Intervista di Rumela
Sen a Mohan
Baidya (compagmo Kiran, PCN (MR)
I
maoisti hanno governato il Nepal per quasi 10 anni, dopo aver
contribuito a porre fine a secoli di monarchia. Ma gli irriducibili,
delusi dai loro risultati, vogliono tornare alla lotta armata.
Nel
2006, dopo dieci anni di lotta armata, i maoisti nepalesi siglarono
un accordo di pace con il governo, accettando la democrazia
paramemtare. Diciotto mesi dopo, il popolo nepalese li premiò nelle
urne, attribuendo ai maoisti il 30% dei voti (maggioranza relativa,
ndt) nelle elezioni dell'assemblea costituente. Eccetto la Cina, dove
Mao Zedong prese il potere dopo la rivoluzione del 1949, il Nepal è
l'unico paese in cui i maoisti (insieme ad altri partiti di sinistra)
abbiamo guidato il governo nazionale. I cambiamenti del 2006-8 videro
il partito anche svolgere un ruolo chiave nella trasformazione del
Nepal da monarchia in repubblica federale.
Eppure
il movimento maoista del Nepal oggi è diviso. Nel luglio del 2018,
dodici anni dopo lo storico accordo di pace, ho intervistato alcuni
dei suoi massimi dirigenti, che ora si sono divisi in due
grandi schieramenti. Quello dei maoisti istituzionali, guidato da Prachanda, che si è unito con altri partiti della sinistra parlamentare e ha ripudiati la via della lotta armata. La fazione dissidente scissionista, guidata da Mohan Baidya "Kiran", che ha denunciato i compromessi "controrivoluzionari" della fazione governativa e ha lanciato la parola d’ordine di una rinnovata guerra popolare.
grandi schieramenti. Quello dei maoisti istituzionali, guidato da Prachanda, che si è unito con altri partiti della sinistra parlamentare e ha ripudiati la via della lotta armata. La fazione dissidente scissionista, guidata da Mohan Baidya "Kiran", che ha denunciato i compromessi "controrivoluzionari" della fazione governativa e ha lanciato la parola d’ordine di una rinnovata guerra popolare.
Ho
incontrato Mohan Baidya, meglio conosciuto col nome di battaglia,
Kiran, e sua moglie, comapagna Sushmaji. Volevo capire perché Kiran,
un ex membro dell’Ufficio Politico del partito maoista e il più
noto e ideologo radicale del paese, abbia denunciato il processo di
pace e la transizione dei maoisti alla via democratica, preferendo un
ritorno ai vecchi metodi della lotta armata.
Ma
prima, un pò di storia dei maoisti in Nepal
Il Partito Comunista del Nepal (PCN) fu formato nel 1949. Anche nei
suoi primi anni di vita giocò un ruolo importante nel rovesciamento
dei regime dei Rana, che governava il Nepal dal colpo di stato del
1846 contro la dinastia Shah. Nel 1951, fu restaurato il potere degli
Shah e l'anno dopo il CPN fu messo al bando.
Negli anni '60, in seguito alla rottura tra l'Unione Sovietica e la
Cina di Mao, il CPN si scisse in molti piccoli gruppi. La fazione
riformista, che controllava il comitato centrale del CPN, sostenne il
re nel il colpo di stato con cui assunse il potere assoluto. Contro
questo inaccettabile compromesso, i dissidenti lasciarono il partito
, ma poi si divisero a loro volta in diverse frazioni. Negli anni
'70, i diversi tentativi di unire questa sinistra rivoluzionaria
fallirono.
In
questo periodo, il sistema politico prevalente in Nepal era una
democrazia "guidata", senza partiti (il cosiddetto sistema
Panchayat),
dove il popolo poteva eleggere i propri rappresentanti, ma il potere
reale restava nelle mani del monarca. Nel 1979, un movimento di
proteste studentesche costrinse il re a tenere un referendum a
suffragio universale sul quesito se sostituire la democrazia
“guidata” con un sistema multipartitico. Ma prevalse lo status
quo e quel di democratizzare il Nepal furono temporaneamente
vanificati.
Nel corso di questi
sconvolgimenti politici, le fazioni della sinistra radicale in Nepal
erano rappresentate principalmente dalla CPN (Masal), guidato da
Mohan Bikram Singh (MBS). Nei primi anni '80, Kiran guidò la rivolta
contro la direzione di MBS e se ne separo per fondare CPN (Mashal),
con una h.
