mercoledì 19 settembre 2018

pc 19 settembre - Nepal - Riprendendo le armi - seconda parte

Intervista di Rumela Sen a Mohan Baidya (compagmo Kiran, PCN (MR)

RS
Dite che una lotta armata di lunga durata - un’altra guerra popolare - è il solo modo per realizzare il vostro scopo di una rivoluzione di nuova democrazia in Nepal. Perché?
MB
La rivoluzione si ha quando la classe sfruttata e oppressa rovescia la classe degli sfruttatori e oppressori al potere. Questo in Nepal non è accaduto. La borghesia compradora e le classi feudali che prima dominavano il Nepal sono ancora al potere. Ecco perché la rivoluzione è lungi dall'essere compiuta.
I miei ex compagni Prachanda, Baburam Bhattarai, Ghanshyam Bhusal e Ram Karki, dicono che la rivoluzione capitalista del Nepal è compiuta. Non sono d'accordo. Primo, una effettiva rivoluzione capitalista deve portare allo sviluppo di un capitalismo industriale dal carattere nazionale, ma esso non si trova da nessuna parte in Nepal. Quello che abbiamo, invece, è il capitalismo compradore e burocratico.
In secondo luogo, la rivoluzione di nuova democrazia di cui parlano i maoisti mette fine sia all'oppressione feudale interna sia all'intervento esterno imperialista. Ciò è accaduto? Assolutamente no. In Nepal, la borghesia è troppo debole e di natura compradora. I contadini devono ancora condurre una rivoluzione di nuova democrazia contro i signori feudali, la borghesia compradora e le
ingerenze della potenze straniere e porre fine a tutte le forme di oppressione.
La caduta della monarchia non ha automaticamente messo fine al feudalesimo in Nepal. Anche in Cina, la monarchia fu rovesciata nel 1911. Tuttavia, i comunisti cinesi, una volta organizzatisi in partito nel 1921, si ponevano come obiettivo la liberazione dal feudalesimo e dall'imperialismo. Questo è un punto importante da sottolineare. Sì, l'abolizione della monarchia in Nepal ha dato un duro colpo al feudalesimo, ma difficilmente la si può identificare con la fine del feudalesimo.
La vera Rivoluzione di Nuova Democrazia sradicherà definitivamente il feudalesimo, abrogherà tutti i trattati iniqui, sfiderà ogni sfruttamento indiretto da parte delle multinazionali e del capitale globale, e delle loro organizzazioni quali Banca Mondiale il FMI e WTO. Occorre estendere lo sviluppo della borghesia nazionale, costruire industrie nazionali e fare molto altro ancora per porre fine all'oppressione del popolo, sia da parte dell'India che delle multinazionali globali.

RS
L'abolizione della monarchia è stato un passaggio chiave nella storia del Nepal. Si potrebbe argomentare che fu il Massacro a Palazzo del 2001, quando misteriosamente il principe ereditario Dipendra sterminò il re Birendra e tutta la sua famiglia, a portare al collasso della monarchia. Inoltre, è noto a tutti che, prima di quell'evento, i maoisti avevano cercato di esplorare le possobilità di un accordo sia con i partiti parlamentari sia con la stessa monarchia. Pensate quindi che i maoisti possano attribuirsi il merito dell'abolizione della monarchia?

