Lo
“Sciopero delle donne” deve avere nella sua piattaforma anche il
grave problema della salute e sicurezza delle lavoratrici.
L'MFPR
nella piattaforma ha scritto:
-
Meno orario e aumento delle pause
-
Riduzione dei ritmi e dei carichi di lavoro, come difesa anche della
nostra salute
-
inserire nel TU sicurezza lo stress lavoro correlato-violenza.
-
Riposo sabato e domenica o 2 gg consecutivi nelle aziende a
turnazione continua
-
Turni che non aggravino la condizione delle donne
-
Condizioni
di lavoro e ambienti di lavoro (compreso servizi igienici), DPI a
tutela della salute, anche riproduttiva, delle donne e della dignità
delle lavoratrici
-
richiesta agli Enti ispettivi di una verifica generale, sotto il
nostro controllo
Nel
lavoro nelle campagne:
-
No all’uso di prodotti tossici durante il lavoro nei campi,
strutture mediche vicine ai luoghi di lavoro
-
bagni, servizi igienici nelle campagne
Nei
call center
-
Divieto di controlli presonalizzati che comportano gravi danni-stress
psicofisici
Eliana
Como del “Sindacatoaltracosa” ha detto recentemente: “Un
tema che si affronta pochissimo, in questo settore in particolare ma
anche negli altri: la salute e la sicurezza delle donne nei posti di
lavoro. Concetti che non sono affatto “neutri”, ma vengono
perlopiù trattati come tali. C’è differenza tra i corpi degli
uomini e delle donne. Eppure, i Dpi (dispositivi di protezione
individuale: guanti, occhiali, cuffie etc) sono “neutri”, cioè
pensati tutti, uomini e donne. E quando si dice che sono neutri,
nelle fabbriche metalmeccaniche significa in realtà che sono pensati
per gli uomini. Poi le donne si dovranno adattare. Non si parla mai
nemmeno di salute riproduttiva. Aldilà di ogni altra considerazione,
quando è uscita la campagna sul Fertility Day a nessuno è venuto in
mente di parlare del rapporto tra condizioni di lavoro e
fertilità/maternità (lavoro notturno, turni di sabato e domenica,
catena di montaggio)».
Su
tutto questo l'Mfpr aveva fatto tempo fa un dossier/inchiesta “Una
realtà delle donne di cui si parla poco”. Per lo Sciopero
delle donne dell'8 marzo riportiamo stralci dell'introduzione. Chi lo
volesse richiedere anche on line, scriva a: mfpr.naz@gmail.com
“...Il
27,5% degli infortuni colpisce le donne, circa 250mila su un totale
di oltre 910mila. L’8% delle donne muore per infortunio”.
Questi
dati che possono sembrare bassi, non testimoniano affatto una
condizione di maggiore sicurezza per le donne ma solo una condizione
di minor lavoro...
...“Negli
infortuni in itinere, invece, la quota rappresentata dalle
lavoratrici, è rilevante e pari
esattamente al 46,1%. e le morti
delle donne in questi infortuni vanno oltre il 50% dei decessi
(contro il 22,3% tra gli uomini)” -
Come
mai questo dato così alto? Questi infortuni denunciano la morte di
lavoratrici, come braccianti, precarie che per arrivare sui posti di
lavoro a volte devono viaggiare, spesso assiepate nei pulmini dei
caporali o degli intermediari, mezzi spesso non a regola che vanno
veloci per portare prima sul lavoro o dal lavoro.
Ma
denunciano soprattutto la corsa che le donne devono fare per e da
lavoro, per affrettarsi, già stanche e stressate, a fare l’altro
lavoro, quello gratis in casa. Le donne, se hanno famiglia, vanno al
lavoro dopo aver fatto a volte ore di lavoro prima per “mettere a
posto la casa”, per preparare da mangiare, per i figli – vi sono
lavoratrici che per andare a fare il primo turno lavorativo si alzano
alle 4 di notte e fino alle 6 hanno già lavorato due ore e già
comincia la stanchezza; lo stesso avviene al rientro dal posto di
lavoro. E questo fa vivere le donne in una continua corsa, le
costringe anche a uno sforzo mentale, dovendo pensare a più impegni,
e la stanchezza si somma a tensione, nervosismo.
