talò/Uilm che parlava di 500 operai, come negli accordi di comandata di anni fa? Tutta la differenza può essere ridotta solo a 300+200 operai mentre 5000 complessivi comunque rimarrebbero in fabbrica?
Il prefetto non ferma l’ex Ilva di Taranto: la delusione dei sindacati
Da Corriere di Taranto - Gianmario Leone
L’ex Ilva di Taranto sospenderà sino al prossimo 3 aprile la produzione a fini commerciali, ma proseguirà a produrre al minimo per salvaguardare gli impianti del siderurgico. E’ questa la decisione finale del prefetto di Taranto, Demetrio Martino, comunicata questo pomeriggio ai sindacati. Come avevamo ampiamente anticipato e spiegato in questi giorni.
Scontenti i sindacati che ritenevano possibile diminuire ulteriormente le unità lavorative presenti in azienda . In particolar modo colpisce il fatto che le organizzazioni sindacali, in costante trattativa con l’azienda, erano riuscite ad arrivare ad un’intesa di massima che prevedeva non più di 3200 diretti all’interno del siderurgico, con la speranza di ridurre ulteriormente le presenze. Mentre il decreto prefettizio stabilisce che 3500 diretti è il numero al di sotto del quale non si può scendere.
Risulta invece francamente ambigua la dicitura di non aumentare il personale sino al 3 aprile per
produrre a fini commerciali: in realtà anche ciò che sarà prodotto sino al 3 aprile, di fatto, diventerà comunque commerciabile una volta che verranno meno le restrizioni.
Nel provvedimento emesso in serata, viene spiegato il perché di tale decisione. Partendo dalla riunione di ieri mattina in Prefettura, alla quale hanno partecipato il Comandante Prov.le VVF di Taranto e il Dirigente dello SPESAL dell’Asl di Taranto e in video/audio collegamento l’ad. di ArcelorMittal Italia spa, il Direttore dello stabilimento di Taranto, unitamente allo staff tecnico, di Arcelor Mittal Italia spa, il presidente di Confindustria Taranto, il presidente della Camera di Commercio di Taranto, e del Commissario Straordinario ex ILVA.
Nel testo del Decreto Prefettizio, si legge che l’azienda già lunedì aveva informato il Prefetto “dell’impossibilità
di interrompere la funzionalità degli impianti produttivi sia sul piano
tecnico che per il mantenimento degli attuali livelli di rischio da
incidente“. Ciò detto, come risaputo, la società ArcelorMittal “ha ridotto nella fase attuale, la produzione, già da due settimane, al minimo indispensabile per garantire la tenuta degli impianti e mantenere sotto controllo sia
il livello di rischio di incidenti sia la continuità nella
realizzazione delle misure di tutela ambientale prescritte dall’AlA”.
La stessa azienda,
“attraverso l’intervento del personale tecnico in collegamento, ha
precisato che l’attuale assetto è identico a quello imposto dai
Ministeri competenti a novembre dello scorso anno, quale misura di salvaguardia per l’ipotesi di dismissione degli impianti da parte della stessa azienda”. Nell’attuale assetto, l’impiego ridotto delle maestranze riguarda 3.500 dipendenti diretti (articolati su tre turni: 1° 2.100 unità; 2° 900 unità; 3° 500 unità) e 2000 dipendenti delle imprese dell’indotto, anch’essi articolati in turni. Ha inoltre precisato di aver ridotto il numero dei fornitori aventi accesso allo stabilimento da n.391 a n.275“.
Il parere dei Vigili del Fuoco
Nel testo del decreto si legge inoltre che il Comandante Provinciale dei Vigili del Fuoco di Taranto “ha evidenziato l’assoluta necessità che sia garantita la salvaguardia degli impianti, con misure adeguate, in considerazione dell’elevata pericolosità di molti elementi della produzione in termini di rischio di incidenti“. Sul punto ha inoltre affermato che “la così detta comandata,
termine che individua le misure di emergenza per gestire e
portare avanti gli impianti in sicurezza, in presenza di scenari di
particolare criticità, con l’impiego di minime unità di personale
specializzato (circa 1200 complessivamente) i cui turni posso protrarsi
per 12 ore continuative, non può essere utilizzata nel caso in argomento. Tale assetto, ha precisato, può essere mantenuto solo per pochi giorni prima che si producano danni irreversibili agli impianti come
risulta, peraltro dal verbale del 3 aprile 2013 di analisi di sicurezza
per lo stabilimento siderurgico, curato dal CTR della
Direzione Regionale dei VVF di Bari“.
