Tra loro donne, bambini, anziani e famiglie intere
175 feriti
Più di 200 raid israeliani in tutta la striscia di Gaza
Bombardamenti intensivi che mirano alle case, alle fattorie e alle abitazioni civili
Cessate il fuoco dall’alba, dopo l’uccisione di otto persone tra cui tre bambini. Il Jihad conferma: stop ai missili e ai proiettili israeliani contro la Marcia del Ritorno. Ma dopo l’accordo sporadici lanci di missili verso Israele e raid sulla Striscia.
da nenanews
Roma, 14 novembre 2019, Nena News – La conferma è stata data da entrambe le parti: dalle 5.30 ora locale della notte scorsa è entrata in vigore la tregua tra Israele e il Jihad Islami. Mus’ab al-Breem, portavoce del movimento palestinese, ha riportato a Middle East Eye l’accettazione delle condizioni del cessate il fuoco, mediata anche questa volta da Egitto e Nazioni Unite.
Secondo fonti giornalistiche, la tregua prevede l’immediato stop del lancio di missili verso il territorio israeliano e, da parte di Tel Aviv, l’interruzione degli omicidi mirati e dell’uso di munizioni vere contro i manifestanti della Grande Marcia del Ritorno, in corso dal 30 marzo 201. Nessun accenno alle condizioni di vita dentro Gaza, né alla fine o almeno all’allentamento dell’assedio che dal 2007 tiene due milioni di persone chiuse dentro una prigione a cielo aperto. Il Jihad si impegna, invece a “mantenere la pace” durante le manifestazioni.
Gaza-Amir Ayyad, 8 anni, ucciso ieri con il padre e il fratello |
Anche Israele conferma la tregua, con il portavoce dell’esercito Avichay Adraee che su Twitter scrive che gli scontri “sono finiti”. Ma, come al solito, non dà dettagli ufficiali dell’accordo, per cui nessuna conferma delle dichiarazioni di al-Breem: un funzionario israeliano ad Haaretz si è limitato a riportare della soddisfazione per aver “raggiunto gli obiettivi, compresi il significativo danneggiamento del Jihad, la distruzione di infrastrutture e l’eliminazione di oltre 20 terroristi”.
Diversi i numeri che danno i palestinesi: dei 34 uccisi in due giorni di campagna militare la stragrande maggioranza sono civili. Lo sono i membri della famiglia sterminata la notte scorsa prima dell’entrata in vigore della tregua: otto persone uccise del ramo Abu Malhous della famiglia al-Sawarka, tra cui tre bambini di 13, 12 e 7 anni. Centoundici i feriti, mentre il numero delle vittime saliva a 34, tra cui tre minori di cui un ragazzino di otto anni; 63 i feriti israeliani nel lancio di centinaia di missili palestinesi.
Giornalisti al confine tra Gaza e Israele parlano in queste ore di calma apparente, ma la tregua non sembra reggere del tutto: palestinesi della Striscia riportino di sporadici bombardamenti israeliani mentre razzi sono caduti in territorio israeliano dopo le 5.30.
E se più aggressivo si è mostrato il ministro degli Esteri Israel Katz che ha minacciato la Striscia di una ripresa della campagna militare nel caso di una ripresa del lancio di missili, dopo due giorni di morte e distruzione – con oltre 50 raid israeliani che hanno colpito case private e bambini tra le vittime – a uscire vincente è di nuovo Benyamin Netanyahu.
In cambio Netanyahu accetterebbe di autosospendersi per un periodo sabbatico nel caso di processo per corruzione, dopo l’incriminazione da parte del procuratore generale Avichai Mendelblit per corruzione, mossa lo scorso gennaio. Di conseguenza, e come era ovvio, Gantz rinuncia alla proposta di appoggio esterno dei tredici parlamentari della Lista Araba Unita – che in questi due giorni hanno duramente criticato l’operazione militare contro la Striscia – riaprendo al Likud.
Così come chiedeva Avigdor Lieberman, il falco nazionalista laico, che da ago della bilancia con i suoi fondamentali seggi ha ribadito la sua soluzione: un governo di unità Gantz-Netanyahu, un possibile tandem che salva ancora il primo ministro. Nena News
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