Questi
dati testimoniano che, a parte infortuni simili e rischi uguali agli
altri lavoratori, c’è, anche sul fronte della sicurezza/salute,
una condizione diversa delle donne rispetto ai lavoratori uomini...
...il
lavoro domestico porta alla “doppia fatica”, al doppio stress, ad
un peggioramento della salute (tante lavoratrici soffrono di dolori
diffusi, costanti, di ansia, insonnia, dolori allo stomaco, ecc. che
si dovranno portare per anni...
Un
attacco alla salute e alla vita meno quantificabile nelle tabelle
statistiche sulla sicurezza, ma molto più generale e costante...
...Non
rientrano nelle statistiche gli infortuni e gli attacchi alla salute
nei settori in cui le lavoratrici sono spesso a nero, come il
commercio, il terziario, il settore dei Pubblici servizi,
l’agricoltura, le piccole ditte, le cooperative, l’ampio settore
del finto volontariato.
Vengono
nascosti – anzi “non esistono” - gli infortuni, le malattie
delle lavoratrici immigrate, dalle “schiave dei rifiuti” del nord
est, alle badanti in tutt’Italia...
Per
le badanti, costrette, come sono, a stare chiuse in case per lunghe
ore con un rapporto solo con l’assistito, a badare spesso ad
anziani malati anche di notte, il lavoro è anche usurante sia
fisicamente che mentalmente. Ma le immigrate non hanno diritto
neanche ad ammalarsi e a curarsi, perchè esistono solo se
lavorano...
Tra
le immigrate, le lavoratrici del sesso, perseguitate, offese,
cacciate, come “portatrici” di malattie, sono invece quelle che
si prendono le peggiori malattie dagli uomini-clienti per la loro
concezione di uso/abuso del corpo delle prostitute.
Malattie
che possono portarle a gravi invalidità, fino alla morte. Malattie
che non possono neanche farsi curare, altrimenti rischiano di essere
arrestate e cacciate...
...Ma
soprattutto denunciamo che non viene registrato l’esaurimento/morte
lenta delle donne. “Bastano pochi anni di lavoro perchè più di
un terzo delle operaie intervistate abbia consapevolezza dei danni
che il lavoro ha prodotto sul proprio corpo; dopo 10 anni è oltre il
60% a denunciarne gli effetti – inchiesta Fiom”.
Nelle
fabbriche, come la Fiat (oggi Fca), alle vecchie condizioni di lavoro
fondate su ripetitività, parcellizzazione, su movimenti anormali del
corpo e ripetuti per ore ed ore, soprattutto delle braccia e delle
mani, su aumento dell’orario, si sommano le nuove fondate su
aumento e nuovi ritmi produttivi, velocizzazione dei tempi,
pesantezza dei turni di lavoro...
...per
le lavoratrici questi movimenti ripetuti, forzati, i ritmi intensi di
lavoro, la stanchezza di ore ed ore di lavoro sempre nelle stesse
posizioni, legati all’insieme della condizione di vita, al fatto di
poter cambiare di meno l’orario di lavoro, i turni (perchè devono
conciliarsi comunque con i “tempi familiari”), al mancato riposo
e all’altro lavoro in casa, comportano in più gravi problemi
all’apparato riproduttivo, con disfunzioni del ciclo mestruale (che
talvolta sparisce anche per mesi), problemi legati alla maternità,
mal di testa sempre più frequenti, ecc...
...Ci
sono altre lavoratrici che effettivamente invecchiano visibilmente
prima. Provate a chiedere l’età alle braccianti e l’80% delle
volte, soprattutto tra le donne non giovanissime, diranno un’età
che è inferiore a quella che sembra guardandole in faccia. Alla
fatica si aggiunge il sole o il freddo che rovina la pelle. Ma non
basta, le lavoratrici rischiano altre malattie della pelle, anche
respiratorie, anche dell’apparato riproduttivo per le sostanze
chimiche tossiche usate in agricoltura.
