di
Nena
News *
Migliaia
di gazawi al confine tra Israele e la Striscia di
Gaza protestano per il diritto al ritorno, per le recenti
decisioni Usa su Gerusalemme e per la fine dell’assedio israeliano
sull’enclave palestinese. Soldati sparano e uccidono e
feriscono i manifestanti vicino alla “recinzione di sicurezza”
ore
18.55 – Confermata la quarta vittima: Yusuf a-Fasih, di 29 anni,
ucciso a est di Gaza
ore
18.40 – Il bilancio è di tre uccisi e 618 feriti, di cui 120 da
arma da fuoco. Tra
i feriti due medici, cinque giornalisti e 48 bambini
ore
18.10 – Non ci sarebbe una quarta vittima, come inizialmente
riportato, ma un ferito in condizioni estremamente gravi
ore
18 – Al Jazeera: c’è una quarta vittima
ore
17.50 – Terza vittima nella Striscia, un adolescente
Il
Ministero della Salute di Gaza riporta di una terza vittima, un
ragazzino di 15 anni ucciso a Khan Younis, Haitham Mohammed al-Jamal.
I feriti sono 525, di cui 26 minori e 92 colpiti da proiettili. Haitham
al-Jamal, 15 anni, ucciso oggi dai soldati israeliani a Gaza
ore
17.35 – Seconda vittima a Gaza. A
Jabaliya è stato ucciso dall’esercito israeliano Nidal Abu Darabeh
ore
17.20 – Fonti palestinesi: un ucciso a Khan Younis. Da
Gaza fonti locali riportano di una vittima del fuoco israeliano a
Khan Younis, Ziad Abdalla al-Bureim
ore
17 – Esercito israeliano: rinforzi lungo le linee di Gaza. In
un tweet l’esercito israeliano ha annunciato l’invio di rinforzi
lungo le linee di demarcazione con Gaza “per proteggere i civili
israeliani e le infrastrutture di sicurezza nelle vicinanze della
Striscia”
ore
16.45 – Dei 386 palestinesi feriti finora: 19 sono bambini, uno è
infermiere, 4 sono giornalisti. 70 sono stati colpiti con pallottole
vere. 5 feriti sono in gravi condizioni
ore
16.40 – Mogherini (Rappresentante esteri Unione Europea) cancella
la sua visita in Israele dopo che Netanyanu si è rifiutato di
incontrarla. L’alta
rappresentante degli Esteri dell’Unione Europea ha cancellato la
sua visita in Israele che avrebbe dovuto compiere domenica dopo che
il premier Netanyahu si è rifiutato di incontrarla. “Era stata
invitata da una organizzazione pro-ebraica per la loro conferenza,
non da Israele – si è giustificato un ufficiale
israeliano citato dal portale Ynet – Le sue posizioni sono molto
ostili verso Israele”.
ore
16.10 – Ministero della Salute: 386 i feriti palestinesi
ore
14.55 – Ministero della Salute: oltre 100 feriti, tra cui due
giornalisti. Primo
bilancio della giornata di proteste del ministero della Salute di
Gaza: oltre 100 palestinesi sono stati soccorsi per inalazione di gas
lacrimogeni o perché feriti da pallottole o candelotti. Uno di
loro è in gravi condizioni. Tra i feriti ci sono anche due
giornalisti: il fotografo dell’AfpMohammed
al-Baba, colpito da una pallottola al piede destro, e un cameraman
della tv al-Aqsa,
colpito alla schiena da un candelotto lacrimogeno.
ore
14.45 – La madre della paramedica Razan alla marcia con l’uniforme
della figlia. La
madre della giovane palestinese Razan al-Najjar, la paramedica
volontaria uccisa da un cecchino israeliano a Gaza la scorsa
settimana, sta prendendo parte alla Marcia del Ritorno indossando
l’uniforme della figlia.
ore
14.40 – Drone israeliano incendia tende nel campo a sud di Gaza. Secondo
quanto riportato dall’agenzia palestinese Wafa, un drone israeliano
ha incendiato alcune tende e degli pneumatici nel campo allestito nel
sud della Striscia.
