Il luogo del delitto del sindacalista
maliano? Una fabbrica dove la ‘ndrangheta ha seppellito i rifiuti
tossici delle centrali Enel. Il ghetto? Riempito da diniegati alle
richieste d’asilo, per decisione politica. Il ministro
dell’Interno? Eletto in provincia di Reggio Calabria. Eppure siamo
convinti che il problema sono i “migranti”
Innocenza: mancanza assoluta di colpa
o responsabilità – Dizionario Treccani
San Calogero, provincia di Vibo
Valentia. Alle otto e mezza del 2 giugno, un uomo scende da una
vecchia Panda e prende la mira. Quattro colpi di fucile centrano alla
testa un trentenne del Mali che – insieme a due connazionali –
sta raccogliendo lamiere.
La prima versione è da cronaca
leghista. Tre “extracomunitari” sorpresi a rubare. Un italiano
che si fa giustizia da solo. L’odio è pronto a tracimare: “Non
siamo nemmeno padroni a casa nostra”…
La prima versione – però – è
completamente falsa.
Soumayla Sacko e gli altri due
braccianti africani stavano raccogliendo lamiere da una fabbrica
abbandonata. Dopo l’incendio di gennaio, il metallo è importante:
meglio del legno e della plastica per costruire le baracche
dell’accampamento di San Ferdinando.
L’Italia dei razzisti è un paese
immaginario – serio e onesto – che “loro” vogliono rovinare
Soumayla stava semplicemente aiutando
gli altri due connazionali. Non aveva bisogno di costruirsi
una baracca. Aveva un posto alla tendopoli della Protezione civile. L’uomo che ha sparato – per la dinamica e le modalità – ha giocato al tiro al bersaglio. Soumayla, infine, era un attivista Usb, il sindacato che da tempo è presente sia a Rosarno che a Foggia.
una baracca. Aveva un posto alla tendopoli della Protezione civile. L’uomo che ha sparato – per la dinamica e le modalità – ha giocato al tiro al bersaglio. Soumayla, infine, era un attivista Usb, il sindacato che da tempo è presente sia a Rosarno che a Foggia.
Tutti questi dettagli raccontano
un’altra storia. Una storia che quelli come Salvini non vogliono
ascoltare.
Ma il punto non è questo. Il punto è
quell’insopportabile senso di innocenza che pervade l’Italia dei
razzisti. Un paese immaginario: rispettoso delle regole, che “loro”
vogliono violare. Con frontiere assaltate e burocrazie trasparenti,
che “loro” vogliono distruggere. Con una moralità irreprensibile
e una mafia cancellata. E sono sempre “loro” a rovinare tutto.
L’innocenza dei burocrati
Nel paese immaginario, ci sono i
“clandestini” e gli altri. Qualcuno ha evidenziato il fatto che
le vittime dell’agguato fossero “regolari”. Come dire: sono
quelli buoni. La situazione è molto più fluida.
Da sempre le leggi sull’immigrazione
regolano più il mercato del lavoro che gli ingressi. Il sistema
attuale non fa eccezione. Con una media di dinieghi del 60%, il
Ministero degli Interni negli ultimi anni ha creato una catena di
montaggio dai centri d’accoglienza ai ghetti. I migranti senza
documenti o con situazioni precarie, da sempre, vanno a finire a
Castel Volturno, Rosarno, Foggia.
Il ministero dell’Interno ha creato
una catena di montaggio dai centri d’accoglienza ai ghetti
Una persona alle prese con un ricorso
in questo momento ha un permesso, ma si trova di fronte alla
prospettiva di perderlo. Vive in un limbo senza prospettiva. Un limbo
creato scientificamente dalla politica. Lo strumento del “permesso
umanitario”, infatti, è sostanzialmente arbitrario e permette di
allargare o restringere la forbice dei ricattabili. Negli ultimi anni
la decisione è stata chiarissima: allargare.
L’innocenza del territorio
Un’auto precipita in un burrone tra
Nicotera e Joppolo. Dentro, gli inquirenti trovano un cadavere senza
vestiti e con una maglia a coprire la testa. Quell’uomo è il
titolare della “Fornace Tranquilla srl”, una fabbrica di mattoni
che dopo quella morte – ancora senza colpevoli – diventerà la
discarica abusiva più grande e più pericolosa d’Europa. Un totale
di 130mila tonnellate provenienti, tra l’altro, dalle centrali Enel
di Brindisi, Priolo e Palermo.
Un ammasso di metallo, mattoni e fanghi
tossici al centro di un territorio devastato dalla presenza mafiosa
Il sito è sotto sequestro da una
decina d’anni. Il processo è prescritto. La bonifica non è ancora
iniziata. L’unica certezza: era tutto gestito dalla ‘ndrangheta.
Perché la discarica si trova nel territorio di San Calogero, a pochi
passi da Limbadi. Un nome che si associa ai Mancuso, un clan che
controllo il narcotraffico dalla Colombia al Togo fino in Australia.
È questo il luogo del delitto di
Soumayla, il posto dove raccoglievano lamiere. Un ammasso di metallo,
mattoni e fanghi tossici al centro di un territorio devastato dalla
presenza mafiosa. Solo nel 2018, in provincia di Vibo Valentia, sono
stati sciolti i comuni di Briatico, San Gregorio d’Ippona e appunto
Limbadi. Nella limitrofa provincia di Reggio Calabria, Scilla e
Platì.
L’innocenza dei leghisti
E il milanese Salvini? Cosa ne sa di
queste storie? Dovrebbe, perché è stato eletto a Rosarno. Secondo
l’Espresso, per la sua campagna elettorale avrebbe scelto di
appoggiarsi gli ambienti della destra reggina, in poche parole all’ex
sindaco, destra nera e una carriera politica finita col profondo
rosso dei conti comunali in dissesto.
Si parla solo di emergenza migranti.
Mentre la mafia si rafforza
Il candidato della Lega alla Camera era
il suocero di un imprenditore a cui l’Antimafia ha sequestrato i
beni. Non significa nulla, ovviamente, nessuno ha avuto condanne.
Però qualche domanda possiamo iniziare a farcela. Perché tutta
l’attenzione è sulla cosiddetta “emergenza migranti” e non sui
mali di un Paese che continua a immaginarsi innocente?
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