....Il G20 non rappresenta l’intera umanità,
ma è di per sé un incontro tra governi oppressori di regimi autoritari, che applicano torture di Stato, blocchi militari belligeranti che guidano tutto lo
sfruttamento globale... Questo
vertice serve a mantenere un ordine mondiale, però è responsabile di
diversi conflitti armati, della povertà diffusa, dei 60 milioni di
persone in fuga e della loro morte.
...Noi siamo contro i populisti
internazionali di destra: la politica razzista xenofoba del regime
ungherese di Orban, il referendum razzista proposto dal Regno Unito per
l’uscita dall’Unione Europea, la visione razzista sul mondo dell’AfD in
Germania o il Fronte Nazionale in Francia, il nazionalismo islamico del
regime dell’AKP turco, fino alla vittoria elettorale dello sciovinista
Donald Trump.
La guerra e il capitalismo vanno insieme.
Le guerre sono sempre state parte di una strategia di gestione della
crisi del capitalismo....
...Per assicurare il loro potere, i propri
interessi economici e le rispettive sfere di influenza, i governi dei
paesi capitalisti centrali fanno sempre più fatto affidamento a
soluzioni militari.
Non è un caso che tutti i paesi che
partecipano al G20 siano direttamente o indirettamente coinvolti in
conflitti armati. Guerre per procura, presunte azione di polizia o
interventi militari per il "mantenimento della pace“, sono solo grandi
parole per dire guerra, morte e distruzione. ...
In questo
contesto, la formazione dell’UE può essere vista come potenza politica
militarizzata sotto la guida della Germania, paese egemone che dal 2000 è
nella posizione di intervenire militarmente in tutto il mondo.
La militarizzazione dell’azione politica
in politica estera porta ad una militarizzazione nella politica interna e
quindi a un cambiamento delle società occidentali. Crescono le
probabilità che i conflitti sociali ed econimici vengano affrontati
attraverso soluzioni di polizia o militari. Le tensioni sul fronte
esterno producono contraddizioni sociali nell’interno. L’impoverimento
sociale e il crescente divario tra ricchi e poveri non dovrebbero più
essere affrontati dalla presunta piena occupazione e una promessa di
prosperità per tutti, ma gestiti da una politica repressiva di
controinsurrezione verso l’interno.
... Sarà il nostro compito come sinistra
anticapitalista e radicale, insieme con molte altre persone della
resistenza in Amburgo, per rendere vive le nostre idee di una società
più giusta e solidale.
Il vertice di Amburgo è
simbolico e pratico per gran parte di quello che rifiutiamo radicalmente
in tutta la sua forma. Con le azioni pianificate ad Amburgo vogliamo
rendere assolutamente chiaro che noi combattiamo la loro politica di
guerra, il terrore e lo sfruttamento! Ci stiamo mobilitando per la
rottura simbolica e pratica con l’ordine stabilito – insieme a molti
attivisti all’interno di tutta l’Europa. Noi vogliamo turbare lo
svolgimento regolare del vertice e bloccarlo.
E’ già chiaro che
useranno per difendere il loro spettacolo migliaia di militari, polizia e
le varie agenzie di intelligence. Con la tipica arroganza del potere,
il tutto si terrà nel centro della città e nel quartiere di St.Pauli,
ad un passo dal centro sociale ‘’Rote Flora’’ e molti altri centri. La
gente deve solo uscire dalle loro case e entrare in azione. La sinistra
radicale di Amburgo combatte contro uno sviluppo urbano capitalista e
per un „diritto alla città“, ormai da più di 15 anni. Le nostre lotte
politiche risalgono non solo alle occupazioni degli anni ’70, alla lotta
dell’Hafenstrasse a St. Pauli e il Rote Flora. Abbiamo legato queste
lotte contro la precarietà dei nostri posti di lavoro e contro gli
affitti in aumento, per la difesa di luoghi liberi, come Bambule, a
fianco del movimento dei rifugiati di Lampedusa ad Amburgo e contro le
politiche di contro-insurrezione. Questa è stata la nostra esperienza, è
viva e si farà riferimento a essa. E sappiamo che occuperemo l’area
urbana e manderemo all’aria il vertice. La repressione non ci impedirà,
perché siamo in tanti e siamo imprevedibili. Non gli daremo
tranquillità.