da infoaut
La missione dei militari italiani nel nord dell'Iraq sarebbe di addestramento delle forze irachene e dei peshmerga curdi di Barzani, ma non si tratta di certo di un'azione da buoni samaritani contro l'ISIS, ma piuttosto di una difesa degli interessi della coalizione NATO
sul territorio che vede molti asset strategici quali pozzi di petrolio e
la famosa diga di Mosul dove, ricordiamo, i lavori di consolidamento
della struttura furono affidati per 273 milioni di euro a una ditta
italiana: la Trevi.
La zona è
fortemente contesa e sotto le mire imperialistiche di diversi soggetti
globali o regionali, dagli Stati Uniti alla Turchia di Erdogan che si fa
forte della presenza di una minoranza turcomanna per provare ad
avanzare un'influenza sulla regione.
fatti in corso
La
fuga di molti miliziani dello Stato Islamico in Siria e le dure
proteste sul carovita che stanno
imperversando soprattutto nella parte meridionale dell'Iraq e che sono state affrontate dal governo con una durissima repressione (oltre 300 morti) . C'è da ricordare anche tra gli altri fattori che solo qualche mese fa il governo iracheno aveva chiesto il ritiro del contingente degli Stati Uniti sul terreno suscitando il fastidio dell'amministrazione USA.
imperversando soprattutto nella parte meridionale dell'Iraq e che sono state affrontate dal governo con una durissima repressione (oltre 300 morti) . C'è da ricordare anche tra gli altri fattori che solo qualche mese fa il governo iracheno aveva chiesto il ritiro del contingente degli Stati Uniti sul terreno suscitando il fastidio dell'amministrazione USA.
A fare scalpore è stato anche il comunicato del sindacato dei militari che afferma:
"I
nostri colleghi oggi sono rimasti vittime dell'ennesima azione di
guerra in un paese straniero che convive costantemente con la guerra e
tra qualche giorno, quando la politica avrà finito di interessarsi della
loro sorte e di discutere delle dotazioni e dei costi di queste
missioni per rivendicare maggiori stanziamenti economici per comprare
nuove e più potenti armi, tutto verrà dimenticato e i militari feriti,
come tutti quelli che li hanno preceduti in questi lunghi anni di
inutili guerre combattute all'estero, si ritroveranno, da soli, a dover
fare i conti con le menomazioni e la burocrazia".
...La necessità di
tornare a pretendere il ritiro immediato delle truppe italiane dagli
scenari di guerra e di sostenere l'autodeterminazione delle popolazioni
locali si fa sempre più pressante.
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