U pane ch'i tessere
Ne puteve esse
I femmene ustenate
U munucipie hanne sfasciate
U ventitre d'aprele
È succisse 'na ruine
I femmene ustenate
U munucipie hanne sfasciate
U sineche de Lucere
S'è chiuse 'nd'o stepone
Ha parlate o telefone
E venete u battaglione
E 'n ce ha fatte 'mpressione
E venete a cavallerie
Ce ha fatte cumpagnie
U pane ch'i tessere
Ne puteve esse
I femmene ustenate
U munucipie hanne sfasciate
Il canto si riferisce alla rivolta popolare del 23 aprile 1917 a Lucera - Puglia
Il
23 aprile 1917, infatti, una sommossa di popolane portò alla caduta del
governo cittadino. Le donne, a centinaia, invasero palazzo Mozzagrugno
per protestare conto l’introduzione di una tessera che restringeva a
poche centinaia di grammi la razione di pane e di farina. Contro questa
imposizione, dettata dalle ristrettezze determinate dalla Prima guerra
mondiale, le donne allestirono il moto di protesta spontanea. Un
centinaio le donne arrestate e messe sotto processo. Un evento rimasto
nella memoria orale collettiva di intere generazioni dei lucerini. Il
sindaco dell’epoca - che le cronache giornalistiche ricordano essere
stato leggermente ferito al capo - secondo voci popolari, fu costretto
addirittura a rifugiarsi in un armadietto per sfuggire all’ira delle
popolane, come recitano le strofe in dialetto lucerino del testo
riprodotto più avanti.
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