ma non possiamo neanche per un minuto accettare senza denunciare, smascherare contrastare l'azione che si svolge attualmente nei tribunali di Milano e Taranto, all'insegna dei patteggiamenti, accordi segreti tra famiglia Riva, banche svizzere e paradisi fiscali, sotto la regia del governo Renzi-Gentiloni - vero comitato d'affari della borghesia - che mira a far pagare penalmente il meno possibile ai padroni assassini, recuperare soldi per i nuovi padroni indiani-italiani che si prenderanno l'Ilva e deludere le aspettative di giustizia, risarcimenti, salute e sicurezza di operai e masse popolari.
Dentro e fuori il processo, dentro e fuori la fabbrica siamo impegnati a constrastare con tutti i mezzi necessari questa azione
Slai cobas per il sindacato di classe Taranto
slaicobasta@gmail.com
347-1102638
5 marzo 2017
proletari comunisti/PCm Italia
pcro.red@gmail.com
Ilva, procura Milano chiede rinvio a giudizio dei fratelli Riva. Si ripunta al patteggiamento
in sede di udienza preliminare, non ancora fissata. Lo scorso 17 febbraio come si ricorderà, il gip Maria Vicidomini, in fase di indagini preliminari, aveva respinto le richieste di patteggiamento dei tre indagati, che avevano avuto l’ok dei pm della procura di Milano, valutando le pene concordate come troppo basse (tra i 2 e i 5 anni). Lo stesso giudice, tra l’altro, aveva bocciato anche l’intesa con cui i componenti della famiglia Riva, lo scorso dicembre, avevano dato il loro assenso a far rientrare in Italia 1,33 miliardi di euro sequestrati nel 2013 nel paradiso fiscale dell’isola britannica di Jersey, per metterli a disposizione della bonifica ambientale dello stabilimento tarantino.Lo scorso 17 febbraio, a tre giorni dal rigetto da parte del gip dei patteggiamenti, la Procura aveva chiuso le indagini a carico dei tre imputati. In particolare, Adriano Riva, fratello di Emilio, l’ex patron del colosso siderurgico scomparso tre anni fa, è accusato di bancarotta, truffa allo Stato e trasferimento fittizio di valori (davanti al gip aveva chiesto di patteggiare 2 anni e mezzo). Nicola Riva, invece, lui figlio di Emilio, risponde di bancarotta e per lui era stato respinto un patteggiamento a 2 anni. Fabio Riva, altro figlio di Emilio, è accusato anche lui di bancarotta, ma gli è stata già inflitta una condanna in un procedimento ‘parallelo’ di 6 anni e puntava a patteggiare 1 anno per il crac in continuazione con altri 4 anni di pena già definitivi.
Il gip nel rigettare i patteggiamenti aveva scritto che le richieste “non possono essere accolte per assoluta incongruità delle pene concordate (…) a fronte dell’estrema gravità dei fatti contestati“. In merito all’intesa raggiunta dai Riva sul rientro dei capitali sequestrati in Svizzera, il gip invece l’aveva ritenuta soltanto una “bozza di transazione che raggruppa in maniera generica una molteplicità di reciproche rinunce ad azioni esercitabili in sede civile, amministrativa e penale e rischia di tradursi in una sostanziale e totalizzante abdicazione (…) alla tutela di molteplici e variegati interessi“. Ora in udienza preliminare le difese, con l’accordo dei pm, potranno provare a presentare ancora istanze di patteggiamento, ovviamente ‘ritoccate’ rispetto alle precedenti.
“Il Gruppo Riva ribadisce che rimane immutata la volontà di fattiva collaborazione con le autorità giudiziarie di Milano e di Taranto e con il Governo per la soluzione delle questioni riguardanti le problematiche Ilva“. È quanto ha fatto sapere lo stesso gruppo con una nota ufficiale questa sera, in merito alla richiesta di rinvio a giudizio della Procura di Milano nei confronti di Fabio, Nicola e Adriano Riva
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