Quest'ultima fazione
assumeva come sua ideologia di partito il marxismo-leninismo-maoismo.
In linea con questa posizione ideologica, chiamava alla lotta armata
allo scopo obiettivo di innescare una rivolta popolare di massa
contro il re e il regime della "democrazia guidata".
In questo tentativo
di lotta armata, il CPN (Mashal) attaccò alcuni posti di polizia
nella capitale e deturpato una statua del re. Queste azioni, però,
non riuscirono a scatenare l'immaginario popolare ed esposero
prematuramente l'organizzazione clandestina del partito, portando
all'arresto di diversi attivisti. A fronte delle dure critiche
interne, Kiran si dimise da Segretario Generale. Fu sostituito da
Pushpa Kumar Dahal, giovane carismatico membro del Comitato Centrale,
poi conosciuto come "Biswas" (che significa "fiducia")
e infine proclamato "Prachanda" (il feroce). Si dice che
fosse proprio Kiran il “grande elettore” che scelse il giovane
Prachanda e gli fece da mentore per farne il capo dei maoisti
nepalesi.
Quando alcune
fazioni della sinistra radicale si unirono per formare il PCN (Centro
d’Unità), Kiran e Prachanda vi presero parte. Nel 1996, però, la
fazione guidata da questa coppia lasciò il PCN (CU) e formò il PCN
(Maoista). Poco dopo i maoisti lanciarono la guerra popolare che
sarebbe durata 10 anni, rivendicando in primo luogo l'abolizione
della monarchia.
Nel giugno del 2001,
la monarchia in Nepal ha subì un duro colpo, in seguito a una
misteriosa sparatoria che sterminò l'intera famiglia reale. Nel
procedere degli scontri tra i maoisti e lo Stato, nel 2002 il nuovo
re dichiarò lo stato di emergenza, destituì l'intero governo e
sospese le elezioni a tempo indeterminato. Sotto lo stato di
emergenza, nel 2004-5, il re si scontrò sia con i partiti
parlamentari che con i ribelli maoisti, mentre crescevamo le
preoccupazioni internazionali circa un’imminente crisi umanitaria.
I partiti politici
formarono un fronte di opposizione, chiedendo al re di cedere il
potere e restaurare il parlamento. Dopo 10 anni di guerra, nel maggio
2006 i maoisti si dichiararono pronti a colloqui di pace, a
condizione che il governo accettasse di istituire un'assemblea
costituente incaricata di scrivere una nuova costituzione e di
includere anche i maoisti in un governo di unità nazionale.
Le elezioni
all'Assemblea costituente furono posticipate e infine si tennero il
10 aprile 2008. I maoisti si imposero come primo partito, con il 30%
dei voti. Poco dopo, il 28 maggio 2008, l'Assemblea costituente
dichiarò il Nepal una repubblica democratica federale abolendo di
fatto la monarchia - una significativa vittoria per i maoisti.
Malgrado questo
successo, nel giugno 2012 il partito si è scisso, abbandonato da
Kiran e diversi altri vecchi dirigenti che formarono il Partito
Comunista Nepal - maoista. Kiran, che durante processo rimase
detenuto in una prigione indiana, era critico su molte decisioni
prese da Prachanda e dal Baburam Bhattarai, i massimi dirigenti che
rappresentarono i maoisti nel negoziato.
Nell'intervista,
Kiran ribadisce che l’errore più grave commesso dai capi dei
maoisti istituzionali, Prachanda e Bhattarai, fu quello di accettare
di sciogliere l'Esercito Popolare di Liberazione (EPL) che aveva
combattuto la guerra popolare, senza consolidarne conquiste ottenute
e assicurare che tutte le loro richieste fossero accolte nella
costituzione. Kiran elabora la sua valutazione del carattere dello
Stato nepalese, afferma che la rivoluzione è incompleta, e delinea
un piano per la ripresa della lotta armata.
RS
Qual è la vostra
valutazione della situazione attuale in Nepal?
Il Nepal è un paese
semi-feudale e semi-coloniale. In Nepal occorre completare la
rivoluzione di nuova democrazia per raggiungere il socialismo e
comunismo. Questo era il nostro obiettivo quando iniziammo la guerra
popolare di liberazione. Non abbiamo ancora raggiunto quanto avevamo
deciso di ottenere. L'attuale condizione in Nepal continua ad essere
semi-feudale, semi-coloniale, o si può anche chiamarla
"neocoloniale".
