All'indomani
dell'insediamento il neo-fascioministro della polizia Salvini si reca
in Sicilia, simbolo della frontiera della Fortezza Europa da
difendere dalla fantomatica invasione, qualche ora prima Soumaila
Sacko ragazzo di 29 anni del Mali viene ucciso a fucilate. Soumaila
come tanti altri giovani "extracomunitari" aveva affrontato
un viaggio inimmaginabile attraversando deserti, mari, la guerra
civile libica per vivere del proprio lavoro, infatti si trovava nella
Piana di Gioia Tauro lavorando come bracciante ed era anche attivo da
un punto di vista sindacale per difendere i propri diritti.
La prima
reazione della stampa è stata "ucciso forse per furto".
Ormai è "naturale" ed istintivo associare il "negro"
al crimine.
Il giorno
dopo molti giovani come Soumayla principalmente tunisini si imbarcano
con la stessa speranza per arrivare in Italia e per scappare dalla
Tunisia. Quasi contemporaneamente un'altra barca di migranti salpa
dalla Turchia verso la frontiera europea più vicina: la Grecia.
Entrambe le imbarcazioni saranno inghiottite dal mare...
Tunisia: il
paese di cui questi giovani rappresentavano la speranza del
cambiamento con la grandiosa rivolta popolare del 2010/2011 mettendo
in fuga il dittatore Ben Ali. Il paese in cui invece ha vinto la
Restaurazione (altro che modello di democrazia per il Nord Africa
come si sbandiera a destra e a "sinistra" e come dichiarato
dallo stesso Salvini) imponendo a quegli stessi giovani di continuare
a vivere nella miseria, nella disoccupazione, di subire le stesse
quotidiane angherie della stessa polizia (uscita intatta dalla
Rivolta), spesso ragazzi laureati che dopo tanti sacrifici nella
capitale (dove si concentrano le principali università) sono
costretti a tornare nei loro villaggi dell'entroterra e poltrire a
casa tra Tv e facebook abbrutendosi e non dando sfogo ai propri
legittimi (bi)sogni di giovani.
Alcuni di
essi con la speranza nel cuore decidono di fare il salto: ulteriori
sacrifici per racimolare il denaro necessario per la traversata
(spesso all'insaputa di parenti e amici) e imbarcarsi verso
l'agognata Italia/Europa.
Sappiamo
cosa li aspetta avuta la fortuna di arrivare vivi: pregiudizi,
razzismo, doppio sfruttamento e
ricatto sul lavoro in quanto "clandestini" da quegli stessi imprenditori che poi vengono a "investire" in Tunisia.
ricatto sul lavoro in quanto "clandestini" da quegli stessi imprenditori che poi vengono a "investire" in Tunisia.
Sappiamo che
tutto questo si aggraverà di 10 volte e più nella "Terza
Repubblica" e "nell'Italia del cambiamento" di
Salvini/Di Maio e di tutti i "bravi cittadini onesti" che
hanno votato la sicurezza e la disciplina...
Il barcone
con circa 160 persone (in maggioranza tunisini) salpa dal piccolo
arcipelago delle isole Kerkennah (al largo della città di Sfax e
naturalmente proteso verso Lampedusa) e poco dopo la barca ha
un'avaria e affonda, ad oggi sono stati ripescati 48 corpi tra cui
alcuni bambini.
Poche ore
dopo la tragedia il fascioministro rilascia alla stampa le sue
dichiarazioni infami presso l'hotspot di Pozzallo rievocando ancora
una volta l'immaginario dei criminali/terroristi che si imbarcano con
l'obiettivo di "invadere" l'Italia.
L'Italia
imperialista con il suo nuovo governo fascio-populista non solo miete
le sue prime vittime in casa, ma continua a rendere il Mediterraneo
un cimitero smascherando tutte le falsità e ipocrisie del
"Mediterraneo come ponte di culture" e così
via.
Subito il
ministro degli esteri tunisino si è detto "incredulo"
delle parole di Salvini, il governo tunisino ha richiamato
l'ambasciatore italiano per protesta, ricordando allo stesso tempo
"la lunga cooperazione e collaborazione tra i due paesi nel
contrasto dell'immigrazione clandestina", Salvini ha aggiunto a
cio' che presto si recherà in Tunisia per incontrare il suo omologo.
Il teatro
dell'ipocrisia: il governo tunisino è il principale responsabile in
casa delle continue stragi che avvengono al largo delle coste
tunisine. Lo scorso 8 ottobre una corvetta della marina militare
tunisina aveva speronato una barca proprio al largo delle isole
Kerkennah provocando 30 morti.
