mercoledì 13 novembre 2019

pc 13 novembre - Speciale Arcelor/Mittal - 3 - SALUTE E VITA - SENZA LA LOTTA DELLA CLASSE OPERAIA ORGANIZZATA IN UNA FABBRICA APERTA QUESTA BATTAGLIA NON SI PUO' VINCERE!

3 - precedenti puntate postate il 12 novembre in questo blog

Lo Slai cobas per il sindacato di classe sostiene la necessaria e giusta battaglia per la salute, la vita, contro il micidiale inquinamento, basta con le morti sul lavoro e per il lavoro. L'ha sempre fatto anche quando tutto era fermo e silente in città, ha costruito 12 anni fa la Rete nazionale per la sicurezza e la salute sui posti di lavoro e sui territori, facendo degli operai Ilva la leva di questa battaglia, e unendo su questo familiari degli operai uccisi sul lavoro.
Abbiamo costruito piattaforme e fatto varie battaglie sulla sicurezza e la salute.
Lo Slai cobas anche nei mesi scorsi ha sostenuto la battaglia delle donne dei Tamburi per dire a magistratura e a sindaco di Taranto: NO alla chiusura delle scuole, SI alla rimozione delle Collinette Ilva e bonifiche dell'area. E dal primo momento e sempre ha detto NO all'immunità penale, facendo anche un esposto alla Procura e Corte costituzionale.
Oggi è necessario porre con ancora più forza il problema della vita, della salute!
Ma questa giusta battaglia, che dovrebbe vedere uniti operai e cittadini è inquinata dalla parola d'ordine: "Chiusura dell'Ilva".
Questa richiesta è apparentemente molto popolare, ma è cieca e fallimentare, e viene portata avanti da settori dell'ambientalismo contro gli operai, facendoli sparire o portando avanti un ricattato morale. "Chiudere l'Ilva" non vuol dire solo chiudere una fabbrica ma vuol dire mettere fine a una realtà operaia, la più grande in Italia e in Europa, che SOLA può imporre tutte le soluzioni necessarie per
impedire che padroni, governo, Stato continuino ad uccidere per il profitto.
Migliaia di operai a casa, o in cassintegrazione invece vuol dire l'abbandono di un'area due volte Taranto, che continuerà a produrre inquinamento - Se l'hanno fatto a Bagnoli, perchè non dovrebbero farlo a Taranto dove ci vorrebbero miliardi e miliardi di più per la bonifica?
Quale forza imporrebbe ai governi, allo Stato di intervenire, a fabbrica chiusa e abbandonata?
SOLO l'emergenza della situazione di una fabbrica aperta, la realtà concreta di migliaia di operai presenti e non divisi e spariti, può imporre interventi di bonifiche, ristrutturazione impianti, modifiche dei processi produttivi che non producano inquinamento, ecc.
E' prendere in giro dire che queste migliaia di operai licenziati o messi in cassintegrazione, buttati fuori dalla fabbrica, potrebbero essere impiegati nelle bonifiche. Non sono riusciti, non hanno voluto farlo per 1600 operai Ilva AS in cigs, messi a fare corsi di formazione inutili, figurasi se lo farebbero per 15mila operai.
Ogni "piano" alternativo di riconversione, economia alternativa è illusorio, è una presa in giro. Il capitale per il profitto può produrre "oro" ma non può che sfruttare e distruggere. Taranto, diventerebbe un territorio della speculazione, dello sviluppo "alternativo" per pochi, e della sfruttamento nero, precario, della vita di "m.." per tutti gli altri.
Gli operai anche dell'Ilva, quando hanno lottato, hanno loro fatto le piattaforme e portato le soluzioni per avere salute, sicurezza, ambiente salubre; hanno portato dalla loro parte medici, ingegneri, scienziati, ecc. Poi hanno perso, ma per la svendita dei sindacati confederali, per la repressione dello Stato.
Ma dopo di loro, nessuno ha portato piani concreti, fattibili, per la fabbrica e la città.
Non facciamo come questa sciagurata vignetta!
deleteria
Così è come vedono gli operai parte degli ambientalisti, associazioni di Ta

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