(Dal MFPR di Milano)
In occasione
della seconda udienza per veder riconosciuto il pagamento delle
ore
effettivamente lavorate abbiamo portato alle operaie della
Montello la
solidarietà e il sostegno del MFPR e di lavoratrici, precarie,
disoccupate in lotta
per difendere diritti e/o per conquistarli.
Abbiamo,
durante il presidio davanti al Tribunale di Bergamo, raccolto
dalla viva e
vivace voce delle operaie le ragioni della loro lotta
realizzando una piccola
inchiesta.
In particolare ci hanno detto che hanno iniziato la
lotta vincendo
la paura perché non volevano più accettare di essere
considerate schiave.
Si
tratta di un lavoro brutto, sporco perché sui nastri
trasportatori passa di
tutto: materiali pericolosi, siringhe. In fondo al nastro c’è
una postazione
con acido per materiali da lavoro. Il lavoro ai nastri trasportatori è molto pesante. Le
giovani all’inizio
tendono a lavorare molto anche facendo gli straordinari, ma, a
lungo andare, si risente molto la fatica soprattutto alla schiena. Gli ausili
consistono nella
maschera - difficile, però, da tenere per tempi così lunghi -, guanti,
occhiali, le
scarpe in dotazione risultano scomode per cui ci si stanca di
più. A fine
giornata ti ritrovi con i piedi gonfi. L’abbigliamento in
dotazione consiste in
un pantalone estivo, uno invernale, tre magliette e la felpa:
insufficiente per
avere il tempo di lavare frequentemente i vestiti e averli
pronti alla ripresa
del lavoro, per cui si ricorre alle magliette personali.
Le
pause sono due di
15 minuti ciascuna: il tempo di togliersi i manicotti e poi
bisogna scendere
giù per i bagni - che sono in condizioni pessime - e per la
mensa - non adeguata. E già sono passati 5 minuti. Quindi, le pause di 15
minuti, non
bastano! Tante hanno problemi dopo aver mangiato in fretta.
Inoltre anche se ci
sono i filtri l’acqua non è potabile e non ha un buon odore.
Pertanto in tante
non
usano la doccia. La stessa acqua viene utilizzata per le
macchinette del
caffè, solo una al piano.
Sarebbe
importante poter disporre di 5 minuti all’ora per poter
rilassare i muscoli. Dopo
8 ore le spalle non te le senti più.
La puzza è un altro
problema. Ci sono
problemi di allergia. La malattia che non viene pagata
integralmente. Anche per i permessi bisogna chiedere con largo anticipo.
La notte
risulta particolarmente pesante perché non ti lasciano neanche
parlare con le
vicine - questo, anche di giorno - Se lo vede la capa urla.
Noi - hanno detto le operaie - lavoriamo su turni di 6 giorni: mattino dalle 6 alle 14;
pomeriggio dalle 14 alle
22 e la notte dalle 22 alle 6 del mattino.
Sono tutte
straniere provengono dal
Pakistan, India, Gambia, Senegal, Burkina Faso, Marocco,
Albania, Brasile.
Arrivano alla fabbrica con bus, treno, bici, in tante si
accordano e vanno in
macchina. Alcune vi lavorano da tanti anni e hanno assistito a
diversi cambi di
cooperative: "non è giusto che ci siano le cooperative - dicono - Dovremmo essere assunte direttamente dalla Montello". "Lo
stipendio rimane
uguale, sempre lo stesso livello, anche se sei lì da tanti
anni. Siamo tutte straniere e ti trattano come vogliono. Cercano di intimidirti.
Con cambio
cooperativa in fabbrica girano voci che gli iscritti allo Slai Cobas
staranno a casa:
non è giusto che noi dobbiamo prendere la tessera della CGIL per lavorare. Poi vi sono
contratti difformi dal
lavoro reale".
All’udienza di ieri c’è stata l’ufficializzazione del prossimo nuovo cambio appalto; e questo è stato utilizzato ai legali dell'attuale cooperativa, della Montello per far rinviare il processo (la nuova udienza si terrà il 18 ottobre).
Tante sono
le giovani di 20-22 anni. Tantissime sposate con figli cercano
di conciliare i
turni con il marito in modo che uno stia con i figli, per cui
si sobbarcano più
turni di notte.
Infine, una
lavoratrice ha raccontato di aver subito un infortunio in
fabbrica: un corpo
estraneo è entrato nell’occhio. Dopo l’infortunio è stata in
malattia non
pagata per 4 mesi. Non può usufruire della disoccupazione
perché il contratto
risulta ancora in essere e la cooperativa non la licenzia
perché teme la
denuncia.
Ieri, dopo il presidio al Tribunale, ci siamo spostate alla fabbrica dove tra le operaie c’era già fermento, perché l'azienda ha chiesto di firmare le dimissioni in vista del cambio appalto
per metterle in
condizioni di ricattabilità e poter imporre le condizioni che
vogliono nel
nuovo contratto.
Durante il
volantinaggio prima un impiegato è venuto a prendere il
volantino, poi un altro, sembrerebbe l'amministratore delegato, è venuto per intimare di togliere lo striscione dell’Mfpr
affisso di fronte
alla fabbrica: “perché dite cose non vere!”
Ma nello striscione era scritto: "Solidarietà alle operaie della Montello! Padroni
giù le mani dai
diritti delle donne! Tutta la nostra vita deve cambiare!". Cosa c'è di non vero?!
Movimento femminista proletario rivoluzionario - Milano
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