MB
Ci sono state due ragioni immediate della caduta della monarchia in Nepal. Prima, il massacro del palazzo del 2001 che ha trucidato l'intera famiglia del re Birendra Shah. Quando suo fratello, Gyanendra Shah salì al trono, questi non era Birendra e il popolo nepalese perse la fede nella monarchia. Dato che il popolo nepalese considerava il re diretto discendente del dio indù Sri Visnu, tale perdita di fede è significativa. Secondo, Gyanendra Shah, appena salito al trono, avoco a sé il potere del parlamento e divenne monarca assoluto, il che scatenò la rabbia popolare. Di conseguenza, i principali partiti parlamentari, compresi il Partito del Congresso nepalese, il CPN (UML) e altri si unirono coi maoisti contro il re, aprendo la strada all'abolizione della monarchia.
Tuttavia, il Congresso nepalese e l'UML negano il ruolo avuto dalla guerra popolare maoista per creare le condizioni per la caduta della monarchia. Lo attribuiscono solo ai diciannove giorni di Janaandolan (movimento popolare) del 2006, analisi completamente sbagliata. Pensiamo che il massacro a palazzo e la guerra del popolo maoista abbiano contribuito attivamente abolizione finale della monarchia. La nostra lotta armata contro lo stato è stata la ragione principale per cui Gyanendra decise di agire come fece.
Quanto alla questione che prima del massacro a palazzo Prachanda si sia rivolto alla monarchia o che Baburam abbia interloquito coi sette partiti parlamentari, lasciatemi dire che, sì, in quel momento c'erano due linee tra i maoisti. Tali contraddizioni interne e compromessi tattici avvengono - non c'è niente di sbagliato in questo. In teoria, a patto che si rimanga fedeli al proprio obiettivo per raggiungere lo scopo della rivoluzione, si può stringere un'alleanza tattica con chiunque, pur di rafforzare il tuo campo.
Ci si può sempre chiedere "che cosa sarebbe successo se...?". Ma ciò che è accaduto in realtà fu che il Re mise al bando tutti i sette i partiti parlamentari e prese il potere nelle sue mani perché riteneva che questi partiti non erano in grado di affrontare la lotta armata maoista. Il re cercò di decimare i maoisti e abolire i partiti democratici. Fu una stata una mossa sconsiderata e letale. Comprendemmo immediatamente la situazione e ci alleammo con gli altri partiti parlamentari per protestare contro il re. Anche l'India intervenne e ebbe un ruolo significativo, mediando alcune negoziati difficili. Stipulammo l'accordo in dodici punti con i partiti parlamentari, che si impegnarono a collaborare per la democrazia, la pace, la prosperità, la promozione sociale e l'abolizione della monarchia. Io personalmente non ero in Nepal in quel questo periodo. Ero prigioniero in India.
Se l'accordo in dodici punti fu un momento importante per politica nepalese, nel 2005 un evento molto più significativo scosse il nostro partito. Nel nostro partito si aprì una frattura durante una riunione del Comitato Centrale in cui la fazione guidata da Prachanda rinunciò all'obiettivo della. Rivoluzione di Nuova Democrazia e adottò come nuovo obiettivo quello della repubblica democratica. Abilmente, cercarono di presentarla come una parola d’ordine di transizione, un mera mossa tattica. Ma noi non eravamo d'accordo.
In retrospettiva, quando il gruppo Prachanda-Baburam propose l’idea della repubblica democratica della rivoluzione francese come appropriata al Nepal contemporaneo, avevano già preso una china scivolosa. Era uno slogan apertamente capitalista e segnò l'inizio della fine della politica maoista sotto la loro direzione.

RS
Quando ho incontrato il dott. Baburam Bhattarai, questi ha ribadito che dato che India, Cina e Stati Uniti interferivano attivamente in Nepal, non era altro che "pragmatico" fare certi compromessi tattici. Ha detto che era accettabile rinunciare a formule e slogan maoisti come guerra popolare e rivoluzione di nuova democrazia per preservare le conquiste di dieci anni di guerra popolare e raggiungere importanti obiettivi quali democrazia, federalismo e inclusione. Tali forule, ha detto, erano anacronistici nel mondo post 11 settembre, dove i maoisti potevano essere etichettati come "terroristi" a danno del popolo del Nepal. Se alcuni compromessi tattici ti aiutano a raggiungere gli obiettivi più generali della rivoluzione, che cosa c'è di sbagliato in questi aggiustamenti?

