La memoria della rivolta contro il convegno del MSI e il governo Tambroni è viva nella città della lanterna. A 57 anni di distanza la Genova antifascista torna in piazza dopo l'annuncio dell'apertura della sede di Casa Pound nei pressi di piazza Alimonda, dove fu ucciso Carlo Giuliani
Una provocazione, l'ennesima in una
città desertificata dalla crisi e dalla deindustrializzazione dove la
nuova amministrazione di centro destra flirta con i razzisti della Lega
Nord intrecciandosi alle misure di contenimento del dissenso politico e
sociale approntante dal Ministro Minniti.
vedi video su infoaut
Dopo l'introduzione della legge
Minniti-Orlando Genova, infatti, ha rappresentato una sorta di
laboratorio, colpendo con la misura del cosiddetto daspo urbano cinque
militanti antifascisti che nel mese di febbraio si erano generosamente opposti al convegno della destra europea
che Forza Nuova
aveva promosso in città. Per due dei cinque militanti il tar della Liguria ha accolto poche settimane fa la sospensiva dei daspo, di fatto stracciando l'iniziativa del Questore che mirava a contenere la libertà delle pratiche di movimento e conflittuali: «Nei casi in questione non emergono legami tra un avvenimento sportivo e i fatti reato ascritti ai ricorrenti – spiega il Tar -. Pare difettare, ad un primo esame, il presupposto che giustifica l’applicazione della contestata misura di prevenzione».
Una situazione molto vivace dunque, che ha portato negli ultimi mesi in città ad elaborare la necessità di una risposta ampia ai tentativi di normalizzazione sociale attraverso le misure di polizia. Nel mese di aprile ha preso corpo una Rete Cittadina contro il Decreto Minniti che ha visto anche alcune assemblee degli operatori sociali indisponbili ad accettare la trasformazione del proprio ruolo in quello di controllori di polizia. Questi operatori il 7 aprile, in occasione di una visita del ministro a un convegno dell'Anci a Genova, hanno tenuto in concomitanza un presidio di protesta. Per queste ragioni dunque il corteo antifascista è stato anche un corteo contro questo governo e l'iniziativa del ministro Minniti. Questa dimensione di critica politica e di allargamento è stata elaborata nel contesto di un'ampia assemblea antifascista che ha organizzato e promosso il corteo di ieri.
aveva promosso in città. Per due dei cinque militanti il tar della Liguria ha accolto poche settimane fa la sospensiva dei daspo, di fatto stracciando l'iniziativa del Questore che mirava a contenere la libertà delle pratiche di movimento e conflittuali: «Nei casi in questione non emergono legami tra un avvenimento sportivo e i fatti reato ascritti ai ricorrenti – spiega il Tar -. Pare difettare, ad un primo esame, il presupposto che giustifica l’applicazione della contestata misura di prevenzione».
Una situazione molto vivace dunque, che ha portato negli ultimi mesi in città ad elaborare la necessità di una risposta ampia ai tentativi di normalizzazione sociale attraverso le misure di polizia. Nel mese di aprile ha preso corpo una Rete Cittadina contro il Decreto Minniti che ha visto anche alcune assemblee degli operatori sociali indisponbili ad accettare la trasformazione del proprio ruolo in quello di controllori di polizia. Questi operatori il 7 aprile, in occasione di una visita del ministro a un convegno dell'Anci a Genova, hanno tenuto in concomitanza un presidio di protesta. Per queste ragioni dunque il corteo antifascista è stato anche un corteo contro questo governo e l'iniziativa del ministro Minniti. Questa dimensione di critica politica e di allargamento è stata elaborata nel contesto di un'ampia assemblea antifascista che ha organizzato e promosso il corteo di ieri.
La partecipazione alla manifestazione è
stata al di sopra delle aspettativa. Circa duemila genovesi hanno
risposto all'appello sfilando da piazza Alimonda fino a piazza De
Ferrari dove la giornata si è conclusa con un concerto. Molti giovani e
giovanissimi in corteo. Una nuova generazione in cerca di dimensioni di
contrapposizione politica saldatasi a più livelli della memoria politica
genovese: quello della storica città antifascista, quella del 2001 non
disponibile ad accettare la provocazione dell'apertura di una sede
fascista nei pressi di piazza Alimonda, quella che ha bisogno di
rispondere all'avanzata della Lega in città con l'elezione di Bucci,
quella della passione calcistica cittadina attraversati, negli ambienti
del tifo organizzato, da passioni politiche forti e dalla necessità di
rispondere alle iniziative repressive.
vedi video su infoaut
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