- Difesa: ministro Trenta, “sbloccata missione in Niger per controllo flussi migratori”...un grandissimo risultato di questo governo
Roma, 20 set 15:15 - - Il
ministro della Difesa, Elisabetta Trenta, ha confermato l’avvio della
missione militare italiana in Niger per il controllo dei flussi
migratori, approvata dal parlamento italiano il 17 gennaio scorso ma
ferma da ormai otto mesi. In un post pubblicato oggi su Facebook, il
ministro Trenta ha dichiarato che “l'Italia entrerà in pieno supporto
del governo nigerino e assisterà le autorità locali attraverso delle
unità di addestratori, uomini e donne delle Forze armate con alte
specialità e professionalità, articolati in Mobile Training Teams che
formeranno
le forze nigerine al fine di rafforzare il controllo sul territorio. Tutto questo, seguendo ovviamente le esigenze, le richieste e le necessità di Niamey. Nello specifico – ha proseguito la Trenta – l'obiettivo sarà arginare, insieme, la tratta di esseri umani e il traffico di migranti che attraversano il paese, per poi dirigersi verso la Libia e in definitiva imbarcarsi verso le nostre coste”. Il ministro ha quindi parlato di “un grandissimo risultato di questo governo, dopo mesi e mesi di immobilismo durante il quale l'Italia ha tuttavia continuato a dare il suo supporto alla popolazione sul piano umanitario, inviando medicinali” e ha ringraziato l'esecutivo nigerino, annunciando che nel mese di ottobre l’omologo nigerino sarà a Roma. “Sarà un piacere accoglierlo e dargli il benvenuto a nome del paese”, ha concluso la Trenta.
In precedenza fonti della Difesa avevano confermato la notizia pubblicata da alcuni organi di stampa italiani, secondo cui nei prossimi due mesi partiranno altri 30 militari italiani senza mezzi logistici, che si aggiungeranno ai 50 già presenti nel territorio. È probabile che a sbloccare la decisione sia stata la visita a Roma del presidente nigerino Mahamadou Issoufou, che è stato ricevuto dal presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, nel giugno scorso. Il mese scorso era stato invece lo stesso ministro Trenta a confermare indirettamente l’imminente sblocco della missione, congelata per diversi mesi a causa delle resistenze del governo nigerino. “Le missioni militari italiane all’estero servono l’interesse della nazione, inclusa quella prevista in Niger”, aveva detto la Trenta nel corso della sua visita in Libano. “Quella in Libano è una delle missioni più importanti, ma altrettanto importante è la possibilità, qualora riuscissimo a farlo, di mandare avanti la missione in Niger”, aveva aggiunto il ministro.
In precedenza, lo Stato maggiore della Difesa aveva smentito la notizia di una presunta sospensione della missione. “In merito a quanto riportato da alcuni organi di stampa circa la sospensione della missione in Niger, si ribadisce quanto recentemente dichiarato pubblicamente dal capo di Stato maggiore della Difesa, che stanno proseguendo le attività programmate del nucleo di ricognizione per attività di collegamento e preparazione, di intesa con le autorità nigerine, e di predisposizione all’approntamento della base italiana in Niger", recitava nella nota, sottolineando che "non ci sono quindi ipotesi di ritiro del personale militare italiano" e che "la missione si svilupperà in pieno accordo con le autorità locali". La dimensione numerica massima della missione "è quella stabilita dal parlamento, comprensiva dell’aliquota destinata al supporto logistico e sanitario, e sarà modulata in base alla situazione del teatro operativo e alle esigenze addestrative da soddisfare”, concludeva il comunicato.