MB
Capisco la domanda, ma giustificazione di Baburam non convince. Le sue idee non erano solo questione di compromesso tattico. Dietro di esse, forse non c’era altro che riformismo. Ma è tutto ciò che ha fatto negli anni successivi che ci ha dimostrato che avevamo ragione. Ha formato un partito chiamato "Naya Shakti" (Nuovi Potere), un esplicito miscuglio di marxismo e liberismo, sulla base del fatto che nessuno dei due può funzionare da solo. Non è ridicolo? Circa gli aggiustamenti tattici per preservare le conquiste della rivoluzione, è tutto giusto. Si possono fare certi compromessi tattici entro i limiti della teoria e dell’effettivo avanzamento degli obiettivi strategici. Ma quando rinunci alle premesse teoriche fondamentali del marxismo, del leninismo e del maoismo, la tua deviazione dalla via della rivoluzione è definitiva.

RS
Quali sono i vostri piani per fare la rivoluzione? A parte la Cina, che alla fine ha lasciato la via maoista, non c'è mai stato altro modello di rivoluzione maoista voncente. Avete una road map per realizzare la rivoluzione di nuova democrazia in Nepal?

MB
Riconosciamo che il movimento maoista in Nepal ha subito una grave battuta d'arresto, principalmente a causa della deviazione e del tradimento dei nostri massimi dirigenti. Ma non crediamo che i maoisti abbiano perso. Non abbiamo né perdenti né sconfitti. Il popolo deve ancora sperimentare un qualche miglioramento nelle vita quotidiana ma continua a subire le stesse condizioni oppressive. La difficile situazione del nostro popolo fornirà terreno fertile per progettare un'altra rivoluzione.
Ma ci sono alcune sfide difficili. Innanzi tutto, dobbiamo conquistare nuovamente la fiducia di tutto il popolo. Tanti nostri vecchi compagni, che sono protagonisti coraggiosi della lotta, hanno accettato il sistema parlamentare borghese e uno stile di vita non rivoluzionario. Alcuni di loro hanno assunto posizioni apertamente controrivoluzionarie. Molti di questi ex maoisti hanno abbandonato del tutto i principi comunisti. Hanno assunto il carattere di classe dei nostri antagonisti: quello del Congresso nepalese e dell'esercito del Nepal. Ciò provoca confusione tra la gente comune, che ha iniziato a esprimere dubbi sulle nostre intenzioni e sull’ideologia comunista in generale.
La sfida immediata è denunciate ideologicamente questi controrivoluzionari e riguadagnare la fiducia del popolo. Ma, in seguito alle divisioni, la nostra organizzazione è attualmente troppo debole. Dobbiamo ricostruire il nostro partito per smascherare questi falsi maoisti. Via via che falliscono, apriranno lo spazio a quanti di noi non si sono allontanati dalla via della politica rivoluzionaria. Potrebbero volerci diversi anni, quindi dobbiamo persistere.

RS
A proposito di persistere dopo una battuta d'arresto, avrei una domanda sulla traiettoria della sinistra rivoluzionaria in India. Il movimento Naxal degli anni '60 e '70, come noto, fu decimato. Tuttavia, attraverso molte scissioni, si è raggruppato e trent’anni dopo è riemersero a sfidare ancora lo Stato. L'allora Primo Ministro indiano la definì "la più grande minaccia alla sicurezza interna che il paese abbia mai affrontato". Nelle mie inchieste ho trovato che hanno contribuito al loro successo i programmi militanti di mobilitazione di massa, in particolare quelli del People’s War, e la centralità attribuita alla creazione di una direzione organica e vere trasformazioni sociali al livello dei villaggi. Siete d'accordo? Avete tratto lezioni dall'esperienza e il percorso dei maoisti indiani?

