Belsito, i veleni nel giorno della rateizzazione dei 49 milioni
L'ex tesoriere si sfoga, a palazzo di Giustizia, mentre i legali del Carroccio si accordano con la Procura"Ma come, oggi nella Lega nessuno sa, tutti cadono dal pero ma quando dovevo dare un milione di euro per miss Padania, oppure 800 mila per la fallimentare idea della bicicletta padana o ancora pagare con104 mila euro in franchi svizzeri l’infermiera di Bossi, o addirittura saldare un milione e
400 mila euro di spese legali per una vertenza da 30 mila, allora tutti i vertici del partito conoscevano benissimo queste spese e le loro ragioni….". E’ quasi mezzogiorno e al settimo piano di palazzo di giustizia di Genova l’ex tesoriere Francesco Belsito è un fiume in piena. Pochi istanti prima il sostituto procuratore generale Enrico Zucca ha chiesto ai giudici del processo d’appello di confermare la condanna a quattro anni e dieci mesi per truffa mentre per Umberto Bossi a un anno e dieci mesi ( in primo grado erano stati due anni e mezzo).
Il caso ha voluto che sempre ieri, nello stesso palazzo e nello stesso momento, al nono piano negli uffici della procura, gli avvocati della Lega, Roberto Zingari e Giovanni Ponti, stessero firmando il documento che per i prossimi decenni li vincolerà ad uno stillicidio finanziario per coprire il sequestro da 49 milioni di euro. Ossia la cifra che lo Stato chiede al Carroccio di restituire proprio a seguito delle condanne di Bossi e Belsito per la truffa sui rimborsi elettorali del periodo 2008/2010. Così le due vicende così strettamente intrecciate si sono quasi scontrate ieri mattina nel tribunale di Genova. Gli avvocati della Lega hanno consegnato al procuratore capo Francesco Cozzi e all’aggiunto Francesco Pinto le due pagine siglate dal tesoriere della Lega e deputato Giulio Centemero con la quale il Carroccio si impegna a versare seicentomila euro all’anno per garantire la copertura dei sequestri pari a circa 46 milioni (due milioni e rotti erano stati congelati dalla finanza nel 2017).
"Si tratta di un sequestro sulle somme future e siccome presumibilmente queste somme sarebbero state pari a zero abbiamo fatto un piano di rientro" ha spiegato il procuratore capo Cozzi. Il partito di Salvini ha spiegato alla procura " l’esecuzione integrale del provvedimento di sequestro…. avrebbe l’effetto di determinare l’impossibilità della Lega Nord di svolgere le proprie funzioni e comprometterebbe la sua stessa esistenza per totale mancanza di risorse". Il piano di rientro prevede anche un aumento delle somme da versare attraverso un’indicizzazione e con l’accordo che un maggior flusso di entrate nelle casse della Lega produrrebbe un’immediata deviazione del contante verso quelle dello Stato. Infine la Lega certifica che la palazzina di via Bellerio, in parte affiatata a terzi è un " immobile idoneo a garantire redditi tali da far fronte all’impegno".
E mentre la Lega di Salvini ipotecava di fatto la sede storica del partito, due piani sotto, nella sua requisitoria il sostituto pg Zucca chiedendo la condanna di Belsito sottolineava che " il partito non può essere schermo per atti illeciti". Fuori dall’aula Belsito ha ribadito quella che è sempre stata la sua tesi - respinta fino ad ora dai giudici - ovvero che in molti nel partito sapessero che tante spese rispondevano a criteri non del tutto lineari. "Vorrei capire con che animo dice l’ex tesoriere - mi consentirono di liquidare una parcella di spese legali da un milione e 400 mila euro per una vertenza, quella con alcuni giornalisti della Padania, che si chiuse con un accordo per 30 mila euro. Oppure il milione di euro investito per tre edizioni di miss Padania. O ancora come potevano autorizzare 104mila franchi svizzeri per pagare un’infermiera di Bossi che voleva essere saldata solo con questa valuta?".
Belsito prosegue attingendo da una memoria che sembra avere sempre qualche cassetto nascosto: " Altro mezzo milione di euro venne speso per creare un’inspiegabile Protezione civile padana e dotarla di mezzi e attrezzature. Oppure 800 mila euro buttati per un progetto di Bicicletta Padana che non portò praticamente a nulla".
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