Adesso il
governo coglie l'assist di Salvini per mostrarsi indignato con queste
mosse di diplomazia formale quando al contrario, borghesia compradora
tunisina e borghesia imperialista italiana sono legate a doppio filo
nel "contrasto all'immigrazione clandestina" (ovvero
all'uccisione di centinaia di migliaia di uomini e donne), nello
sfruttamento di manodopera tunisina nei due paesi, in Tunisia tramite
enormi agevolazioni fiscali a imprenditori italiani (imprenditori è
una parola grossa, spesso veri e propri falliti in Italia che
riescono a "restare sul mercato" solo grazie a queste
condizioni vantaggiose in Tunisia) che pagano una manodopera simile
qualitativamente a quella italiana 1/6 rispetto a quest'ultima; in
Italia sappiamo e abbiamo già detto circa Soumaila e i braccianti
agricoli, ma è anche emblematico il settore della logistica.
Il neo
ambasciatore italiano in Tunisia, Lorenzo Fanara, dovendo rendere
conto al ministro degli affari esteri tunisino, si è arrampicato
sugli specchi farneticando che "le dichiarazioni di Salvini
sono state estrapolete dal loro contesto" riaffermando che i
due paesi continueranno a collaborare per combattere l'immigrazione
"clandestina".1
Quindi
nessun fumo negli occhi!
I due paesi
con i loro rispettivi governi continueranno a "collaborare"
contro l'interesse dei popoli e dei lavoratori di entrambi i paesi!
Il Forum
Tunisino dei Diritti Economici e Sociali, in un comunicato del 3
Giugno scorso circa questo naufragio afferma: "Si esorta il
governo tunisino a rinunciare all'approccio securitario verso
l'emigrazione non regolamentare [...]. Questo contesto drammatico
deve ugualmente condurre a rivedere le modalità della cooperazione
con l'Unione Europea fondata soprattutto sulla sicurezza e la
chiusura delle frontiere. Non si possono rinviare indefinito
politiche di sviluppo che tengano conto delle aspirazioni della
gioventù alla dignità e alla giustizia sociale".2
L'infame
ministro della polizia è il principale mandante morale e
responsabile politico dell'assassinio del giovane lavoratore
Soumayla.
L'infame
ministro della polizia, il cui partito di appartenenza ha rubato
milioni e milioni, sputando sui cadaveri dei giovani tunisini e dei
giovani migranti in generale, in uno Stato veramente democratico non
andrebbe di certo in giro a scorazzare vomitando le sue sentenze
razziste; Salvini dovrebbe essere estradato in Tunisia non di certo
per consegnarlo nelle mani della sua "controparte" ma per
essere giudicato dai familiari delle vittime e dei dispersi che in
questo momento attendono nella città di Sfax con la morte o la
speranza nel cuore le notizie o i corpi dei loro cari...
Giustamente
ieri alla manifestazione per denunciare l'assassinio di Soumayla, un
immigrato lavoratore, rivolgendosi al ministro infame, ha detto: "per
noi non c'è mai stata nessuna pacchia, adesso la pacchia è finite
per te!"
E' proprio
questo il punto, anche nel nostro campo è necessario un cambio di
passo adeguato all'attacco senza quartiere che il nuovo governo ha
già incominciato contro lavoratori, immigrati, donne e giovani.
È positivo
che alla prima discesa da ministro in Sicilia, Salvini sia stato
subito contestato ovunque si sia recato, ma cio' non è sufficiente,
di fronte a questo governo che già semina barbarie dal primo giorno
di insediamento, è necessaria una guerra quotidiana su tutti i
fronti e "casa per casa".
È
necessario spazzare via tutto l'humus
razzista/xenofobo/islamofobo/omofobo su tutti i piani:
culturale/ideologico/politico.
La base
elettorale di questo governo va combattuta quotidianamente su tutti
questi fronti: non è più possibile tollerare i soliti luoghi comuni
sugli stranieri o sugli omosessuali dal panificio, al bar e così
via. Tutta la sfera pubblica deve diventare campo di battaglia per
accumulare le forze contro questo governo e questo Stato che
producono solo barbarie.
Il movimento
antifascista deve risotterare tutte le armi necessarie: innanzitutto
o è militante o non è, ma cio' non basta; è necessario un
antifascismo a 360 gradi militante, sociale e culturale per essere
all'altezza e respingere l'offensiva reazionaria anch'essa articolata
e variegata.
Ma anche il
miglior gruppo antifascista coerente, i compagni più bravi in
questo, devono capire che essere antifascisti non basta!
Se non si
rovescia questo Stato e non si costruisce un nuovo Stato socialista
in cui sono i lavoratori ad esercitare il potere politico, questa
barbarie (di cui abbiamo avuto un "piccolo" esempio in
questi 3 giorni) non si arresterà mai.
Ovviamente
questo non è un compito facile ma è possibile se si costruiscono
gli strumenti necessari per questa guerra prolungata che necessità
di un partito comunista come reparto organizzato della classe
operaia, di un Fronte che unisca tutte le lotte disperse
geograficamente e per settori sociali e di una forza combattente:
unica garanzia di sopravvivenza e vittoria contro gli attacchi e
l'avanzata del nemico.
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