Nardella, Firenze come Tel Aviv. Ma anche no!!
Udite, udite! Nardella ha
un piano sicurezza per le periferie: il "modello Tel Aviv" con tanto di
telecamere con riconoscimento facciale sarebbe la sua ricetta.
Ci
chiediamo se Nardella abbia queste "illuminazioni" dopo qualche serata sopra le
righe o se a nostra insaputa abbia assunto a chiamata uno stratega militare in
Palazzo Vecchio.
Si rende conto di cosa sta parlando?
Il "modello
Tel Aviv" o "modello Israele" che dir si voglia rappresenta una realtà
improntata
totalmente sul piano militare, dove ogni civile presta servizio
militare per tre anni, dove la discriminazione e la segregazione sono all'ordine
del giorno sia nei confronti dei palestinesi che nella stessa società
israeliana.
Probabilmente vittima della sua stessa propaganda, a forza di
parlare di questa famosa"invasione", Nardella ha scambiato Firenze per
territorio di una sua personale guerra.
Anche se ci risulta difficile pensare
a dei check point alle Piagge o alle Minime, sappiamo che niente è impossibile.
Dopo "i fochi" a numero chiuso di San Giovanni, arriva l'annullamento dei fuochi
di San Romolo di Fiesole; azioni di propaganda con le quali, più che garantire
sicurezza, si continua ad abituare la popolazione a vivere una realtà di
restrizioni, continui controlli, perquisizioni, giri di tornelli e esibizione di
documenti.
Se Nardella pensa di "arginare destra e populismo" con queste
trovate forse non si rende conto che ha scelto di giocare nel loro campo, che è
la destra a fare le squadre e tra un pó andrà a casa con il pallone.
Lo
stesso Nardella in tutto questo poi ci viene a dire che, per quanto i reati a
Firenze siano in calo, la percezione è quella dell'insicurezza.
Ma
secondo lui questa percezione da cosa dipende se non dalla sua stessa
propaganda? Ci stanno risucchiando in un vortice dove "non c'è sicurezza e
quindi aumento i controlli", "aumento i controlli e quindi la popolazione
percepisce che il problema è serio" e così via...
Ma ci chiediamo: siamo
stati forse noi a creare questa situazione? Sicuramente no, ma siamo noi a farne
le spese in termini di restrizioni delle libertà individuali e collettive quando
andiamo a scuola, a lavoro e nel nostro tempo libero.
La domanda è sempre
la stessa: è questa la città che vogliamo?
Siamo sicuri che la risposta
non stia nell'emergenza senza fine e nel dibattito ormai trasversale a tutti gli
schieramenti parlamentari che inveiscono contro terrorismo e immigrazione quando
sono loro i primi portatori di guerra, terrore e miseria!
I quotidiani
interventi del sindaco Nardella sulle questioni sicurezza e degrado da un lato
servono alla creazioni di misere carriere politiche, soffiando dove il fuoco è
più alto, dall'altro nascondono l'incapacità delle istituzioni, private di
potere e risorse, a dare le "sicurezze" necessarie per una vita
dignitosa.
La nostra sicurezza si chiama lavoro, casa e servizi pubblici
gratuiti e popolari ma evidentemente Nardella e i compari hanno altro a cui
pensare…
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