Riprendiamo stralci dell'intervista uscita oggi su il Manifesto di Emmanuel Mbolela che nel suo libro "Rifugiato. Un'odissea africana", ora tradotto in italiano, spiega perchè i migranti fuggono e da che cosa.
Li dedichiamo a tutti coloro, partiti, organizzazioni, personaggi che dicono "aiutiamoli a casa loro"; posizione che oggi trova albergo anche nel campo della "sinistra" socialdemocratica, socialsciovinista di casa nostra.
...Fin dalle prime risposte è evidente che Mbolela non vuole essere biografico. Le sue dichiarazioni sono frutto del sapere delle lotte. Porta il discorso sempre sul piano politico, non vuole atteggiarsi a eroe o leader, ma dare un contributo politico a
questioni politiche...
Vi siete rifiutati di essere vittime passive.
I rifugiati non sono solo vittime, si sanno organizzare. Ci sono due cose importanti, che ho cercato di far emergere nel libro: la solidarietà pragmatica e diretta e l’auto-organizzazione, la lotta. I migranti si aiutano e si consigliano, non pensano solo a sé stessi... Abbiamo iniziato a porre richieste al di là del singolo aiuto e della carità per la sopravvivenza. Abbiamo posto questioni politiche. Quattro anni di lotte. Di sofferenze e di lotte.
Si emigra per necessità, ma si emigra anche per desiderio?
Sì, è vero, da che mondo è mondo le migrazioni sono sempre avvenute e sicuramente nei giovani che partono c’è una compresenza di motivazioni. Con la planetarizzazione delle comunicazioni e dell’informazione, c’è il desiderio di conoscere, di viaggiare, di avere la possibilità di essere più liberi. D’altro canto, vorrei sottolineare che per molti non si dovrebbe parlare di migrazione economica, ma di persecuzione economica, perché la povertà e la mancanza di risorse da cui si fugge sono l’eredità del colonialismo e dello sfruttamento odierno delle multinazionali. Uno dei discorsi che si ascoltano in Europa è che con la conquista dell’indipendenza la colonizzazione nei Paesi africani sia stata annullata. Purtroppo non è così. La colonizzazione è continuata da parte delle multinazionali e con il ricatto – a livello strutturale ed economico – delle politiche della Banca mondiale e del Fondo monetario internazionale.
Qual è la tua opinione sull’esternalizzazione delle frontiere da parte dell’Europa?
Esternalizzare le frontiere è immorale e illusorio, così com’è illusorio cercare di fermare la migrazione inviando nei Paesi africani le immagini dei morti nel Mediterraneo. La politica di esternalizzazione voluta dall’Unione europea apre a trattative con Paesi terzi senza tenere in considerazione quale sia lo stato dei diritti umani in questi luoghi o come vengano gestite dai governi locali le questioni migratorie. L’unico elemento che viene preso in considerazione è quello dell’interesse geopolitico, nel senso che vengono aperte trattative con Paesi “chiave” alla luce della loro vicinanza con l’Europa. Se da sempre si fa un utilizzo strumentale dei fondi allo sviluppo, adesso si è proprio messo nero su bianco che tali aiuti sono incentivi o penalità per chi collabora o meno nelle procedure di espulsione e rimpatrio. Gli aiuti allo sviluppo sono così diventati uno strumento di attuazione di politiche di controllo nei Paesi di origine e transito dei flussi migratori. In pratica il traffico di uomini e soldi di cui sono accusati i passeurs viene gestito dall’Unione europea e dagli Stati coinvolti. Si parla dei trafficanti di uomini come del peggior esempio della specie umana, ma quando le negoziazioni vengono fatte a livello istituzionale, come si è fatto con la Turchia, Marocco, Algeria, così come ora con le milizie libiche, lo stesso traffico di uomini assume un carattere non moralmente denunciabile...
...Oggi le strade che gli europei hanno creato devono essere libere e sicure per i migranti che vogliano farle nel senso inverso. Quando gli europei sono arrivati in Africa non sono stati mandati via, anzi, si sono impossessati delle ricchezze e delle materie prime (e i benefici in maggior parte non rimangono in Africa), cosa che le multinazionali continuano a fare, destabilizzando politicamente quei Paesi per avere più facilità nei loro intenti. E le armi che nei Paesi africani vengono usate per le guerre non sono prodotte di certo in Africa, vengono dall’Europa. Se dobbiamo cercare soluzioni ai problemi del pianeta dobbiamo trovarle assieme, rendendo possibile la libertà di migrare degli esseri umani e ragionando sull’uso delle materie prime.
Li dedichiamo a tutti coloro, partiti, organizzazioni, personaggi che dicono "aiutiamoli a casa loro"; posizione che oggi trova albergo anche nel campo della "sinistra" socialdemocratica, socialsciovinista di casa nostra.
