Il gup nel rito abbreviato aveva escluso l'aggravante della
crudeltà - se 29 coltellate vi sembran poche! - confermando, ancora una
volta, che le donne nei tribunali non trovano giustizia.
Si conferma, anche in questo caso la concezione di "padrone" fino all'uccisione della moglie:"c'erano "forti tensioni" dovute ai tradimenti di lui."
Si conferma, anche in questo caso la concezione di "padrone" fino all'uccisione della moglie:"c'erano "forti tensioni" dovute ai tradimenti di lui."
La
figlia in aula: "È andata come speravamo, almeno oggi
non è arrivato alcuno sconto di pena"
Milano,
6 giugno 2018 - La Corte d'Assise d'appello di Milano ha
confermato la
condanna a 18 anni di
carcere per
Luigi Messina,
il 53enne che nel gennaio 2017 nel capoluogo lombardo uccise
la moglie Rossana Belvisi con 29 coltellate. "È
andata come speravamo, almeno oggi non
è arrivato alcuno sconto di pena anche
se comunque continuo a pensare che 18 anni siano pochi e spero
davvero che non esca prima di 18 anni" ha commentato
la figlia
della
coppia, Valentina, presente alla lettura della sentenza, con il legale Domenico Musicco, che da tempo si batte perché il padre sconti "fino all'ultimo giorno".
In primo grado, con rito
abbreviato, il gup aveva escluso l'aggravante
della crudeltà e
l'uomo, difeso dal legale Daniele Barelli, era stato condannato
a 18 anni contro una richiesta della Procura di 30 anni. Procura
che però non ha presentato appello e, dunque, oggi si è
discusso sulla concessione o meno delle attenuanti chieste dalla
difesa, ma negate dalla Corte accogliendo la linea del sostituto
pg Massimo Gaballo. Fuori dal Tribunale anche un presidio
di solidarietà nei
confronti della 25enne con cartelli con scritto "Siamo
tutte Valentina". La ragazza, 25 anni, ieri
ha incontrato il padre nel
carcere di Pavia, dove è detenuto. Oltre un’ora di colloquio, un
faccia a faccia carico di tensione. "Dopo 18 mesi - racconta la
ragazza -, mi ha detto che lui si è pentito,
ma se si fosse davvero pentito si sarebbe dovuto alzare oggi e
dire che rinunciava all'appello almeno". Messina, ex
guardia giurata, disoccupato e con precedenti penali, aveva
subito confessato
di avere colpito la donna per 29 volte, fino alla morte, con
un coltello da cucina. Inoltre, aveva fatto ritrovare l'arma
e i suoi abiti sporchi di sangue gettati in un cestino e
aveva spiegato nell'interrogatorio che tra lui e la moglie
c'erano "forti tensioni" dovute ai tradimenti di
lui. In
primo grado
il pm Gaetano Ruta aveva contestato anche l'aggravante della
crudeltà per
le 29 coltellate inferte, ma il gup Livio Cristofano l'ha
esclusa e la Procura, poi, non ha fatto ricorso e dunque nel
processo di oggi la pena avrebbe solo potuto scendere se la
Corte, presieduta da Maria Grazia Bernini, avesse concesso le
attenuanti generiche. La difesa le aveva chieste per la
"confessione e per il comportamento positivo dell'imputato
che aveva dato un
contributo fattivo alle indagini", mentre
il pg Gaballo ha ribadito il suo no alle attenuanti, così come
il legale Musicco, per la parte civile.
coppia, Valentina, presente alla lettura della sentenza, con il legale Domenico Musicco, che da tempo si batte perché il padre sconti "fino all'ultimo giorno".
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