Oggi 7 luglio si è aperto il processo a Nadia Lioce per “Disturbo delle occupazioni o del riposo delle persone e oltraggio a pubblico ufficiale”
In realtà l’udienza è stata rinviata al 15 settembre per difetto di notifica a Nadia del decreto che dispone il giudizio e a seguito di opposizione, da parte della stessa Lioce, al decreto penale di condanna.
Dalla videoconferenza abbiamo appurato che Nadia è completamente all’oscuro dei motivi per i quali oggi la si vuole processare e dei capi di imputazione a suo carico. Il permesso chiesto dal PM, di procedere comunque a citare i testi, anche in assenza degli avvocati difensori di Nadia, è stato negato, rimandando tutta l’istruttoria al 15 settembre, ore 9,30.
Noi, come Nadia, non abbiamo interesse a rinviare e vogliamo fare il processo, soprattutto per denunciare le condizioni cui è sottoposta ed i pretesti assurdi per continuare ad applicarle
l’isolamento, fino a denunciarla, come in questo caso, per reati inesistenti che neanche le vengono comunicati, condannandola prima di processarla!
L’udienza in videoconferenza si è svolta verso le 11 al tribunale dei minori, ma fino alle 10,30 siamo state in presidio davanti al tribunale in Via XX settembre per chiedere la fine del 41 bis per Nadia Lioce.
Continua la raccolta di firme sull'appello (si può firmare on line, scrivendo a mfpraq@autistici.org).
PER LA DIFESA DELLE CONDIZIONI DI VITA DELLE PRIGIONIERE POLITICHE
NO AL 41bis PER NADIA LIOCE
Chiediamo la difesa delle condizioni di vita di Nadia Lioce, unica donna, prigioniera politica, sottoposta da circa 12 anni a un duro regime di 41bis.
Detenuta nel carcere Le Costarelle di L'Aquila in una condizione d’isolamento totale e perenne,
condannata al silenzio in una cella due metri per due, posta alla fine di un lungo tunnel sotterraneo
che si affaccia sul nulla, le è concessa, senza le varie sanzioni disciplinari eseguite con l'interruzione
di un solo giorno l'una dall'altra, solo un'ora d'aria, spesso da sola, in una vasca di cemento grande
tre metri per tre, dove il sole non si vede mai.
A Nadia Lioce viene negato perfino il diritto di detenere libri o riviste in cella e di riceverne dall’esterno, le viene sottratto materiale cartaceo.
La sezione femminile del carcere speciale de L’Aquila è tristemente nota per le condizioni detentive
di gran lunga peggiori delle sezioni a 41bis di altre carceri, che riserva alle donne perquisizioni corporali quando si esce dalla cella nell’unica ora quotidiana, totale divieto di comunicare tra detenute, corrispondenza con l’esterno praticamente inesistente per la forte censura.
Sono condizioni che ledono completamente i diritti umani, i diritti delle donne.
E verso Nadia Lioce è una repressione da parte dello Stato, che ha anche lo scopo di punire una donna che continua a ribellarsi.
In questo ultimo anno le condizioni detentive già gravi di Nadia Lioce, sono addirittura peggiorate. Oltre ai libri, neanche i vaglia per comprarseli tramite il carcere le vengono consegnati, in un istituto di pena, quello abruzzese, dove manca persino un garante dei diritti dei detenuti.
Con la sentenza della Corte Costituzionale dell’8.02.17, n° 122, questa “tortura bianca” è stata dichiarata legittima e definitiva, nonostante il parere contrario della Commissione straordinaria per la tutela e la promozione dei diritti umani del Senato, che nel 2015 ha fatto anche una interrogazione parlamentare per l'accanimento repressivo nei confronti di Nadia Lioce.
Riteniamo questa “condanna al silenzio” un inaccettabile sacrificio della dignità umana e chiediamo la sua immediata fine.
Per adesioni e messaggi scrivere a mfpraq@autistici.org e mfpr.naz@gmail.com o compilare il campo sottostante
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