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"La retorica
dell’aiutiamoli a casa loro, sostenuta da partiti e movimenti di varia
estrazione, non è valida, è falsa e ipocrita, non solo perché il pianeta
Terra è la casa di tutti, ma anche perché le strade che oggi gli uomini
e le donne migranti intraprendono per venire in Europa non sono gli
africani che le hanno create, ma sono le strade che gli europei hanno
creato per andare in Africa», ci dice Emmanuel Mbolela, fuggito nella
Repubblica Democratica del Congo nel 2002 perché militante
dell’opposizione a Kabila, prima di ottenere asilo politico in Olanda,
nel 2008......Fin dalle prime risposte è evidente che Mbolela non vuole essere biografico. Le sue dichiarazioni sono frutto del sapere delle lotte. Porta il discorso sempre sul piano politico, non vuole atteggiarsi a eroe o leader, ma dare un contributo politico a
questioni politiche...
Vi siete rifiutati di essere vittime passive.
I rifugiati non sono solo vittime, si sanno organizzare. Ci sono due cose importanti, che ho cercato di far emergere nel libro: la solidarietà pragmatica e diretta e l’auto-organizzazione, la lotta. I migranti si aiutano e si consigliano, non pensano solo a sé stessi... Abbiamo iniziato a porre richieste al di là del singolo aiuto e della carità per la sopravvivenza. Abbiamo posto questioni politiche. Quattro anni di lotte. Di sofferenze e di lotte.
Si emigra per necessità, ma si emigra anche per desiderio?
Sì, è vero, da che mondo è mondo le migrazioni sono sempre avvenute e sicuramente nei giovani che partono c’è una compresenza di motivazioni. Con la planetarizzazione delle comunicazioni e dell’informazione, c’è il desiderio di conoscere, di viaggiare, di avere la possibilità di essere più liberi. D’altro canto, vorrei sottolineare che per molti non si dovrebbe parlare di migrazione economica, ma di persecuzione economica, perché la povertà e la mancanza di risorse da cui si fugge sono l’eredità del colonialismo e dello sfruttamento odierno delle multinazionali. Uno dei discorsi che si ascoltano in Europa è che con la conquista dell’indipendenza la colonizzazione nei Paesi africani sia stata annullata. Purtroppo non è così. La colonizzazione è continuata da parte delle multinazionali e con il ricatto – a livello strutturale ed economico – delle politiche della Banca mondiale e del Fondo monetario internazionale.
Qual è la tua opinione sull’esternalizzazione delle frontiere da parte dell’Europa?
Esternalizzare le frontiere è immorale e illusorio, così com’è illusorio cercare di fermare la migrazione inviando nei Paesi africani le immagini dei morti nel Mediterraneo. La politica di esternalizzazione voluta dall’Unione europea apre a trattative con Paesi terzi senza tenere in considerazione quale sia lo stato dei diritti umani in questi luoghi o come vengano gestite dai governi locali le questioni migratorie. L’unico elemento che viene preso in considerazione è quello dell’interesse geopolitico, nel senso che vengono aperte trattative con Paesi “chiave” alla luce della loro vicinanza con l’Europa. Se da sempre si fa un utilizzo strumentale dei fondi allo sviluppo, adesso si è proprio messo nero su bianco che tali aiuti sono incentivi o penalità per chi collabora o meno nelle procedure di espulsione e rimpatrio. Gli aiuti allo sviluppo sono così diventati uno strumento di attuazione di politiche di controllo nei Paesi di origine e transito dei flussi migratori. In pratica il traffico di uomini e soldi di cui sono accusati i passeurs viene gestito dall’Unione europea e dagli Stati coinvolti. Si parla dei trafficanti di uomini come del peggior esempio della specie umana, ma quando le negoziazioni vengono fatte a livello istituzionale, come si è fatto con la Turchia, Marocco, Algeria, così come ora con le milizie libiche, lo stesso traffico di uomini assume un carattere non moralmente denunciabile...
...Oggi le strade che gli europei hanno creato devono essere libere e sicure per i migranti che vogliano farle nel senso inverso. Quando gli europei sono arrivati in Africa non sono stati mandati via, anzi, si sono impossessati delle ricchezze e delle materie prime (e i benefici in maggior parte non rimangono in Africa), cosa che le multinazionali continuano a fare, destabilizzando politicamente quei Paesi per avere più facilità nei loro intenti. E le armi che nei Paesi africani vengono usate per le guerre non sono prodotte di certo in Africa, vengono dall’Europa. Se dobbiamo cercare soluzioni ai problemi del pianeta dobbiamo trovarle assieme, rendendo possibile la libertà di migrare degli esseri umani e ragionando sull’uso delle materie prime.
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