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Ex Ilva, il presidente di Confindustria Boccia: “E’ un errore mantenere i livelli di occupazione se c’è crisi”
Al Governo: "Se il problema è lo scudo va rimesso subito, poi ci si siede a un tavolo"
Genova. “Se pretendiamo che nonostante le crisi
congiunturali le imprese debbano mantenere i livelli di occupazione,
quindi finanziare disoccupazione e non mantenere le imprese, facciamo un
errore madornale”. Così il presidente di Confindustria Vincenzo Boccia
al Forum annuale della piccola industria interviene sui 5.000 esuberi
chiesti da Arcelor Mittal per rimanere nell’Ilva.
“Se c’è una crisi congiunturale legata all’acciaio, è inutile far
finta che non ci sia. Bisogna capire come gestire questa fase
permettendo di ‘costruire’, come accade in tutte le aziende del mondo”,
ha detto Boccia. “Ci sono strumenti come la cassa integrazione e gli
altri, che si attivano in momenti congiunturali negativi delle imprese,
occorre affrontare il problema con serietà e buonsenso. Il punto è
creare sviluppo in quel territorio, costruire altre occasioni di lavoro,
ma non sostitutive, complementari. Se l’Ilva arretra per la congiuntura
internazionale, ogni azienda deve avere una flessibilità in chiave
congiunturale”.
Per il presidente di Confindustria “bisogna sedersi a un tavolo e
capire che le imprese sono fatte anche di momenti congiunturali positivi
e negativi e di fronte a questi momenti occorre con onestà
intellettuale affrontare le questioni”.
“Se la questione dello scudo è vera, lo rimettano quanto prima” ha
aggiunto Boccia. Ridurre gli affitti? “Non lo so, bisogna capire quali
sono gli elementi che consentono all’investitore di rimanere nel Paese. E
capire se questa operazione è nell’interesse del Paese, un Paese che
quando arriva un investitore si siede al tavolo, capisce le ragioni e
trova un punto di equilibrio”.
Grondona, il volto storico della Fiom di Genova: “La nostra trincea in fabbrica con l’accordo di programma”
Intervista al
sindacalista simbolo sulla vicenda Arcelor Mittal. "Siamo messi male,
bisogna capire se davvero vogliono sganciarsi". «Per noi a
Genova resta valido l’accordo di programma, che significa lavoro per
tutti. Non ci vengano parlare di ammortizzatori sociali e basta, i
siderurgici genovesi vogliono lavorare, in fabbrica con l’acciaio, fuori
con i lavori di pubblica utilità». Franco Grondona, sindacalista della
Fiom, è la memoria storica del lunghissimo processo che ha portato alla
situazione attuale genovese.
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