Quando
troveremo questo attacco alla salute delle donne, continuo, lento, ma
gravissimo, nelle tabelle ufficiali?
Nelle
fabbriche tessili, confezioni varie, in cui la stragrande maggioranza
dei lavoratori è donna... l’attacco alla salute è... ugualmente
molto presente. Esso è dato dal lavoro monotono e ripetitivo, dai
ritmi supercontrollati, con conseguente stress mentale, da danni alla
vista. Poi c’è il rumore, spesso continuo per tutta la giornata,
spesso insopportabile che oltre a portare danni all’udito, porta
danni nervosi.
Ma
ugualmente sono sottovalutati i danni fisici portati dagli ambienti
di lavoro, che possono essere anche gravi. Spesso, soprattutto nelle
piccole e medie fabbriche tessili, le lavoratrici sono costrette a
stare in ambienti di lavoro senza adeguata areazione, senza
aspiratori – per non parlare delle fabbriche in cui lavorano
immigrate che sono il più delle volte in locali nascosti e quindi
con poca aria – e nello stesso tempo respirare fibre di tessuto, di
ovatta, sostanze coloranti, colle, ecc. con danni rilevanti
all’apparato respiratorio...
...Tra
le lavoratrici precarie, la fatica si somma alla precarietà del
futuro, e la precarietà diventa di per sé un fattore di stress, di
rischio salute fisica e psichica.
Inchieste
mostrano come la condizione di precarietà, di continua incertezza
(che riguarda 12,3% di donne e il 35% tra le immigrate – dati
inchiesta Fiom), creano ansia, depressione, patologie
gastro-enterinali, pressione alta, ecc.
Le
lavoratrici precarie... (non hanno) un lavoro stabile con una ditta,
un ufficio, ma (sono) a disposizione per tutta la giornata, per tutti
i giorni di tutti i padroni, esaurendo energie fisiche e mentali in
questa iperflessibilità o nell’attesa.
Se
ti ammali o ti infortuni in un lavoro precario in cui spesso sei
pagata solo per i giorni di effettivo lavoro, in cui non hai diritti,
le lavoratrici sono costrette a ridurre i tempi della cura, ad andare
al lavoro anche con disturbi mestruali o con una gravidanza a
rischio.
Nei
call center, settori emblematici della precarietà, è stato
inventato un nuovo termine: “tecnostress”. Le donne rischiano la
salute fino ad ammalarsi non solo per il fatto di stare ore ed ore
davanti un computer, ore ed ore a sentire voci in cuffia, con forti
riduzioni della capacità uditiva, ma anche per lo stress di essere
costantemente sotto controllo dei capi...
Infine
dobbiamo denunciare un altro taciuto aspetto di rischio per le donne:
le molestie sessuali sui luoghi di lavoro, fino agli stupri. Questi
oltre ad essere una violenza odiosa verso le donne, costituiscono
anche un attacco alla salute come lavoratrici. Allo sfruttamento da
lavoro si unisce lo schifoso sfruttamento del corpo, il ricatto
sessuale che a volte dura per tanto tempo, così come il mobbing, che
per le donne è spesso unito ad una persecuzione sessuale, portando
ad esaurimento, depressione, fino a casi di suicidio. Questi dati...
non verranno mai denunciati come infortuni sul lavoro...
...Questa
condizione delle donne, se in termini di freddi dati di infortuni, di
morti sul lavoro, è inferiore a quella dei lavoratori maschi, è in
realtà peggiore. Ma soprattutto mostra le varie, complesse e dure
facce di questo attacco alla vita e alla salute, e pone in maniera
più chiara la necessità di legare anche questa battaglia per la
sicurezza sui posti di lavoro, per la vita, la salute alla battaglia
più generale contro questo sistema capitalista di morte, che
schiaccia le vite in nome del profitto, che sfrutta e opprime
doppiamente le lavoratrici.
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