ore
14.30 – Migliaia di palestinesi in marcia a Gaza. Sono migliaia
i palestinesi che si sono portati lungo le linee di demarcazione tra
Gaza e Israele, per proseguire la Marcia del Ritorno. Di fronte
l’esercito israeliano. Si registrano i primi feriti: cinque persone
a Khan Younis.
della
redazione
Roma,
8 giugno 2018, Nena News –
Tensione molto alta al confine tra Israele e la Striscia di Gaza:
intervistato dal The Times of Israel, un ufficiale israeliano del Comando meridionale ha detto che oggi pomeriggio l’esercito di Tel Aviv dovrà fronteggiare proteste palestinesi violente simili a quelle del 14 maggio scorso quando sono stati uccisi 60 gazawi. L’esercito, ha spiegato la fonte anonima, sta lavorando in queste ore per limitare il numero delle vittime palestinesi, ma ha accusato il movimento islamico Hamas per aver alzato i toni dello scontro. “Non sarei sorpreso se domani [oggi, ndr] ci saranno 40 morti, ma io ne voglio zero a differenza di Hamas che ne vuole di più.
intervistato dal The Times of Israel, un ufficiale israeliano del Comando meridionale ha detto che oggi pomeriggio l’esercito di Tel Aviv dovrà fronteggiare proteste palestinesi violente simili a quelle del 14 maggio scorso quando sono stati uccisi 60 gazawi. L’esercito, ha spiegato la fonte anonima, sta lavorando in queste ore per limitare il numero delle vittime palestinesi, ma ha accusato il movimento islamico Hamas per aver alzato i toni dello scontro. “Non sarei sorpreso se domani [oggi, ndr] ci saranno 40 morti, ma io ne voglio zero a differenza di Hamas che ne vuole di più.
Tel
Aviv si aspettava già proteste massicce di gazawi tre giorni fa in
occasione del 51esimo anniversario della Naksa (“ricaduta” in
arabo”), ovvero della sconfitta patita dai palestinesi durante la
Guerra israeliana dei sei giorni del 1967. Tuttavia alla fine Hamas,
sostiene l’esercito, ha preferito rimandare le manifestazioni ad
oggi in occasione dell’ultimo venerdì di Ramadan e in concomitanza
con il “Giorno di Gerusalemme” in Iran.
Tel
Aviv, a detta dei suoi comandanti militari, vuole evitare qualunque
bagno di sangue. Ieri
l’aviazione ha lanciato diversi volantini nella Striscia
“avvertendo” la popolazione a non avvicinarsi alla “recinzione
di sicurezza” posta al confine tra lo stretto lembo di terra
palestinese e Israele. Una recinzione “anti-infiltrazione” che è
stata rafforzata in questi giorni da altri chilometri di filo spinato
e dall’invio di ulteriori soldati.
La
fonte intervistata dal Times of Israel ha detto che l’esercito
considera la giornata di oggi particolarmente carica di tensione per
diversi fattori:
“l’istigazione alla violenza promossa sui social media
palestinesi, i discorsi fatti nelle moschee, i preparativi sul
terreno e le comunicazioni interne ad Hamas”. L’ufficiale ha poi
aggiunto che le truppe al confine sono pronte “ad usare mezzi meno
letali e ad un minor uso di pallottole” precisando, però, che, in
caso di infiltrazioni palestinesi in territorio israeliano,
l’esercito farà ricorso ad una “forza più letale” perché il
suo obiettivo è quello di proteggere i cittadini israeliani.
L’ufficiale non ha usato giri di parole: “Se 500 persone sfondano
la recinzione, dovrò uccidere molte persone per tutelare [i
residenti del kibbutz di] Nahal Oz”.
Il
clima è infuocato da tempo nella stretta e assediata enclave
palestinese. Precisamente
dal 30 marzo scorso quando i gazawi hanno iniziato le “marce del
ritorno” lungo il confine con lo stato israeliano. Proteste
duramente represse dall’esercito israeliano: finora
sono stati uccisi 120 palestinesi e feriti più di 13.000.