Il parere dello SPESAL
il Direttore dello SPESAL dell’Asl di Taranto, intervenuto per i profili di competenza in materia di protezione dei lavoratori, ha attestato che “sono stati effettuati controlli e verifiche sul campo,
nel corso delle quali sono state valutate le azioni già adottate ed
individuate altre ancora da adottare per coniugare l’esigenza di
sicurezza degli impianti con quella della tutela della
salute lavoratori”. Lo stesso Direttore, al riguardo ha fatto
riferimento al protocollo adottato dall’azienda in data 17 marzo per il contrasto ed il contenimento del rischio di diffusione del Covid-19 negli ambienti di lavoro ponendo in evidenza come “le misure adottate siano più stringenti del protocollo sottoscritto il 14 marzo 2020 fra il Governo e le parti sociali”. Ha, poi, sottolineato la “necessità che l’azienda adotti un efficace sistema di vigilanza potenziando
il servizio interno di RSPP che dovrà operare in collegamento con lo
stesso Spesal affinché sia garantita la costante vigilanza sull’effettivo
rispetto delle misure di protezione adottate dall’azienda”.
(leggi l’articolo https://www.corriereditaranto.it/2020/03/23/ex-ilva-dopo-afo-2-si-ferma-lacciaeria-2/)
E’ stato sentito anche il Custode Giudiziario l’ing. Barbara Valenzano che ha illustrato i contenuti dei verbali di accesso presso l’Azienda del 13 marzo e del 20 marzo trasmettendone copia ed ha appoggiato la posizione dei Vigili del Fuoco e dello SPESAL.
Dopo aver sentito tutti gli enti e le istituzioni coinvolte, si è arrivati alla conclusione che “l’attività produttiva nell’assetto attuale presenta livelli di presenza di unità lavorative non ulteriormente comprimibili,
in relazione alla necessità di garantire la salvaguardia degli impianti
e la sicurezza degli stessi da più elevati livelli di rischio di
incidenti” e che al contempo “al fine di contenere il pericolo di diffusione del virus Covid-19 dev’essere
sospesa fino al 3 aprile 2020 la possibilità di incrementi della forza
lavoro da impiegare per la produzione a fini commerciali“.
Fino al 3 aprile “è mantenuto l’assetto attuale dell’attività dello stabilimento, con l’impiego giornaliero massimo, suddiviso in turni, di 3.500 dipendenti diretti e di 2000 dipendenti delle imprese dell’indotto che operano all’interno dell’area ex ILVA”.
Inoltre, in tale contesto organizzativo “deve essere rafforzata la protezione dei lavoratori mediante
il potenziamento del servizio interno di RSPP e la costante e totale
applicazione delle misure di prevenzione da rischio sanitario,
contenute nel protocollo operativo adottato dall’azienda”.
Fiom e Uilm contestano la scelta del Prefetto. Perplessa la Fim Cisl. Durissima l'Usb: "E' una vergogna"
La decisione del Prefetto di Taranto, Demetrio Martino, non è piaciuta ai sindacati metalmeccanici di Taranto. In particolare a Fiom Cgil e Uilm Uil che hanno emesso un comunicato congiunto: non è il primo negli ultimi tempi in cui la Fim Cisl non compare, a conferma di una rottura tra le sigle sindacali tarantine in un periodo decisamente delicato per l’azienda e non solo.
“In
data odierna l’azienda ha comunicato alle OO.SS. il contenuto del
decreto prefettizio, emanato il 26.03.2020, in merito alla marcia dello
stabilimento di Arcelor Mittal Italia. La decisione del Prefetto di
Taranto è avvenuta a seguito dell’acquisizione dei pareri tecnici delle
istituzioni preposte: Custode giudiziario, Vigili del Fuoco e Spesal di
Taranto. L’azienda, di fatto, ci ha comunicato che non ci saranno
variazioni in merito all’attuale assetto produttivo dello stabilimento
di Taranto e che tale situazione non subirà variazioni fino al 3 Aprile.
La presenza in fabbrica sarà di circa 3500 lavoratori sociali e di 2000
dell’appalto. Tale situazione ha determinato, di fatto, un
peggioramento di quanto previsto dai precedenti accordi sottoscritti
dalle Organizzazioni Sindacali” si legge nella nota congiunta.