Nell’aprile scorso il “Corriere della Sera” aveva riportato la notizia secondo cui le autorità italiane avrebbero sospeso le missioni militari in Niger e Tunisia a causa delle troppe resistenze a livello locale che avrebbero convinto il presidente nigerino Mahamadou Issoufou a chiedere al governo un rallentamento nelle procedure di invio del contingente e il presidente tunisino Youssef Chahed a fare altrettanto. In precedenza, nel mese di marzo, il ministro dell’Interno nigerino Mohamed Bazoum, intervistato da “Rainews”, aveva definito “inconcepibile” la missione militare approvata a fine gennaio dal parlamento italiano, aggiungendo che non ci sono mai stati contatti in merito tra Roma e Niamey affermando di aver appreso la notizia dai media. Il ministro nigerino aveva quindi aggiunto che resta aperto lo spiraglio per una “missione di esperti”, ma non con ruoli operativi e non “nell'ordine dei quattrocento” (470). Il 17 gennaio scorso il parlamento italiano ha votato a favore del dispiegamento di una missione italiana in Niger e in Tunisia. La prima, stando a quanto emerso dal testo della delibera del governo inviata al parlamento, dovrebbe coinvolgere anche Mauritania, Nigeria e Benin e dovrebbe svilupparsi progressivamente nel corso dell’anno, prevedendo un impiego di personale fino a 120 unità nel primo semestre e fino a un massimo di 470 unità entro la fine dell’anno. (Res)
le forze nigerine al fine di rafforzare il controllo sul territorio. Tutto questo, seguendo ovviamente le esigenze, le richieste e le necessità di Niamey. Nello specifico – ha proseguito la Trenta – l'obiettivo sarà arginare, insieme, la tratta di esseri umani e il traffico di migranti che attraversano il paese, per poi dirigersi verso la Libia e in definitiva imbarcarsi verso le nostre coste”. Il ministro ha quindi parlato di “un grandissimo risultato di questo governo, dopo mesi e mesi di immobilismo durante il quale l'Italia ha tuttavia continuato a dare il suo supporto alla popolazione sul piano umanitario, inviando medicinali” e ha ringraziato l'esecutivo nigerino, annunciando che nel mese di ottobre l’omologo nigerino sarà a Roma. “Sarà un piacere accoglierlo e dargli il benvenuto a nome del paese”, ha concluso la Trenta.
In precedenza fonti della Difesa avevano confermato la notizia pubblicata da alcuni organi di stampa italiani, secondo cui nei prossimi due mesi partiranno altri 30 militari italiani senza mezzi logistici, che si aggiungeranno ai 50 già presenti nel territorio. È probabile che a sbloccare la decisione sia stata la visita a Roma del presidente nigerino Mahamadou Issoufou, che è stato ricevuto dal presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, nel giugno scorso. Il mese scorso era stato invece lo stesso ministro Trenta a confermare indirettamente l’imminente sblocco della missione, congelata per diversi mesi a causa delle resistenze del governo nigerino. “Le missioni militari italiane all’estero servono l’interesse della nazione, inclusa quella prevista in Niger”, aveva detto la Trenta nel corso della sua visita in Libano. “Quella in Libano è una delle missioni più importanti, ma altrettanto importante è la possibilità, qualora riuscissimo a farlo, di mandare avanti la missione in Niger”, aveva aggiunto il ministro.
In precedenza, lo Stato maggiore della Difesa aveva smentito la notizia di una presunta sospensione della missione. “In merito a quanto riportato da alcuni organi di stampa circa la sospensione della missione in Niger, si ribadisce quanto recentemente dichiarato pubblicamente dal capo di Stato maggiore della Difesa, che stanno proseguendo le attività programmate del nucleo di ricognizione per attività di collegamento e preparazione, di intesa con le autorità nigerine, e di predisposizione all’approntamento della base italiana in Niger", recitava nella nota, sottolineando che "non ci sono quindi ipotesi di ritiro del personale militare italiano" e che "la missione si svilupperà in pieno accordo con le autorità locali". La dimensione numerica massima della missione "è quella stabilita dal parlamento, comprensiva dell’aliquota destinata al supporto logistico e sanitario, e sarà modulata in base alla situazione del teatro operativo e alle esigenze addestrative da soddisfare”, concludeva il comunicato.
Nell’aprile scorso il “Corriere della Sera” aveva riportato la notizia secondo cui le autorità italiane avrebbero sospeso le missioni militari in Niger e Tunisia a causa delle troppe resistenze a livello locale che avrebbero convinto il presidente nigerino Mahamadou Issoufou a chiedere al governo un rallentamento nelle procedure di invio del contingente e il presidente tunisino Youssef Chahed a fare altrettanto. In precedenza, nel mese di marzo, il ministro dell’Interno nigerino Mohamed Bazoum, intervistato da “Rainews”, aveva definito “inconcepibile” la missione militare approvata a fine gennaio dal parlamento italiano, aggiungendo che non ci sono mai stati contatti in merito tra Roma e Niamey affermando di aver appreso la notizia dai media. Il ministro nigerino aveva quindi aggiunto che resta aperto lo spiraglio per una “missione di esperti”, ma non con ruoli operativi e non “nell'ordine dei quattrocento” (470). Il 17 gennaio scorso il parlamento italiano ha votato a favore del dispiegamento di una missione italiana in Niger e in Tunisia. La prima, stando a quanto emerso dal testo della delibera del governo inviata al parlamento, dovrebbe coinvolgere anche Mauritania, Nigeria e Benin e dovrebbe svilupparsi progressivamente nel corso dell’anno, prevedendo un impiego di personale fino a 120 unità nel primo semestre e fino a un massimo di 470 unità entro la fine dell’anno. (Res)
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