“Approfittare della pandemia che sta sconvolgendo la vita delle persone per “scatenare la caccia all’untore” individuando in “nomadi e questuanti” le “potenziali fonti di contagio” e chiedere più sanzioni nei loro confronti – aiutata in questo anche da organi di stampa compiacenti- ha un solo termine per essere definita: “sciacallaggio”!
Ma in quale realtà vive questa politicante che dimostra così di non avere un minimo di sentimento di comunità?
La distanza sociale è prioritaria per fronteggiare il contagio e bisogna fare di tutto per garantirla, ma questo non giustifica una repressione nei confronti degli “ultimi”, degli
emarginati, che non è altro che rimarcare la propria “distanza sociale”, cioè di classe sociale, dei perbenisti verso chi non ha nè casa nè lavoro.
Non è forse necessario, oggi più di ieri, per queste persone potersi procurare da mangiare (definita “attività futile” da questa politicante da strapazzo)? Se è più difficile tutto questo oggi per chi ha una casa e un lavoro, figuriamoci per chi è ai margini della società, senza un tetto e un’occupazione lavorativa a cui, invece, si risponde con un decreto penale per inosservanza di norme delle autorità a cui fa seguito una sanzione economica!
Siamo dalla parte dell’avvocato Andrea Maestri che ha denunciato pubblicamente, con un post su facebook, questa “criminalizzazione della povertà”, provvedimenti “inutili e dannosi” come lui stesso li definisce e invitiamo lo stesso avvocato e altri di non farlo come “privati cittadini” ma di mettersi al servizio di queste persone in caso di sanzioni.
Ora più che mai il Comune e le strutture della Chiesa e del volontariato devono impegnarsi anche per la soluzione dei problemi di sopravvivenza quotidiana di queste persone e di difendere gli “ultimi” dalla diffusione del contagio coronavirus.
E’ allo stesso modo da stigmatizzare l’appello del sindaco di Ravenna alla cittadinanza di “segnalare comportamenti scorretti” per “aiutare le forze dell’ordine”, un appello che investe chiunque a sentirsi “la Legge”.
Non abbiamo sentito nessuna voce della politica locale, invece, che abbia detto qualcosa sulle body camera e taser per gli agenti della Polizia locale: ma veramente di questo avevamo bisogno? cioè spendere soldi pubblici per le body cam e pistole elettriche e non per potenziare presidi sanitari o interventi per l’accoglienza di chi è ai margini?
La stessa sensibilità verso l’attuazione dei decreti del governo non l’abbiamo sentita dalla politica locale verso i lavoratori, dove, nelle fabbriche in primis, continua la produzione e dove per questo si ammassano gli operai come “carne da macello” oppure verso i detenuti ammassati nelle carceri sovraffollate.
Lo Slai cobas per il sindacato di classe vuole essere lo sportello aperto perchè questa crisi sanitaria non venga usata dagli sciacalli di turno che, oggi come ieri, ai problemi sociali danno sempre e solo la stessa risposta: repressione!”