mercoledì 5 luglio 2017

pc 5 luglio - Un appello agli operai FCA - infosolidale slai cobas per il sindacato di classe - CN

 si cobas 

SIAMO UOMINI, NON MACCHINE
Lavoriamo a ritmi impossibili fino a quando serviamo per arricchire i padroni, veniamo messi in cassa integrazione o in reparti confino quando la produzione non tira più, o siamo ormai logori per l’intensità con cui ci spremono sulle linee di montaggio. Questa è la realtà degli operai FIAT oggi. Ci spostano da uno stabilimento all’altro come se fossimo macchine. Con ore di vita bruciate prima sui pullman e poi a lavorare. Non conosciamo più la differenza tra giorno e notte. Non viviamo più con le famiglie e i figli. Non abbiamo più una vita sociale. Tutto per quattro soldi in più in busta paga,
piegati dal ricatto che se non accetti la trasferta vai “a contratto di solidarietà”, cioè fuori dallo stabilimento con meno di mille euro al mese. Negli stabilimenti lavoriamo a ritmi impossibili, senza avere il tempo neanche più per bere, altrimenti sulle linee ti “imbarchi”. Con pause ridotte all’osso, tre di dieci minuti nell’arco dell’intero turno di lavoro. Mangiamo dopo sette ore e un quarto di lavoro perché la mensa è stata spostata a fine turno per evitare pause di “rilassamento” nella produzione, e per evitare che la mensa diventasse un momento di confronto tra noi, come era in passato. Non conosciamo più il riposo della domenica e del sabato, ma solo quello che la rotazione dei turni ci concede nella settimana. La legge Fornero ci condanna a lavorare sulle linee oltre i sessant’anni, ma la produzione moderna ci rende vecchi e inutilizzabili agli attuali ritmi di lavoro già a cinquant’anni. Per i giovani la prospettiva è ancora peggiore. Gli interinali li utilizzano fino a quando servono e poi li buttano fuori quando non servono più, senza diritti e sempre ricattati. Ci trattano come parti del macchinario, la parte flessibile, quella che deve essere spremuta fino a quando regge. Senza prospettive, vivendo legati agli andamenti del profitto. Quando i profitti tirano ci massacrano, quando rallentano la miseria degli ammortizzatori sociali. Perché tutto questo? Semplicemente per assicurare la bella vita agli azionisti FIAT e ai loro ufficiali in fabbrica. E’ il momento di dire basta, in queste condizioni non si può vivere. Poniamo al padrone il nostro “piano industriale”, cinque punti su cui unirci semplicemente come operai che vivono la stessa condizione in tutti gli stabilimenti, oltre la trappola delle differenze sindacali sostenute ad arte dal padrone:
1) Abbassamento dei ritmi.
2) Aumento delle pause.
3) Aumenti salariali consistenti e trasferte volontarie pagate in modo dignitoso 
4) No ai licenziamenti degli interinali.
5) Sabato e domenica liberi di vivere.
Questo è il programma minimo su cui chiamiamo alla mobilitazione tutti gli operai FIAT. Se i padroni non sono capaci di concederci neanche questo, significa che il loro sistema economico per noi, ha concluso il suo tempo.

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