mercoledì 17 ottobre 2018

pc 17 ottobre - La 'manovra del popolo' è una caz...- condoni fiscali subito e il resto propaganda e poca cosa


condono fiscale 
L’accordo raggiunto stabilisce un’aliquota al 20% per sanare il pregresso di chi ha già presentato la dichiarazione dei redditi. Potrà esser fatto emergere fino ad un massimo del 30% in più rispetto alle somme già dichiarate e comunque con un tetto di 100.000 euro per periodo d’imposta. Inoltre, potranno essere sanate le liti con il fisco pagando senza sanzioni o interessi il 20% del non dichiarato in 5 anni in caso di vittoria del contribuente in secondo grado (o il 50% in caso di vittoria in primo grado). In arrivo anche la rottamazione ter delle cartelle Equitalia, che cancella come in precedenza sanzioni e interessi, dilazionando i pagamenti in 20 rate in 5 anni. Per eliminare milioni di micro-provvedimenti arriverà lo stralcio delle minicartelle sotto i mille euro, dal 2000 al 2010. In pratica le multe stradali e altra piccole infrazioni.
Flat Tax
Quella generale cara a Salvini e Berlusconi ancora  non c’è. Viene esteso invece il forfait al 15% per i professionisti che dichiarano fino a 30.000 euro e per le altre categorie che arrivano a 50.000 euro. Potrebbe essere estesa ad autonomi, Sas, Snc e Srl con ricavi fino a 65.000 euro. Per chi guadagna dai 65.000 ai 100.000 euro è previsto un 5% in più. Start up e imprese avviate dagli under 35 avrebbero invece un ulteriore al 5%. Un “forfettone”, insomma, che serve soprattutto alle piccole imprese e ai professionisti, base portante dell’elettorato leghista e in parte anche di quello grillino.
E anche il “decreto semplificazioni” conferma che al centro dell’attenzione anche di questo governo ci sono soprattutto le imprese, non lavoratori e disoccupati. Rinominato «taglia scartoffie e leggi inutili», questo decreto-bis cancella oltre 100 “adempimenti per le imprese”. Manca un passo al “fate un po’ come ca..o vi pare”…

Pensioni
La “legge Fornero” viene ritoccata introducendo la “quota 100”, ovvero la possibilità di uscire dal lavoro a 62 anni di età e 38 di contributi (o altre combinazioni possibili, ma sempre a partire dai 62 anni). E’ una misura che viene incontro in primo luogo alle esigenze delle imprese – soprattutto quelle del Nord, base elettorale leghista, dove forte è la necessità di “svecchiare” la manodopera, sostituendo lavoratori anziani con buon salario e contratto con giovani precari e pagati una miseria – molto meno a quelle dei lavoratori.... tutte le indiscrezioni fatte circolare di proposito nei giorni scorsi indicano una forte penalizzazione per i lavoratori che sceglieranno di utilizzare questa “finestra”. In alcuni casi – IlSole24Ore – è stato calcolato che potrebbe essere imposta una riduzione del 25% dell’assegno pensionistico. 
Reddito di cittadinanza
E’ la grande incognita della manovra. L’attivazione della misura scatterà nei primi tre mesi del 2019. L’assegno da 780 euro – per quelli che lo percepiranno, ma la platea non è affatto chiara – verrà caricato sul bancomat, e ci sarà anche l’annunciato “monitoraggio sugli acquisti”. Ci dovrebbe essere anche l’obbligo di frequentare corsi di formazione, nonché quello di prestare 8 ore a settimana di “lavoro socialmente utile”. La revoca della misura scatterà al terzo rifiuto di un’offerta di lavoro. La temuta “deportazione regionale” resta, ma limitatamente alla seconda o terza offerta di lavoro. In pratica si prepara uno spopolamento delle aree “depresse” del paese, con l’obbligo di andare a lavorare altrove, a qualsiasi salario ti venga offerto e quindi nell’impossibilità di sopravvivere tra affitto, bollette, costo dei mezzi di trasporto, ecc. A un passo dallo schiavismo, insomma.
stralci da contropiano

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