Tel
Aviv, ha spiegato l’ufficiale, ritiene che 30 o 40 dei gazawi morti
erano combattenti che Israele ha voluto deliberatamente uccidere
perché rappresentavano un pericolo per la sicurezza dello “stato
ebraico”, mentre i restanti due terzi o tre quarti erano persone
che l’esercito ha provato solo a ferire o che non era affatto
intenzionato a colpire (tra
le vittime e i feriti si sono registrati numerosi giovani, personale
medico e giornalisti). Secondo Tel Aviv la presenza di combattenti
tra le vittime – in parte rivendicata anche da Hamas e Jihad
Islamica, soprattutto dopo la mattanza israeliana dello scorso 14
maggio – mostra come le manifestazioni non siano affatto pacifiche
e siano nate non per iniziativa della società gazawi disperata per
le condizioni di vita, ma dagli sporchi calcoli politici dei “gruppi
terroristici” palestinesi, specificatamente di Hamas che governa
l’enclave.
La
scorsa settimana la tensione è stata altissima quando, dopo
l’uccisione da parte israeliana di 3 membri della Jihad islamica,
sono stati lanciati da Gaza in circa 22 ore numerosi razzi verso le
cittadine israeliane al confine (non hanno provocato alcun ferito).
La risposta dell’aviazione israeliana è stata immediata: secondo
fonti di Tel Aviv, sono stati colpiti 65 obiettivi di Hamas e Jihad
islamica.
Israele
ritiene che il principale gruppo islamista della Striscia non sia
interessato alla guerra.
Tuttavia, un nuovo conflitto, ha spiegato l’ufficiale israeliano al
Times of Israel, potrebbe divampare nel caso in cui un attacco
palestinese compiuto lungo il confine portasse all’uccisione di
alcuni soldati israeliani, o in seguito ad un nuovo massiccio lancio
di razzi verso Israele. Una terza ipotesi potrebbe essere un attacco
israeliano sanguinoso contro civili palestinesi che porterebbe Hamas
e altri “gruppi terroristici” a reagire attaccando.
In
un articolo pubblicato sul portale Middle East Eye, il
capo di Hamas, Ismail Haniyeh, ha
detto che i palestinesi continueranno “a bussare sulle porte di
questa enorme prigione [la Striscia di Gaza, ndr] finché non
riusciremo ad abbattere le sue mura”. Haniyeh
ha poi spiegato che se
i palestinesi non possono ottenere con mezzi pacifici il loro
“diritto all’indipendenza e ad una vita onorevole”, allora “è
nostro diritto resistere all’occupazione [israeliana] attraverso
tutti gli altri strumenti possibili, anche con la resistenza
armata”. Il
leader islamista ha poi osservato che se nessun israeliano è rimasto
ferito nel corso delle “proteste del ritorno”, questo vuole dire
che le manifestazioni sono state non violente a differenza di quanto
afferma Tel Aviv.
Israele,
chiaramente, è di tutt’altro avviso. Anzi, ha denunciato questa
settimana l’uso degli aquiloni
incendiari inviati dai palestinesi verso il territorio israeliano e
che avrebbero bruciato almeno 18.000 dunam di terra (per lo più
parchi naturali e riserve). Proprio sul tema degli aquiloni
incendiari, questa settimana il
ministro israeliano della Pubblica sicurezza, Gilad Erdan aveva detto
che i palestinesi che li lanciano dovrebbero essere assassinati.
Erdan, del partito Likud come il premier Netanyahu, è stato
esplicito: “il terrore degli aquiloni è molto serio e chiunque li
manda [verso di noi] dovrebbe temere per la sua vita. Dobbiamo
ritornare [a compiere] assassini preventivi. I comandanti di Hamas ne
devono essere obiettivo”.
Ieri,
intanto, momenti
di tensione si sono registrati a Gerusalemme quando la polizia
israeliana ha lanciato granate stordenti sulla Spianata delle Moschee
contro alcuni fedeli palestinesi.
Secondo l’agenzia palestinese Wafa, 87 coloni israeliani di estrema
destra avrebbero fatto “irruzione” (“visita” è il termine
che invece utilizza la stampa israeliana, soprattutto di destra)
nella Spianata protetti dai soldati. Una provocazione inaccettabile
per i palestinesi che avrebbero quindi protestato contro la presenza
sgradita. Da lì i momenti di tensioni con le forze di sicurezza
israeliane che hanno portato all’arresto di due palestinesi.
*
da Nena
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