MB
Anche in Nepal i nostri movimenti di massa stanno avanzando. Se crediamo nell'importanza strategica dei movimenti di massa, insistiamo che è anche necessario prepararci per la lotta armata, per vincere. Non possiamo vincere solo con i movimenti di massa.

RS
Nei miei incontri con i quadri maoisti, ho sentito parlare della popolarità delle campagne di partito contro gli alcolici e le violenze domestiche nei villaggi. Il vostro partito intrapreso qualche programma di mobilitazione di massa di questo tipo?

MB
Non credo che questi fossero esempi di movimento di massa maoisti. Se è vero che iniziative di questo tipo sono state portate avanti un po’ ovunque, erano sbagliate. Vanno contro al modo di vivere del popolo, in particolare degli indigeni (janajati) che fanno uso alcolici senza remore. Fa parte della loro cultura. I nostri attuali programmi di movimenti di massa si centrano su questioni direttamente in relazione alla lotta di classe. Mobilitiamo il popolo contro i proprietari terrieri locali (zamindars) e gli usurai, sulle questioni dei diritti alla terra, per prezzi equi per i prodotti agricoli, per una parte equa di produzione agli contadini senza terra, per salari equi per i lavoratori agricoli e contro i prestiti a usura.

RS
Capisco le vostre critiche alla politica di Prachanda e Baburam. Ma ci sono anche altri, come Netra Bikram Chand (Biplab) e Gopal Kirati che rivendicano la ripresa della lotta armata però sono organizzazioni separate da voi. Perché le fazioni critiche verso i maoisti istituzionali non riescono ad unirsi?

MB
Posso dire che questo è argomento di profonda riflessione nel nostro partito e che stiamo facendo seri sforzi per risolvere il problema. Tutto ciò che posso dire in questo momento è che l'unità non può esserci semplicemente sulla base di un accordo sulla sola linea politica. Vi altri ostacoli pratici all'unità, come l'egocentrismo della leadership, il carrierismo politico e l'avventurismo, che devono essere efficacemente trattati prima di raggiungere l'unità. Stiamo sinceramente cercando di unire le fazioni citate e continueremo a discutere con esse.

RS
Dopo il processo di pace, gli ex combattenti si sono reintegrati nella società o nell'esercito nepalese. Pensate che questa generazione prenderà ancora le armi contro lo Stato?

MB
Ha ragione. So il popolo in Nepal si sente deluso da noi. Vedono la fazione di Prachanda che non si cura più dei loro problemi. E non neanche hanno molta fiducia in noi, principalmente a causa della mancanza di unità. Quando il popolo guarda le lotte tra le nostre fazioni, non si fida di noi. Dobbiamo essere uniti per ispirare tra il popolo fiducia verso noi come piattaforma alternativa di resistenza. Continueremo a lavorare duramente per questo.
Circa questione dell’integrazione degli ex combattenti, questo è stato un errore enorme. All'interno del nostro partito, Prachanda e Baburam concordarono internamente che avremmo modificato strutturalmente l'Esercito nepalese. Ma quello che è in realtà è poi accaduto fu che alcuni soldati maoisti sono stati integrati nell'esercito del Nepal. Va detto, però, che solo una minia parte dei soldati dell’EPL si è unita all'Esercito nepalese. La maggior parte di loro furono semplicemente disarmati e lasciati negli accantonamenti cui erano stati confinati secondo l'accordo di pace. Ma oggi sono fuori. Ancor oggi non sono sotto il controllo del governo. Sono sparsi qua e là. Alcuni nel partito, altri stanno hanno un lavoro regolare, altri hanno lasciato il paese. Il comandante del PLA è oggi il vicepresidente. Ma molti di loro sono con noi.
Molti altri ci guardano e alla fine torneranno con noi. E recluteremo nuovi soldati. Durante i dieci anni di guerra popolare, abbiamo avuto molto successo nel reclutare masse nel PLA e nel conquistare il sostegno popolare. Apprezziamo questa esperienza. La ripeteremo.

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