Per Fiom e Uilm “permangono
delle criticità evidenti in merito al rischio da contagio da COVID-19,
soprattutto per il numero di lavoratori giornalieri presenti all’interno
dello stabilimento e rimane del tutto inevasa la richiesta sindacale
sull’interpretazione aziendale in merito alla sospensione dell’attività
produttiva ai fini commerciali. Inoltre, troviamo ingiustificabile e
soprattutto discutibile che vi siano stati dei pareri tecnici, da parte
degli enti preposti, senza il coinvolgimento dei rappresentanti dei
lavoratori della sicurezza Pertanto, riteniamo inaccettabile la scelta del Prefetto che ha peggiorato quanto il sindacato ha provato a fare in queste settimane”.
Fiom e Uilm ribadiscono
che “la soluzione per contrastare il rischio di contagio da COVID-19
per i lavoratori è quello di ridurre al minimo la presenza di lavoratori
all’interno dello stabilimento. Oggi abbiamo appreso, con gran stupore,
che azienda e istituzioni viaggiano in direzione opposta alle
rivendicazioni sindacali di questi ultimi giorni”. Per questo Fiom e Uilm, “continueranno
a vigilare invitando i lavoratori a segnalare ai RSU e RLS di
stabilimento tutte le eventuali anomalie e inosservanze, rispetto al
DCPM e agli accordi vigenti. Constatiamo, ad oggi, che aziende ed
istituzioni non garantiscono le tutele previste all’interno dello stesso
DPCM. Autotuteliamoci“.
“Esprimiamo forte perplessità e delusione su
quanto ufficializzato attraverso provvedimento della Prefettura, al
termine delle consultazioni del prefetto circa l’esercizio dello
stabilimento ArcelorMittal di Taranto in questa fase emergenziale per il
Coronavirus”: così il segretario generale aggiunto della Fim Cisl Taranto brindisi, Biagio Prisciano. “Da una prima lettura del decreto del prefetto di Taranto, Demetrio Martino – aggiunge Prisciano – non
è chiaro il passaggio legato alla sospensione dell’attività produttiva
ai fini commerciali. In questo modo, implicitamente, con una presenza in
fabbrica 3500 unità, nei tre turni, su una forza di 8200 di diretti, si
dà un’identità precisa alle “comandate”. Rimaniamo titubanti sulla
salvaguardia della salute dei nostri colleghi ArcelorMittal, ai quali si
aggiungono i 2000 dell’indotto. Oltre cinquemila persone in campo, ogni
giorno, a rischiare la vita. Come Fim da diversi giorni chiediamo
misure più restrittive sulle attività indispensabili da lasciare aperte.
Serve – conclude Prisciano – limitarsi senza eccezione alcuna, alle sole attività essenziali per ridurre la mobilità dei lavoratori. Ribadiamo con forza che la salute dei lavoratori viene prima di ogni cosa e della produzione“.
“Non
c’è mai fine alla vergogna! La produzione nello stabilimento
siderurgico di Taranto ArcelorMittal Italia non si fermerà per
l’emergenza Covid19. Grande delusione. Una decisione assunta dal
prefetto di Taranto Demetrio Martino. Noi chiedevamo di portare gli
impianti al minimo, fermando la produzione e utilizzando solo un
migliaio di lavoratori in regime di comandata” commenta l’Usb di Taranto sulla sua pagina ufficiale di Facebook.
Franco Rizzo, segretario dell’Usb di Taranto, afferma: “Che vuol dire vieta le produzione ai fini della
commercializzazione? Cioè quello che produci fino al 3 aprile non puoi
venderlo prima del 3 aprile! (Quindi lo venderanno dal 4 in poi!). E del
comandante provinciale dei Vigili del fuoco di Taranto ne vogliamo
parlare? Non sa nulla di Ilva ma dichiara che la classica comandata da
1000 persone non garantisce la sicurezza degli impianti. Alla fine il
dato era questo prima del decreto prefettizio: circa 3200 diretti dentro
ogni giorni e quasi 1800 dell’appalto per un totale di 5000. Dopo la
decisione del Prefetto con relativi interpelli nell’ordine di: Custode
Giudiziario, Commissari Straordinari, Responsabile Spesal
Taranto, Comandante Vigili del Fuoco Taranto, Comandante Vigili del
Fuoco Bari Invece la forza lavoro diventa 3500 diretti e 2000
appalto. Nemmeno il #coronavirus ferma ArcelorMittal”.
Nessun commento:
Posta un commento