Un titolo sbagliato, non nonostante la militarizzazione ma all'interno della militarizzazione, per estenderla e incentivarla e fare terra bruciata.
proletaricomunisti/PCm Italia
10 novembre
proletaricomunisti/PCm Italia
10 novembre
Giovedì 14 novembre scenderemo di nuovo in piazza, tutti insieme, in corteo» ha detto un attivista della Rete Antifascista Roma Est.
Intorno alle 3.30 di questa notte è stato incendiato un nuovo locale a Centocelle, si tratta del Baraka Bistrot situato al 101 di via dei Ciclamini. È il terzo rogo doloso in poche settimane, il quarto in sei mesi. Per primo era toccato alla libreria Pecora Elettrica, distrutta dalle fiamme tra il 24 e il 25 aprile di quest’anno. Poi a Cento55 Pinsa Romana, incendiata tra l’8 e il 9 ottobre. Entrambi gli esercizi commerciali si trovano in via delle Palme. Tre giorni fa nuovamente alla Pecora Elettrica, colpita per
la seconda volta alla vigilia della riapertura resa possibile da un crowdfunding solidale che aveva raccolto 50mila euro.
L’ennesimo attentato incendiario è prima di tutto uno smacco al dispositivo securitario messo in campo dalla questura di Roma e voluto dalla giunta comunale. E poi una prova di forza di chi sta conducendo quest’azione criminale sul quartiere di Roma Est. «Ieri qua intorno c’erano cinque volanti, ma il locale è stato incendiato comunque», ha detto un abitante di Centocelle nella partecipata assemblea che si è svolta questa mattina tra le 12 e le 13 davanti al Baraka Bistrot, dall’altro lato della strada. Chi ieri era in giro per le vie della zona racconta di volanti e camionette presenti ovunque. Evidentemente né il dispiegamento di forze dell’ordine, né l’alta attenzione mediatica, né tantomeno il bar adiacente aperto anche a notte fonda hanno scoraggiato gli autori del gesto.
«Dobbiamo continuare a difendere il nostro quartiere senza paura. Giovedì 14 novembre scenderemo di nuovo in piazza, tutti insieme, in corteo» ha detto un attivista della Rete Antifascista Roma Est. Secondo Giuseppe De Marzo di Libera contro le mafie, intervenuto all’assemblea, «questo nuovo gesto dimostra che non basta la militarizzazione a fronteggiare il problema della criminalità organizzata, il problema è a monte, nei tagli al welfare e ai servizi che questa giunta aveva promesso di non fare e invece ha realizzato in grande stile».
La sindaca Virginia Raggi all’indomani del secondo incendio della Pecora Elettrica aveva invocato l’invio dell’esercito nelle strade di Centocelle per fronteggiare l’emergenza. «I militari non servono, se la giunta vuole fare qualcosa di utile risarcisca, sostenga e tuteli le attività della zona», ha affermato un’attivista di uno spazio sociale del quartiere. «Ho sempre vissuto qui e voglio dire a chi incendia i locali che noi non abbiamo paura. La sicurezza la facciamo con la nostra presenza nelle strade, sensibilizzando tutti gli abitanti a quello che sta accadendo. Ieri abbiamo portato i bambini davanti alla libreria distrutta dalle fiamme per dimostrare solidarietà ed educare anche i più piccoli» ha detto al microfono una signora.
Sulle motivazioni e la strategia che ha portato a questo nuovo attacco regna grande incertezza. Nessuno si azzarda a fare ipotesi concrete. Incerto è anche il destino dei locali distrutti. Né i proprietari della Pecora Elettrica né quelli del Baraka Bistrot, la cui gestione era passata di mano appena due mesi fa, sono sicuri di voler proseguire le loro attività. Sarebbe una sconfitta enorme per tutta la città di Roma.
la seconda volta alla vigilia della riapertura resa possibile da un crowdfunding solidale che aveva raccolto 50mila euro.
L’ennesimo attentato incendiario è prima di tutto uno smacco al dispositivo securitario messo in campo dalla questura di Roma e voluto dalla giunta comunale. E poi una prova di forza di chi sta conducendo quest’azione criminale sul quartiere di Roma Est. «Ieri qua intorno c’erano cinque volanti, ma il locale è stato incendiato comunque», ha detto un abitante di Centocelle nella partecipata assemblea che si è svolta questa mattina tra le 12 e le 13 davanti al Baraka Bistrot, dall’altro lato della strada. Chi ieri era in giro per le vie della zona racconta di volanti e camionette presenti ovunque. Evidentemente né il dispiegamento di forze dell’ordine, né l’alta attenzione mediatica, né tantomeno il bar adiacente aperto anche a notte fonda hanno scoraggiato gli autori del gesto.
«Dobbiamo continuare a difendere il nostro quartiere senza paura. Giovedì 14 novembre scenderemo di nuovo in piazza, tutti insieme, in corteo» ha detto un attivista della Rete Antifascista Roma Est. Secondo Giuseppe De Marzo di Libera contro le mafie, intervenuto all’assemblea, «questo nuovo gesto dimostra che non basta la militarizzazione a fronteggiare il problema della criminalità organizzata, il problema è a monte, nei tagli al welfare e ai servizi che questa giunta aveva promesso di non fare e invece ha realizzato in grande stile».
La sindaca Virginia Raggi all’indomani del secondo incendio della Pecora Elettrica aveva invocato l’invio dell’esercito nelle strade di Centocelle per fronteggiare l’emergenza. «I militari non servono, se la giunta vuole fare qualcosa di utile risarcisca, sostenga e tuteli le attività della zona», ha affermato un’attivista di uno spazio sociale del quartiere. «Ho sempre vissuto qui e voglio dire a chi incendia i locali che noi non abbiamo paura. La sicurezza la facciamo con la nostra presenza nelle strade, sensibilizzando tutti gli abitanti a quello che sta accadendo. Ieri abbiamo portato i bambini davanti alla libreria distrutta dalle fiamme per dimostrare solidarietà ed educare anche i più piccoli» ha detto al microfono una signora.
Sulle motivazioni e la strategia che ha portato a questo nuovo attacco regna grande incertezza. Nessuno si azzarda a fare ipotesi concrete. Incerto è anche il destino dei locali distrutti. Né i proprietari della Pecora Elettrica né quelli del Baraka Bistrot, la cui gestione era passata di mano appena due mesi fa, sono sicuri di voler proseguire le loro attività. Sarebbe una sconfitta enorme per tutta la città di Roma.
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