A differenza
dell'India, il Nepal non è mai stato direttamente parte dell'Impero
Britannico. Tecnicamente, non era "colonia" di nessuna
potenza straniera. Ma ciò non significa che il Nepal sia stato
immune dallo sfruttamento prolungato da parte di potenze imperialiste
straniere. Nel corso del tempo, la natura dell'oppressione, delle
potenze estere e delle classi feudali nepalesi, si è senza dubbio
evoluta. Tuttavia, attraverso questi cambiamenti superficiali, la
sottomissione del popolo nepalese, sia alle potenze coloniali che
alle classi feudali, è proseguita ininterrotta fino ad oggi.
Ad esempio, nel
lontano 1816 il Nepal firmò il trattato di Sugauli Nepal con la
Compagnia britannica delle Indie Orientali. Il Nepal dovette
concedere parte del suo territorio agli inglesi e persino consentire
all'esercito britannico di reclutare i Gurkha per il servizio
militare. Che cosa ne ha ricavato fuori il Nepal? In sostanza niente.
Quello fu evidente sfruttamento coloniale.
Ancora, nei diversi
trattati firmati tra Nepal l'India a partire dagli anni '50, si può
vedere come lo stato indiano abbia stabilito il suo controllo
egemonico sulle risorse naturali del Nepal. Parlo delle classi
dominanti in India, non ho nulla contro il popolo dell'India,
anch’esso sfruttato dai loro padroni politici. Ma questa è tutto
altro discorso.
La risorsa naturale
più significativa del Nepal sono le sue acque. Ma il Nepal ha
firmato trattati che hanno permesso allo stato indiano di controllare
le nostre risorse naturali, il che significa che letteralmente
controlla la nostra energia idroelettrica. Ma la gente comune in
Nepal difficilmente lo comprende. È accuratamente nascosto. Questo è
lo sfruttamento neocoloniale del Nepal.
Il Nepal è un paese
senza sbocco sul mare. Le vitali vie di transito del commercio
passano attraverso l'India. Recentemente con la Cina è stato firmato
un trattato su questa materia, ma non è ancora stato applicato.
Dunque, l'India controlla unilateralmente il commercio del Nepal e in
cambio non fa alcuna concessione sui servizi di trasporto. Inoltre,
il deficit commerciale del Nepal verso l’India è di circa 70
miliardi di dollari. Per ridurre il deficit commerciale avremmo
bisogno di industrie orientate all'esportazione. Tuttavia, la
produzione nazionale di beni di esportazione è scarsa, mentre le
importazioni sono molto alte. Il governo non fa nulla per rimediare,
ad esempio con sussidi o prestiti di avviamento per agricoltori o
fabbriche, per aumentare la produzione interna. Nelle regioni
collinose del Nepal, terre fertili coltivabile restano inutilizzate.
Né lo stato fornisce ai nostri giovani alcun aiuto o incentivo a
coltivare queste terre. Per guadagnarsi da vivere sono costretti a
emigrare all’estero, in Malesia o nel Golfo Persico o nella stessa
India,. Non è data nessuna opportunità di sfruttare il ricco
capitale umano e le risorse naturali del Nepal. Questo è ciò che
chiamo sfruttamento neocoloniale.
Le classi dominanti
del Nepal sono quelle deii capitalisti compradori [quelli, cioè, in
una rapporto di dipendenza, "comprata", con capitale
straniero] che non fanno altro che assecondare lo Stato indiano, per
rimanere al potere. In Nepal lo Stato indiano controlla tutto,
perfino le nomine nella burocrazia, e ne viola l’integrità
territoriale. Lungo il confine tra Nepal e India Ci sono più di
sessanta posti di frontiera in cui sono i paletti di delimitazione
dei confini. L'India ha invaso il territorio nepalese, ad esempio nel
passo di Lipulekh, nel distretto di Darchula, nel Nepal occidentale.
Nel 2015, la Cina e l'India hanno concordato bilateralmente di
istituire le loro sedi commerciale, ignorando completamente
l'interesse del Nepal. Il nostro partito ha protestato, ma le élite
al potere non si sono opposte in nessun modo, anzi si inginocchiate
allo Stato indiano. È così che funziona il neocolonialismo. (continua)
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