Dalle analisi
richieste dall'azienda ne è emersa la presenza in alcuni componenti della nave.
Tute blu al lavoro solo nella nuova sezione da 26 metri. I sindacati:
"Chiesta mappatura dei lavoratori che potrebbero essere stati
esposti". Commessa multimilionaria a rischio slittamento
06 novembre 2019 17:00
L’amianto a bordo
della Star breeze c’è e dopo l’area della poppa anche a prua sono stati
circoscritti e interdetti negli scorsi giorni tre ponti e la sala macchine.
Sono arrivati i risultati delle analisi eseguite per scoprire la composizione
chimica del materiale sospetto rinvenuto a bordo della nave arrivata alla
Fincantieri per l’allungamento dello scafo con
l’inserimento di una nuova sezione da 26 metri. In allarme i sindacati che hanno rotto
il silenzio e chiesto una mappatura completa delle ditte e delle persone che
sono salite a bordo. Per più di tre settimane infatti oltre un migliaio di
operai ha lavorato all’interno dell'imbarcazione da crociera tagliata pezzo per
pezzo. Intanto l'azienda avrebbe dato incarico a due ditte per avviare la
bonifica.
Per la Fincantieri
comunque il fenomeno sarebbe circoscritto e non avrebbe raggiunto un livello
tale da destare preoccupazioni. “Durante la riunione l’azienda - si legge in
una nota
congiunta dei sindacati Fim Cisl, Fiom Cgil e Uilm - ha comunicato l’esito dei 55 campionamenti effettuati che da un lato hanno confermato la presenza di amianto in alcune componenti della zona motore della nave, così come precedentemente risultato dai primi controlli, già comunicato e illustrato nel comunicato del 31 ottobre. Nello specifico si parla delle guarnizioni riguardanti la tubazione scarico nonché la coibentazione della linea vapore”. Secondo le tute blu però il problema sarebbe più vasto ma gli altri campionamenti richiesti dai sindacati e dai rappresentati dei lavoratori per la sicurezza, si legge ancora nella nota, che "hanno riguardato il resto delle zone della nave hanno avuto tutti esito negativo, escludendo quindi la presenza sia di componenti in amianto sia la presenza di fibre aeree disperse negli ambienti in questione”.
congiunta dei sindacati Fim Cisl, Fiom Cgil e Uilm - ha comunicato l’esito dei 55 campionamenti effettuati che da un lato hanno confermato la presenza di amianto in alcune componenti della zona motore della nave, così come precedentemente risultato dai primi controlli, già comunicato e illustrato nel comunicato del 31 ottobre. Nello specifico si parla delle guarnizioni riguardanti la tubazione scarico nonché la coibentazione della linea vapore”. Secondo le tute blu però il problema sarebbe più vasto ma gli altri campionamenti richiesti dai sindacati e dai rappresentati dei lavoratori per la sicurezza, si legge ancora nella nota, che "hanno riguardato il resto delle zone della nave hanno avuto tutti esito negativo, escludendo quindi la presenza sia di componenti in amianto sia la presenza di fibre aeree disperse negli ambienti in questione”.
La nave che si trova
per ora al "molo 400 mila" è stata costruita nel 1989 all'interno dei
cantieri tedeschi di Bremerhaven e fa ora parte della flotta dell’armatore
americano Windstar cruises. Come tanti colossi del mare costruiti fra gli anni
’70 e ’80, sulla Star breeze le opere di coibentazione (tecnica per isolare due
sistemi aventi differenti condizioni ambientali ndr) venivano
eseguite utilizzando l’amianto, oggi sostituito in molti casi dalla più innocua
lana di vetro. Dal 7 ottobre la nave è stata portata in secca e in poche ore
sono iniziati i lavori delle tute blu che per legge devono essere preceduti
dalle verifiche di ingegneri, chimici e altri specialisti.
In quella fase nessuno
si sarebbe però accorto della presenza dell’amianto e da quel giorno circa
1.500 operai - divisi per squadre e turni, ciascuna con compiti diversi da
realizzare in parti diverse della nave - hanno lavorato dentro la Star breeze.
“Senza i filtri adeguati non è possibile proteggersi dalle fibre di amianto e
quelli che utilizziamo al massimo vanno bene per polvere e anidride carbonica”,
dicono alcuni di loro. Per venti giorni avrebbero segato e saldato parti dello
scafo senza sapere quali particelle avrebbero liberato nell’aria. Poi la
scoperta che sarebbe stata fatta da qualche operaio.
Prima della
notizia pubblicata su PalermoToday lo
scorso 30 ottobre la Fincantieri aveva comunicato di aver “già informato l’Asp e
la Capitaneria di porto e richiesto analisi ad hoc sul materiale.
Parallelamente - spiegava l’azienda in quell’occasione - abbiamo provveduto a
isolare la zona interessata e a metterla in sicurezza, sospendo anche tutte le
attività in quell’area che è comunque limitata e dove è stata effettuata una
resinatura della parte in cui è stato rinvenuto questo materiale per evitare
un’eventuale dispersione nell’ambiente”.
Dopo la poppa altri
tre ponti della prua sono stati circoscritti così come la sala macchine (nella
foto la sezione dei locali del ponte 2 dove si trovano “prese mare”). Un
intervento a scopo precauzionale che si è reso necessario quando il personale
della Fincantieri si sarebbe reso conto che il problema poteva essere ancora
più esteso. Sino a nuove disposizioni dunque, come stabilito durante un
incontro operativo di giovedì scorso, sarà possibile lavorare solo nella nuova
sezione lunga oltre 20 metri che negli ultimi due giorni sarebbe stata saldata
con la prua.
Stando a quanto
riferito da alcune fonti interne all’azienda il ritrovamento dell’amianto, per
cui servirebbe eseguire una bonifica che rischia di dure uno o due mesi, è
stato oggetto di una riunione dai toni molto accesi durante la quale gli operai
sono stati invitati caldamente a non portare all’esterno né informazioni né
frammenti del materiale in questione. Per il resto sembrebbe che sulla vicenda
sia calato il silenzio. L'azienda ha preferito non rilasciare altre dichiarazioni
nemmeno alla stampa. Ditte e operai attendono di conoscere il loro futuro,
anche perché sembrerebbe che nei prossimi mesi e prima della fine del 2020
dovrebbero arrivare ai Cantieri altre due navi come la Star breeze.
L'imprevisto rischia di far slittare i lavori della commessa multimilionaria
che i cantieri di Amburgo e Genova avrebbero rifiutato considerando pochi gli
8-10 mesi concessi per portare a termine il tutto (che a Palermo sarebbero
diventati 4).
Le morti per amianto e la condanna della
Cassazione
Nel 2014 la
Fincantieri è stata considerata colpevole dalla Cassazione in relazione al
decesso di 37 operai per patologie tumorali riconducibili all’utilizzo di fibre
di amianto. La quarta sezione penale della Cassazione, una volta sopraggiunta
per alcuni reati la prescrizione, ha confermato il verdetto della corte
d’Appello di Palermo del 2012 e riducendo alcune condanne: 3 anni e 6 mesi a
Luciano Lemetti, 3 anni e 1 mese a Giuseppe Cortesi e 2 anni, 7 mesi e 10
giorni ad Antonino Cipponeri.
Nessun commento:
Posta un commento